SaturDie Ep. 3 – Jonbenet: Il Misterioso Omicidio di Natale

di Naomi Campagna
17 Min.

JonBenét ha 6 anni, è una bambina allegra e solare. È stata eletta più volte Reginetta nei concorsi di bellezza, infatti è bellissima: ha dei meravigliosi occhi verdi e una cascata di boccoli biondi le incorniciano il viso di porcellana. JonBenét oggi è felice, perché è la mattina di Natale e ha finalmente ricevuto in regalo la bicicletta che voleva tanto; ma quando cala la notte, il 25 Dicembre del 1996, JonBenét scompare misteriosamente. Iniziano le ricerche, ma della piccola non c’è traccia. Solo una lettera anonima, lasciata dai rapitori, fa sperare che JonBenét sia ancora viva. Purtroppo, come si scoprirà in seguito, non è così. 

La famiglia Ramsey

JonBenét Patricia Ramsey nasce il 6 Agosto del 1990 ad Atlanta, in Georgia. La famiglia si trasferisce a Boulder, in Colorado, quando JonBenét ha 9 mesi, stabilendosi in una lussureggiante villa di 4 piani. Quella dei Ramsey è una facoltosa e influente famiglia del Colorado. Il padre, John Bennett Ramsey, da cui JonBenét prende il primo nome, è un importante uomo d’affari, nonché amministratore delegato di una società di servizi digitali. La madre, Patricia Ann Paugh, detta “Patsy”, giornalista ed ex reginetta di bellezza in Virginia, sposa John in seconde nozze, con il quale mette su famiglia. Il primo erede della coppia è Burke, di 3 anni più grande di JonBenét.
I Ramsey sono così ricchi che, oltre a possedere questa casa immensa ed un’altra villa sul lago Michigan; possono permettersi di assumere un vasto staff, fatto di camerieri, cuoche, giardinieri e così via. 
JonBenét è circondata da tantissime persone: la famiglia, gli amici, i colleghi dei genitori, il personale domestico e l’entourage che la segue nei concorsi. Tutti le vogliono bene, o almeno così sembra. 

La piccola Ramsey inizia la sua carriera prima ancora di aver imparato a leggere e a scrivere. La madre, Patsy, vorrebbe che la figlia seguisse le sue orme e fa sì che lei partecipi a diversi concorsi di bellezza per bambine, nonostante all’inizio il padre John non sia d’accordo. A JonBenét sembra piacere questa tradizione di famiglia, anche perché è un modo per passare più tempo con Patsy che appare sempre molto impegnata in ricevimenti, eventi e qualsiasi occasione mondana in cui possa sfoggiare il benessere della propria famiglia, la bellezza dei due figli e la loro vita perfetta. A soli 4 anni, JonBenét vince il primo titolo di Reginetta, il primo di molti altri. Il 22 Dicembre del ’96 vince un altro concorso, in cui viene proclamata Little Miss Christmas, ma la sua carriera viene stroncata sul nascere. 

La “vita perfetta” dei Ramsey, la famiglia americana modello di cui Patsy ama tanto vantarsi, cade miseramente in pezzi la notte di Natale del ’96.

 La mattina del 26 Dicembre, Patsy e John si accorgono con orrore che il letto di JonBenét è vuoto, la finestra è chiusa e non ci sono segni di effrazione, ma nessuno sa dove sia la bambina. I coniugi Ramsey cercano la figlia nelle varie stanze della casa, ma l’unica cosa che trovano è una lettera anonima, poggiata sul gradino delle scale che portano in cucina, in cui si confessa il sequestro della piccola e si avanza la richiesta di un lauto riscatto. Ormai è chiaro: JonBenét è stata rapita.

La lettera

La mattina di Natale è sempre motivo di gioia per tutti i bambini del mondo che, appena svegli, corrono a scartare i regali sotto l’albero. JonBenét ha ricevuto una bellissima bicicletta per questo Natale e, perdipiù, i genitori l’hanno sorpresa organizzando una piccola festa privata per lei, il fratello Burke e alcuni dei loro amici. Per l’occasione, Patsy ingaggia un uomo travestito da Babbo Natale che intrattiene i bambini e scatta delle foto con loro. JonBenét appare sorridente e spensierata nelle foto che la ritraggono abbracciata a mamma e papà, in posa con gli amici e Santa Klaus. 

Quella sera, i Ramsey cenano da una coppia di amici e rincasano abbastanza presto, visto che il giorno dopo devono partire per (metti destinazione), viaggio che però non faranno mai. Secondo la ricostruzione fornita dai coniugi Ramsey, la famiglia torna a casa verso le 22.00 di sera. I bambini, Burke e JonBenét, stanchi dai festeggiamenti, si ritirano nelle proprie stanze per dormire. John e Patsy, invece, rimangono svegli ancora per qualche ora, così da ultimare i preparativi della partenza. Patsy si sveglia presto l’indomani, alle prime luci dell’alba. Dopo essersi resa conto della sparizione della figlioletta, scopre la lettera lasciata in bella vista dai rapitori. 

Sul foglio, scritto a mano, sono riportate precise istruzioni, inerenti la sostanziosa somma di denaro che John dovrà corrispondere per riavere JonBenét. I sequestratori dispongono anche le modalità in cui la somma dovrà arrivare nelle loro mani e perfino il taglio delle banconote: la maggior parte in pezzi da 100 e il restante in biglietti da 20 dollari. E ovviamente, come ogni bravo criminale sa di dover fare, l’estorsione è accompagnata da macabre minacce di morte. I malviventi enunciano a chiare lettere che se John non dovesse seguire le istruzioni, JonBenét verrà uccisa. I coniugi Ramsey leggono inorriditi le parole dei rapitori, che scrivono:

«Signor Ramsey, Ascolti bene! Siamo un gruppo di persone che rappresenta una piccola fazione straniera. Rispettiamo il suo lavoro ma non la nazione per cui lo svolge. In questo momento sua figlia è in nostro possesso. È sana e salva e se vuole che veda il 1997, deve seguire le nostre istruzioni alla lettera. Prelevi 118.000$ dal suo conto. 100.000 devono essere in biglietti da 100 e gli altri 18.000 in biglietti da 20. Si assicuri di portare alla banca una valigetta di dimensioni adeguate. Quando torna a casa metta i soldi in una busta di carta marrone. La chiamerò domattina tra le 8 e le 10 per darle le istruzioni per la consegna. La consegna sarà faticosa per cui le consiglio di essere riposato. Se vediamo che preleva i soldi prima, la chiamerò presto per accordarci su una consegna anticipata e quindi una riconsegna anticipata di sua figlia. Ogni deviazione dalle mie istruzioni causerà l’immediata esecuzione di sua figlia. Non avrà nemmeno i suoi resti per una degna sepoltura. I due signori che la tengono in custodia non hanno una particolare simpatia per lei, per cui la avverto di non provocarli. Parlare a chiunque della sua situazione, come alla polizia, all’FBI ecc., avrà come risultato la decapitazione di sua figlia. Se la vediamo parlare anche con un cane, lei muore. Se lei avverte la banca, lei muore. Se i soldi sono in qualsiasi modo segnati o manomessi, lei muore. Può provare a imbrogliarci ma sappia che noi conosciamo molto bene le tattiche e le contromisure delle forze dell’ordine. Ha il 99% di possibilità di far uccidere sua figlia se tenta di fregarci. Segua le nostre istruzioni e avrà il 100% di possibilità di riaverla. Lei e la sua famiglia siete sotto controllo costante, così come le autorità. Non tentare di fare il furbo, John. Non sei l’unico riccastro dei dintorni, per cui non pensare che per noi uccidere sia difficile. Non ci sottovalutare, John. Usa quel tuo buon senso del Sud. Adesso dipende da te John!” 

La lettera si conclude con “Vittoria!” come se questi criminali provassero così tanto piacere nell’essere riusciti a portare a termine il piano malefico, ai danni di una povera bambina, da esultare. Infine, si firmano con “S.B.T.C.”. 
La somma di denaro richiesta, 118.000 dollari, combacia precisamente con il bonus di Natale che John ha ricevuto a lavoro. Ciò fa pensare che “il gruppo di fazione straniera” lo abbia osservato da vicino. ‘Che sia un amico? Un collaboratore? Un dipendente? John e Patsy non sanno cosa pensare: non riescono a riconoscere la calligrafia o ad associare le iniziali a nessuno loro amico.  
Nella disperazione generale, i Ramsey commettono l’errore più grande che avessero potuto commettere in questa circostanza. Ignorando completamente le minacce dei rapitori, chiamano la polizia.

Hanno rapito mia figlia

Sono le 5.52 del mattino, quando Patsy decide di chiamare il 911 per denunciare la scomparsa di JonBenét. 

“Pronto 911? C’è stato un rapimento. Mia figlia è sparita. Ha solo 6 anni. Aiutatemi”.
La donna urla al telefono, dicendo di aver trovato una lettera da parte dei suoi rapitori. Alla fine implora la polizia di intervenire e riaggancia. Patsy non si limita a disobbedire al comando di non chiamare la polizia, ma informa anche amici e parenti di ciò che è accaduto
In brevissimo tempo i poliziotti arrivano per verificare i fatti. Svegliano il piccolo Burke e lo portano fuori dall’abitazione. Dopo un’ indagine frettolosa, in cui vengono ispezionate superficialmente alcune ale della casa, gli inquirenti si concentrano sul suo esterno, cercando segni di effrazione, ma non trovano nulla. Nel frattempo, la villa si riempie di amici e parenti che vi si recano per dare un po’ di conforto alla coppia e che, così facendo, inquinano le possibili prove contenute in casa. 
Secondo le istruzioni della lettera, presto sarebbe arrivata una chiamata dai criminali, in cui avrebbero specificato il luogo del ritiro del contante e dato notizie di JonBenét. Tutti i presenti si riuniscono in salotto in attesa che il telefono squilli. Nel mentre, John, assistito dagli agenti, preleva il capitale richiesto
L’attesa però è vana, i rapitori non chiamano né per il riscatto e né per parlare di JonBenét. 
La detective che si occupa del caso, Linda Arndt, è riunita insieme alla famiglia e agli amici nel salotto dei Ramsey. La mancata telefonata da parte dei malviventi, la insospettisce a tal punto da chiedere a John Ramsey e ad un suo amico di perlustrare la casa e riferire qualsiasi “stranezza” al suo interno.
John e l’amico Fleet White, concentrano da subito le loro ricerche sul seminterrato, locale che non era stato per nulla ispezionato dalla polizia. Lì ritrovano finalmente la piccola JonBenét, avvolta in una coperta e distesa sul pavimento. Senza alcun indugio, il padre John la solleva da terra e la trasporta fino al salotto, dove la adagia con cura sul tappeto. Tutto ciò avviene sotto gli occhi commossi degli ospiti che, rivedendola, tirano un sospiro un sollievo. Purtroppo, la contentezza generale viene rimpiazzata repentinamente da una profonda tristezza, quando tutti si rendono conto che la dolce JonBenét è morta

 L’assassino è nei dettagli

Sul collo della bambina sono visibili i segni di uno strangolamento, confermato poi dall’autopsia che rivela inoltre una frattura cranica di oltre 20 cm causata da “un corpo contundente smussato”. Quando il padre, John, ritrova il cadavere della figlia nel seminterrato, la libera dalle fascette di nylon con cui le erano state legati collo e polsi, e le strappa dalla bocca il nastro adesivo che vi era stato applicato. Il signor Ramsey, così facendo, inquina irrimediabilmente le prove della scena del reato e anche le possibili tracce sul corpo di JonBenét. Infatti, nell’atto di sdraiarla sul tappeto del salotto, calpestato da amici, parenti e polizia; i frammenti di Dna presenti sul corpo della bambina si mescolano a quelli di chiunque altro, pertanto diventa quasi impossibile risalire al vero colpevole.

Dopo il ritrovamento della piccola, gli agenti si fiondano nello scantinato dove scoprono i resti del macabro delitto: il manico di un pennello, appartenente a Patsy, legato alle estremità ad una corda di tweed, utilizzato per strangolare la bambina. Questo strumento, noto come “garrota”, veniva utilizzato nelle condanne a morte di fine 800 ed in questo Caso è stato ricreato in maniera molto rudimentale dall’assassino per uccidere la povera JonBenét.

L’autopsia riferisce segni di abusi, perpetrati in altre circostanze, assicurando che nessuno avesse infierito sul corpo della bambina né prima e né dopo l’omicidio. Inoltre, dei resti di ananas vengono ritrovati nel suo stomaco, sicuramente consumata durante la notte. Queste informazioni rendono il caso abbastanza complesso di per sé; ma è la compromissione di ogni prova, quasi come se venisse fatto di proposito per cancellare le tracce, unita all’inettitudine degli investigatori, a rendere questo caso uno dei più famosi casi irrisolti della cronaca nera negli Usa. Perciò, come si fa a dire chi è l’assassino? Soffermandosi sui dettagli.

L’ipotesi Ramsey

Il fatto che le porte e le finestre della casa non presentino segni di effrazione fa subito pensare che chiunque sia stato, debba essere un membro della famiglia. 

C’è chi sostiene che Patsy l’abbia uccisa in preda alla rabbia, poiché la bambina aveva bagnato il letto quella notte, cosa che accadeva spesso e che faceva infuriare la madre. Altri, che John abusasse della figlia e che alla fine l’avesse uccisa per nascondere le sue colpe. Una incongruenza che salta all’occhio nella prima dichiarazione dei Ramsey, ma la cui verità viene scoperta a distanza di anni, è quella in cui asseriscono che Burke abbia dormito tutto il tempo dal ritorno a casa (intorno alle 22.00) e si sia svegliato solo all’arrivo degli agenti. Quando in realtà, come si viene a sapere in seguito, il bambino era già sveglio durante la chiamata di Patsy al 911.

Inoltre, su una ciotola di ananas, alimento che come sappiamo è stato ritrovato nello stomaco di JonBenét, la polizia trova le impronte di Burke. Quest’ultima potrebbe risultare una prova circostanziale, in virtù del fatto che il bambino abbia potuto cibarsene ma ciò non vuol dire che sia l’assassino. Eppure, dal momento che Burke aveva dormito tutta la notte, a detta dei suoi genitori, come avrebbe fatto a mangiare quell’ananas? Una tesi potrebbe essere quella seconda la quale i due bambini si fossero svegliati nel cuore della notte e avessero mangiato insieme all’insaputa di Patsy e John, per poi ritirarsi nelle proprie stanze, e solo in seguito sarebbe avvenuto l’omicidio. Alla fine, questa “prova” significa poco per le autorità, perché non potrebbero datare l’ora in cui Burke abbia attinto dalla ciotola, ma per l’opinione pubblica è un pezzo di un puzzle più grande. Infatti, in molti vedono in Burke il Killer della sorella, considerando soprattutto l’atteggiamento schivo e impassibile del bambino difronte alla tragedia. Vi è stato ricamato attorno finanche un possibile movente, secondo il quale Burke abbia ucciso la sorella per gelosia, forse perché scontento dei regali di natale ricevuti e invidioso di quelli di JonBenét e che i genitori l’abbiano aiutato ad occultare il misfatto. Tutt’oggi, dopo una recente intervista in un noto programma americano, Burke, che ora ha 35 anni, ha sollevato molte polemiche dato il suo modo di fare: sorridente e ilare, nonostante si parli di una disgrazia che lo tocca da vicino. Tuttavia è difficile credere che un bambino di 9 anni avesse potuto uccidere a sangue freddo, ma soprattutto, che sapesse cosa fosse una garrota e come fabbricarla.

Le accuse colpiscono la madre Patsy pressocché in egual misura. La donna viene ritratta come una persona collerica, assente e meschina. Le voci sulla sua colpevolezza vengono alimentate dai risultati dell’indagine calligrafica condotta sulla lettera dei presunti rapitori, difatti sembra che la calligrafia di Patsy combaci in moltissimi punti con quella della lettera. Perdipiù, la perizia svela che una parte del testo sia stato scritto con la mano sinistra e l’ultima parte (quella in cui risulta maggiore la somiglianza con la calligrafia di Patsy) con la mano destra. L’autore o l’autrice del manoscritto non può essere una persona straniera, vista l’ottima capacità lessicale e i continui riferimenti alla cultura americana (alcune frasi della lettera sono estratti di film famosi) fanno pensare che gli indizi sull’identità del mittente siano puri depistaggi. 

In ogni caso, l’incompetente polizia di Boulder sciupa ogni possibile occasione di dimostrare la correlazione tra l’omicidio di JonBenét e la sua famiglia. Interroga i Ramsey, compreso il figlio, a distanza di tempo dal decesso della bambina, lasciando che questi si creino un alibi concordato nel frattempo e non indaga oltre sulla pista calligrafica. Solo dopo un anno la polizia scopre che nello scantinato ci fosse una finestra rotta, ma ormai è tardi per poterne ricavare delle impronte o prove simili. 

Le ipotesi sugli indiziati e sui loro complici sono state tantissime. Si parlava di pedofili che abitavano nei pressi di casa Ramsey, di amici di famiglia, di un insegnate di JonBenét e, perfino, del Babbo Natale ingaggiato per la festa. Neanche una di queste ipotesi ha portato alla rivelazione dell’assassino.

JonBenét è stata uccisa in quella notte di Natale del 1996, ma ancora oggi ci si chiede: chi è il Killer? Nessuno sa rispondere.

Scritto da Naomi Campagna




Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati