“Zoom fatigue”, come le videochiamate influenzano la nostra salute mentale

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

Le videochiamate sono un mezzo largamente diffuso nella società moderna, tuttavia, un uso eccessivo può avere ripercussioni negative sul nostro cervello

Immaginiamoci seduti alla nostra scrivania, con il portatile davanti a noi e Zoom aperto: siamo in una videochiamata con un gruppo di sconosciuti o quasi (colleghi, studenti, professori, ecc…) e con la telecamera spenta.

Ad un certo punto veniamo invitati ad accenderla; cerchiamo di sistemarci in fretta e furia, controlliamo che la nostra stanza non appaia disordinata come sempre (o che almeno non si noti nell’inquadratura), e accendiamo la webcam. Subito notiamo una griglia con le immagini di mezzi busti di persone, ma c’è un particolare in un angolo dello schermo che ci colpisce: la nostra immagine.


La ingrandiamo e notiamo che l’angolatura dello schermo, dopo tutto, non rende giustizia al nostro volto, né lo fanno le luci della stanza: siamo tentati dal disattivare la webcam, ma sappiamo di non poterlo fare se non vogliamo essere sgridati o risultare maleducati. Ci rassegniamo di fronte alla situazione; tuttavia, quell’angolo di schermo continua ad attirare la nostra attenzione per tutta la chiamata, e non possiamo fare a meno di guardarlo…

stress videochiamate

Probabilmente questa è una situazione che non si allontana troppo dalla realtà quotidiana di molti di noi; negli ultimi anni, infatti, le videochiamate sono entrate in maniera sempre più preponderante nelle nostre vite. Da Zoom, Google Meet, Discord, fino a FaceTime, queste piattaforme sono sbarcate sui nostri computer e sono diventate una parte integrante sia del lavoro che della scuola, ma anche dei momenti di svago.

Questo tipo di comunicazione a distanza, divenuta necessaria nei tempi della pandemia, ha sicuramente semplificato alcune dinamiche del nostro vivere quotidiano, ma quali sono i suoi effetti nel lungo periodo?

Numerosi psicologi si sono interrogati su questo quesito, e hanno avanzato l’ipotesi che usufruire a lungo di questi mezzi possa avere delle implicazioni sulla nostra salute mentale per diversi motivi.

La webcam e la percezione di sè

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In uno studio pubblicato sull’International journal of eating disordes, alcuni psicologi hanno avanzato l’ipotesi che esista una correlazione tra il trascorrere numerose ore in videochiamata e lo sviluppare una “auto-oggettivazione“, ovvero una tendenza a considerarsi come oggetti da guardare.

In particolare, avere costantemente la propria immagine di fronte a sé (spesso filtrata dalla distorsione operata dall’obiettivo della webcam), potrebbe portare a prestare un’eccessiva attenzione per il proprio aspetto, con evidenti ripercussioni sulla salute mentale.

Ad essere colpite da queste ripercussioni negative delle video-call sarebbero soprattutto le donne, a causa di una società che esercita una maggior pressione sul corpo femminile, ma anche gli uomini non sembrano esserne immuni.

Un esperimento condotto nel 2020 ha dimostrato che le persone che passano più tempo in videochiamata con estranei sono più inclini all’auto-oggettivazione, con conseguenze negative sulla soddisfazione circa il proprio aspetto. Ciò le porta ad un maggior utilizzo dei filtri per ritoccare la propria immagine e a trascorrere più tempo a guardarsi sullo schermo, con il rischio di perdere di vista l’argomento della chiamata.

Tuttavia, questi risultati sono ribaltati se le videochiamate sono effettuate con amici stretti e parenti: in questi casi i partecipanti all’esperimento hanno mostrato una maggior soddisfazione per il proprio aspetto.

La conclusione degli psicologi è stata allora che non sarebbe la videochiamata a determinare il livello di soddisfazione, ma il considerarci come oggetti, a influire sull’appagamento circa il nostro corpo e il nostro viso. Lo studio sottolinea infatti come gli individui con livelli maggiori di auto-oggettivazione riportino livelli di soddisfazione inferiori riguardo il loro aspetto sui social media.

La “Zoom fatigue”, la fatica di interagire a distanza

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Oltre alle preoccupazioni riguardanti il nostro aspetto, ci sono altri fattori di stress connessi alle videochiamate. Uno di essi riguarda il tipo di comunicazione che esse implicano, il quale risulta molto diverso da quella dal vivo.

L’essere umano, infatti, comunica anche quando parla: si tratta della comunicazione non verbale, fatta di gesti, mimica facciale e postura, oltre che dalla prossemica e dal sistema paralinguistico (tono, frequenza, ritmo e silenzio).

Durante una conversazione vis-a-vis dal vivo, il cervello presta attenzione non solo alle parole pronunciate, ma anche agli elementi della comunicazione non verbale sopra elencati. Tramite una sintesi di questi elementi siamo dunque capaci di ricavare significati dalla situazione comunicativa che vanno oltre le parole.

Purtroppo, molti di questi elementi sono perduti nelle videochiamate, in cui assume un ruolo centrale la parola, la quale richiede un’attenzione fissa e costante. Inoltre, una schermata con le immagini di molti utenti mette sotto sforzo il cervello, il quale è obbligato a decodificare più persone contemporaneamente.

Questo tipo di attenzione (attenzione divisa), porta il soggetto ad avere a che fare con una pluralità di stimoli senza riuscire a concentrarsi su nessuno di essi in maniera precisa, a causa del nostro essere organismi a risorse limitate.

Il risultato di ciò è che in alcune persone, al termine della chiamata, si registri un senso di stanchezza eccessivo: il cervello, infatti, viene sopraffatto da un eccesso di stimoli non familiari ed è iper-focalizzato sulla ricerca di segnali non verbali che non riesce a trovare.

Rendere le videochiamate meno stressanti

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Nel mondo di oggi rinunciare alle videochiamate sembra un’impresa quasi impossibile. È dunque utile adottare alcune strategie per limitarne gli effetti collaterali.

Claude Normand, professore dell’Università del Québec, suggerisce di spegnere la videocamera in situazioni di disagio o eccessiva stimolazione, per poi riaccenderla quando ci si sentirà pronti.

Inoltre, se la videochiamata può essere fatta a telefono, Normand consiglia di camminare: «È noto che le riunioni ‘camminate’ stimolano la creatività e probabilmente riducono anche lo stress».

Fonti: International journal of eating disorders; The Conversation, State of Mind; National Geographic; HuffPost

Scritto da Mirko Aufiero


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