Un fenomeno tutto al femminile: la misoginia interiorizzata

di Alessia Agosta
5 Min.

Nella società odierna non è raro sentir parlare di parità di genere, patriarcato, femminismo, e altri termini che spaventano così tante persone. Un po’ perché non ne conoscono il significato, un po’ perché c’è veramente tanta disinformazione in merito.
Tra questi vi ricade anche la misoginia interiorizzata. Niente di troppo surreale, è solo la parola che indica tutti quei comportamenti di odio nei confronti delle donne, o verso sé stesse. Esatto, la misoginia interiorizzata è un fenomeno che compare nell’universo femminile, essendo posto in essere dalle donne. 

Il fenomeno

La misoginia introiettata si riferisce a quell’insieme di pratiche di svalutazione, odio o repulsione, che una donna mette in atto verso il mondo femminile. In parole povere, tutti gli schemi proposti e riproposti finora dalla società (come il vestirsi di rosa, la cura della persona, essere vanitose), vengono scansati in favore di comportamenti più maschili e virili.

Frasi come «preferisco gli amici maschi alle amiche femmine, perché le femmine sono tutte cattive», sono tutt’altro che banali, perché celano dietro di sé un’oppressione nell’oppressione: la misoginia interiorizzata è un riflesso del maschilismo, in cui il sesso femminile resta un gradino inferiore al sesso maschile. Le donne stesse che evitano i comportamenti “prettamente femminili” imposti dalla società alimentano questo fenomeno.

children in school

Come nasce la misoginia interiorizzata?

Il fondamento di questa pratica è la socializzazione, a cui siamo chiaramente esposti fin da bambini. Infatti, fin dalla tenera età si verifica il Dream gap, ossia una differenza abissale dei sogni per il proprio futuro tra bambini e bambine. Fin da piccole le bambine vengono ritenute meno capaci nelle materie scientifiche, al contrario dei bambini. Da questo punto in poi, iniziano a dubitare delle proprie capacità e l’autostima inizia a risentirne. 

Non è strano, quindi, che le donne diventino ipercritiche, sia nei loro confronti che in quelli di altre donne.

Ad alimentare il fenomeno della misoginia interiorizzata ci sono atteggiamenti come la demonizzazione della sessualità altrui, giudicare altre donne con frasi come «Guarda come si è vestita provocante quella la!». Oppure, la ricerca della validazione maschile. Disprezzare le altre donne le avvicina all’universo maschile, le rende “diverse” agli occhi degli uomini (ricordiamo la famosa frase «Io non sono come le altre»).

Questa avversione da parte delle donne verso l’universo femminile potrebbe nascere anche come risposta alla continua imposizione di stereotipi noiosi. È una risposta assolutamente lecita, però non porta a nulla, anzi, dona carica all’universo maschile, che risulterà quindi ancora una volta “più forte”.

La misoginia nei film

È da tempo immemore che la società replica schemi triti e ritriti. Basti pensare al fatto che, nei film, le ragazze intelligenti vengono sempre rappresentate come “più maschili”, perché fin dal principio incapaci di applicarsi, mentre le ragazze con atteggiamenti prettamente femminili, sono sempre le più stupide, le “oche”.

Un film considerato cult come Mean Girls è uno dei mille esempi di misoginia interiorizzata che si potrebbero fare al riguardo. Cady, la protagonista appena arrivata in una scuola americana, è molto intelligente, e viene presentata con abiti più maschili, i capelli legati in una coda bassa. Perché? Perché le ragazze sono da sempre considerate meno capaci e frivole, quindi si truccano, vanno a fare shopping e non sono intelligenti. Dunque, per rendere l’idea di una ragazza colta, serve che sia esattamente l’opposto dello stereotipo femminile.
Peccato che diventi anch’esso uno stereotipo.

Misoginia interiorizzata anche nelle donne.

Rompere gli schemi della misoginia interiorizzata

Purtroppo, debellare questo problema è più facile a dirsi che a farsi. I comportamenti femminili sono da sempre visti come un qualcosa di negativo, di debole, e parte tutto dall’infanzia. Ma demonizzare queste pratiche non rende le donne libere dallo stereotipo, anzi, le fa cadere in una spirale ancora più intricata come quella del maschilismo.
Sarà una frase fatta ma costituisce sicuramente un buon punto di partenza: ognuno dovrebbe comportarsi come lo fa stare meglio.

Quindi, se una ragazza eccelle nelle materie scientifiche e nel tempo libero si dedica al trucco, deve restare semplicemente una ragazza intelligente a cui piace truccarsi, non una ragazza che se la cava in matematica perché «sicuramente avrà avuto un aiutino o se la farà col prof».
Bisognerebbe rifiutare questo pensiero e far valere anche questo tipo di comportamenti, perché rifiutando gli “schemi femminili” e prediligendo un atteggiamento più “maschile”, non si fa altro che dare ragione a chi sostiene che le ragazze sono deboli e solo capaci di truccarsi. 
Accettare qualcosa è il primo passo per cambiarla o migliorarla. 


Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati