A Natale siamo tutti più buoni: la storia di un clochard scomparso che ritorna dalla sua famiglia

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

A Monza, un clochard è entrato in un negozio in cerca di abiti caldi, ma poiché non poteva permetterseli, la commessa ha deciso di regalarglieli di tasca propria. In seguito, con l’aiuto della polizia, si è scoperto che l’uomo risultava scomparso da mesi. 

«L’ho visto che si provava gli abiti, palesemente trasandato, ma comunque compiaciuto della sua immagine allo specchio, come avrebbe fatto un ragazzino, e in quel momento, dentro di me si è smosso qualcosa».

Sembra la classica storia di bontà natalizia quella che vede protagonista un clochard e una commessa a Monza. L’uomo, un clochard che viveva per strada nel centro della città, è entrato in un negozio alla ricerca di abiti per proteggersi dal freddo.

Lì, ha iniziato a misurarsi diversi abiti, indossandoli uno sopra l’altro, per poi rifiutarsi di uscire dal camerino poiché non poteva pagarli. La commessa del negozio, allarmata, ha subito chiamato la polizia che ,una volta arrivata sul posto, ha riconosciuto l’uomo. 

«Si è seduto in un angolo del negozio, borbottando parole incomprensibili. Non era aggressivo. Non lo avevo mai visto prima, però non sapevo che reazione avrebbe potuto avere». 

Si tratta di un 38enne di origini francesi, con problemi psichiatrici, la cui scomparsa era stata denunciata dalla famiglia mesi prima. Egli, infatti, era in cura per una forte depressione da tempo, e assumeva regolarmente psicofarmaci, come confermato dai genitori. 

La commessa allora, intenerita dalla storia dell’uomo, ha deciso di regalargli una giacca e dei pantaloni, pagandoli di tasca propria. 

«Gli agenti sono stati bravissimi a convincerlo a uscire dal camerino e a restituire la merce, però, un momento prima, quando l’ho visto che si guardava allo specchio con i vestiti nuovi, che si piaceva e si toccava le guance, in modo così ingenuo, quasi infantile, mi è venuto spontaneo chiedere quale fosse il capo che preferiva, perché uno glielo avrei potuto regalare».   

In seguito, gli agenti hanno contattato i suoi genitori, i quali vivono a 7 ore di macchina dalla città, che si sono attivati per venire a prendere il figlio. 

Scritto da Mirko Aufiero


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