SaturDie Ep.40 – John Wayne Gacy, il killer clown

di Gaia Vetrano
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 26 Min.

Se non avete mai avuto paura dei clown nella vostra vita, forse la storia di John Wayne Gacy vi farà cambiare idea.

Probabilmente tutti, almeno una volta nella nostra vita abbiamo visto o sentito parlare del romanzo horror “It”, scritto da Stephen King. Per i più profani si tratta di un lungo e sinistro dramma che si espande tra orrori inquietanti facendo leva sulle paure dell’uomo, come la profonda incisività dei traumi infantili, il prezzo della violenza, la grettezza e la bassezza umana nascosta dietro le apparenze di una ridente e piccola cittadina.

Quando tutti pensano a It si ricordano del clown Pennywise, una misteriosa entità multiforme si risveglia da un letargo di 27 anni trascorso nelle viscere della città di Derry, nel Maine.

Nonostante Pennywise sia solo frutto dell’immaginazione di Stephen King, in realtà molti ritengono che questo si sia ispirato a una storia reale.

A quella di un padre amorevole, un marito amorevole ma anche maestro della manipolazione. Un diabolico serial killer che si nasconde dietro la maschera perfetta, con un appetito sessuale pari solo alla sua voglia di uccidere.

Ed è forse questo il motivo per cui siamo tutti a volte spaventati dai clown? Nel modo di fare, nell’abbigliamento e nel trucco si distinguono sempre. Esseri irriconoscibili senza la loro maschera, che rappresentano felicità e dramma, dolore e terrore.

Un pagliaccio ha dipinta sulla bocca con le punte all’insù, che può però celare tutto il contrario dell’ilarità. Il riso di un clown può nascondere perfino lacrime. Triste destino quello del pagliaccio, erede del giullare di corte, a cui è affidato il compito di raccontare verità malcelate per il divertimento di tutti.

Esprimere il ridicolo della realtà come se vivessimo in un mondo di bellezza, separati e al sicuro dal male.

Così come il volto di Pogo il Clown, noto come John Wayne Gacy. A lui la realtà piace, nelle sue più profonde contraddizioni, e nella sofferenza del vivere comune, tramite l’esercizio delle più oscure pratiche.

Arriva un momento della propria vita nel quale bisogna fare i conti con il proprio passato. C’è un limite oltre il quale, nonostante tutto il male che si è patito, non si dovrebbe andare. I traumi del passato non contano, non importa. Un punto al di sotto del quale vi è solo il baratro. Un bivio davanti al quale ogni essere umano deve decidere se rimanere tale o diventare un mostro.

Gacy

La maggior parte delle persone scelgono la prima strada. Ma lì, appena oltre il limite della decenza umana, vi è una linea. Non importa quale enorme follia si abbia nella propria mente, lì deve restare. Gesta così ripugnanti vi sono dall’altra parte. A tal punto che se si sceglie di attraversarle, poi non vi è più possibilità di tornare indietro.

Non importa quale veleno affligga la vostra anima.

Oggi effettuiamo una discesa, la stessa compiuta da un’anima verso il baratro. Uno dei serial killer più proliferi della storia.

Il 26 luglio 1976 David Cram si trova, nel cuore della notte, sul ciglio di una strada particolarmente malfamata di Chicago. Ha diciotto anni, e lavora come commesso nella città più grande dell’Illinois.

Non sappiamo bene cosa stia facendo a quell’ora della notte, ma a un certo punto sbuca da un angolo una Station Wagon, dalla carrozzeria sporca e vecchia. Alla guida un uomo obeso con baffi scuri, che accosta la macchina sul ciglio della strada, e si affaccia verso David.

David accetta il passaggio che gli viene offerto, ringraziando. I due iniziano a chiacchierare: Cram nota, infatti, la targa di un’impresa edile affissa sul vetro posteriore, così cominciano a parlare di offerte di lavoro a Chicago.

Il misterioso autista confessa di aver fondato lui la PDM Contractors, “Painting, Decorating and Maintenance“, ed offre a Cram un posto di lavoro. 4 dollari l’ora per una manodopera non qualificata è tantissimo, quindi accetta, e si fa dare il bigliettino da visita. Tornato a casa, David passa da un bar, e telefona immediatamente per accettare la proposta di lavoro. Poi torna a scolarsi una birra.

Venti minuti dopo viene raggiunto da un altro ragazzo, uno dei dipendenti della famosa ditta, e insieme si recano presso i sobborghi della città, al numero 8312 di West Summerdale Avenue, a Norwood Park. Lì Cram riconosce il suo fortunato datore di lavoro. È John Wayne Gacy.

Quella sera gli spiega che quella sera dovranno fare un lavoro improvviso: dipingere un chiosco di hot dog. Poi comincia a raccontargli dei suoi studi in Psicologia, dei profitti della sua azienda, poi li invita dopo il lavoro a prendere da bere a casa sua.

David continua a lavorare con lui, che ogni tanto gli commissiona anche straordinari, come quello di ripulire il suo garage. Nel farlo, David trova scatoloni pieni di portafogli e patenti di guida, appartenenti ad altri ragazzi. John è infatti impegnato nel sociale, e ogni tanto collabora con i sindacati. Quelli sono tutti documenti appartenenti a questi ultimi.

Cram non ha ancora l’età per comprare l’alcool, così chiede in prestito una di quelle patenti. Così è libero di sbronzarsi. Andando avanti, John offre addirittura a David la possibilità di vivere a casa sua, affittandogli una camera per venticinque dollari a settimana.

Quello si trasferisce senza indugio, giusto in tempo per il suo diciannovesimo compleanno. Quella sera torna a casa ubriaco di brutto, e anche fatto. Quando rientra, la luce del lampione che attraversa la finestra cattura nel salone una sagoma.

È quella di un enorme e grasso clown in piedi al centro della stanza.

Ha il volto contorto in un ghigno sinistro: è Pogo il Clown. È alto 1.80 e il suo vestito è per metà rosso e per metà a righe bianche e rosse. Dei pon pon sostituiscono i bottoni. Il colletto è una gorgiera bianca e rossa. Il suo volto è spalmato da fondotinta bianco. I suoi occhi sono dei grandi triangoli ad angolo acuto, delimitati da una linea nera. Infine, il suo sorriso è di un rosso vivo, dagli angoli fortemente ribaltati.

Cram sa che John Wayne Gacy ogni tanto lavora come clown alle feste per bambini. David è ubriaco, non gli importa niente se il proprietario di casa ha deciso di fargli una sorpresa tanto strana. Così i due decidono di proseguire sul retro di casa, dove Gacy esce dal suo bar un bicchierino, così da fare qualche shot al festeggiato.

I due uomini fumano, bevono. Poi Gacy si alza in piedi per mostrare a Gram alcuni trucchi. A quel punto esce fuori delle manette: vuole insegnargli come liberarsene. David non si oppone, è troppo ubriaco. Una volta ammanettato comincia a ridere e gli svela il trucco. L’unico modo per toglierle è avere le chiavi.

Gram non ride, ansi, gli chiede di essere liberato. Ma John lo strattona dalla catena, costringendolo a ciondolare dietro di lui. Pogo è troppo pesante per opporre resistenza. I due cominciato a girare in tondo a tutta velocità, fino a quando il clown non si ferma, scaraventando David verso l’isola del salotto.

Pogo gli si lancia addosso, ma Cram si sposta di lato, scagliandogli un calcio in pieno volto. Barcollando David si rimette in piedi, mentre il clown lo fissa. Quello non sorride più, finché David non corre verso la sua camera, chiudendosi dentro. È troppo ubriaco per correre dalla polizia. Rapidamente prende i sensi, scivolando in un sonno senza sogni.

Qualche metro sotto rispetto al pavimento, nello strato tra il terreno e l’intercapedine, i cadaveri di altri giovani marciscono. David sta per unirsi a loro.

Perché superata quella linea, la storia non riguarda più te. Ma prende il nome delle tue vittime.

Storia di un killer

John Wayne Gacy è il secondogenito di John Stanley Gacy, polacco veterano della Seconda Guerra Mondiale e ora tuttofare, e Marion Elaine Robinson, casalinga scozzese. Era un bambino sovrappeso alla costante ricerca di approvazione da parte dei suoi coetanei, dai quali veniva bullizzato e da suo padre che sotto l’effetto dell’alcol lo picchiava e lo definiva “grasso ed effeminato”.

In famiglia erano comuni le violenze: il padre picchiava spesso la madre, anche di fronte i figli. Con una cinghia di cuoio abusa sessualmente dei bambini. Finché John non viene violentato, all’età di quattro anni, da una quattordicenne affetta dalla sindrome di down. Il bambino non è capace di comprendere certi traumi, ma al contrario li interiorizza.

Quando John ha sette anni viene scoperto a molestare il figlio di una vicina di casa, ma negli stessi mesi è egli stesso vittima di violenza da parte di un collega del padre.

Il bambino diventa nervoso, paranoico. Teme i rumori assordanti e le sirene, nonché tutte le leggende metropolitane. Per questo motivo viene costantemente bullizzato dai suoi compagni, ma lui sembra quasi vivere in una dimensione parallela. Gli interessano gli animali e il giardinaggio.

È in sovrappeso e non dimostra interesse per lo sport, ma solo peri boschi. Per scappare dal padre, il bambino si nasconde sotto il portico.

La madre ogni tanto, soprattutto in età adolescenziale, lo costringe a indossare la sua biancheria. Lo obbliga a restare nella sua camera, aspettando che il padre ritorni per riempirlo di botte. Si tratta di uno degli abusi psicologici più forti. Una routine di femminilizzazione violenta.

A 11 anni, John sbatte la testa cadendo dall’altalena sulla quale stava giocando. A causa dell’incidente ebbe un forte ematoma cranico che non venne diagnosticato fino a quando il ragazzo non compì 16 anni di età. Nel tempo Gacy soffrì spesso di forti mal di testa e di perdita temporanea della memoria. Talvolta, al minimo sforzo, perdeva coscienza e sveniva, restando incosciente per lunghi intervalli di tempo.

Le sue condizioni mediche rendono impossibile qualsiasi tipo di attività fisica che richiede un po’ di fatica, sport compreso. Per il padre, un figlio timido, effemminato e incapace di compiere sforzi fisici è una vergogna.

Tra i quattordici e i diciotto anni John passa un totale di dodici mesi a causa dei suoi misteriosi svenimenti, la cui causa verrà diagnosticata troppo tardi. Così come la sua salute, anche il suo benessere psicologico continuerà a essere ignorato. John reprime quasi totalmente la sua bisessualità.

Alle percosse del padre e dai suoi abusi John non cerca mai di difendersi. Al contrario, li giustifica e non li denuncia mai, non ritenendosi mai sufficientemente bravo per come lo voleva il padre.

Dopo i diciotto anni, Gacy scende in politica. Comincia a lavorare per il candidato del Partito Democratico per la carica di assessore e fonda un proprio programma giovanile, con cui pianifica balli ed eventi di beneficenza. Molto del suo tempo libero lo passa in parrocchia, a giocare a carte con i sacerdoti.

Questo perché John si rende conto di amare aiutare il prossimo, a tal punto da pensare di diventare lui stesso prete. In quegli anni reprime totalmente i suoi bisogni sessuali. Il padre fa però di tutto per mettergli i bastoni tra le ruote. Al minimo pretesto gli sottrae le chiavi dell’auto che gli aveva regalato, rendendogli difficile spostarsi per raggiungere persino la scuola.

Nel 62’, quando Gacy ha vent’anni, è talmente frustrato da questa situazione che si fa fare una copia delle chiavi dell’auto, per continuare a usarla nonostante il padre. Quest’ultimo, infuriato, rimuove la calotta dello spinterogeno del motore dell’auto, che smette di accendersi. John sa che non può comprare il ricambio e per lo stresso arriva addirittura ad ammalarsi.

Il giorno in cui la calotta viene rimontata, Gacy scappa a Las Vegas.

Ascesa di un genio in politica

A vent’anni Gacy cambia vita. A Las Vegas, senza nessun titolo di studio, lavora come l’autista di ambulanze per l’obitorio della Palm Mortuary, poi diventa assistente del medico legale. Compila scartoffie, carica e scarica i corpi e dorme nella sala imbalsamazione su una brandina, per risparmiare sul vitto. Lì conduce esperimenti sui cadaveri, in particolare sui corpi di giovani uomini.

Tre mesi dopo ritorna a casa e viene ammesso alla Northern Western Business College, poi ottiene un lavoro come apprendista dirigente. Si butta nel lavoro e si trasferisce a Springfield, in Illinois, dagli zii. Finalmente è libero dalla sua famiglia opprimente e comincia a costruirsi una nuova vita. Crea delle nuove amicizie e dalle donne è considerato un buon partito.

Così entra nella Junior Chamber of Commerce degli Stati Uniti, di cui diventa vicepresidente della sezione regionale. Ma a John non interessa tutto ciò, ma solo dimostrare che non è un totale fallimento.

Da lì a qualche mese si sposa con Marlynn Myers, che lo considera un tipo laborioso, affascinante e che sta facendo strada. John smette però di reprimere il suo interesse nei confronti anche del sesso maschile: in quegli anni ha infatti il primo rapporto con un ragazzo, Richard Stuart, collega di Gacy.

Un vero uomo sul lato professionale, ma che non riesce a dare prova al padre di non essere la tanto odiata checca di casa. Improvvisamente il sesso per Gacy non diventa solo una ricerca del piacere, ma di potere.

Sua moglie, Marlynn, viene da una famiglia benestante. Suo padre Fred è il proprietario di tre ristoranti a Waterloo, in Iowa, di KFC. John viene subito assunto come gestore di uno dei tre. Tra il 1967 e il 1968 la donna dà alla luce Michael e Christine.

Nonostante all’apparenza sia una famiglia di tutto rispetto, John non è più lo stesso ragazzo amante del volontariato. In quei mesi mette su un circolo di scambisti costituito da molti membri del Partito Democratico di Waterloo, a cui partecipa attivamente persino sua moglie Marlynn. Ambiente all’interno del quale fa circolare materiale pornografico e droghe pesanti.

Tutto sembrerebbe andare per il verso giusto, finché nel ’67 non conosce il quindicenne Donald Voorhees Jr., figlio di un suo rivale politico. Gacy lo invita a casa sua a guardare porno sul proiettore – ancora erano poco diffusi in America – nel suo seminterrato. Alla fine John lo costringerà a praticargli una fellatio, a volte sarà addirittura pagato per farlo.

Donald non è l’unico. Per tutta la restante parte dell’anno John a compiere atti sessuali con diversi ragazzi minorenni. Qualcuno a volta è pagato. Altri vengono convinti da Gacy ad avere rapporti prima con Marlynn e poi con lui.

Nel 1968 Voorhes racconta tutto al padre, che denuncia John Wayne di sodomia e violenze sessuali. Gacy dichiara di aver negoziato con il ragazzo, che si farebbe prostituito per denaro. John non nega quindi di aver avuto un rapporto, ma il partito mira a difenderlo così che non possano esserci ripercussioni a catena su altri.

Il 10 maggio 1968 venne comunque incarcerato con l’accusa di sodomia e il 30 agosto, mentre era stato rilasciato in attesa dell’udienza processuale, convinse il diciottenne Russell Schroeder, ad assalire violentemente Donald Voorhees Jr. per scoraggiare la testimonianza del ragazzo nell’imminente processo. Il ragazzo riempie il quindicenne di botte, che non si fece scrupoli a denunciare la cosa.

Schroeder viene identificato come esecutore del pestaggio e lui stesso confesserà in seguito di essere stato mandato da Gacy. Il 3 settembre, John viene sottoposto a una visita psichiatrica all’Università statale dell’Iowa: stando ai risultati, l’imputato possiede una “personalità asociale” ma è comunque sano di mente.

Dal punto di vista neurologico non c’è nulla di sbagliato in lui. Solo una totale mancanza di empatia. Un gelido genio, con un quoziente intellettivo di 118, senza un minimo di coscienza. Viene condannato a dieci anni di reclusione presso il Riformatorio dell’Iowa. Lo stesso giorno Marlynn richiede il divorzio e la custodia dei figli: non li rivedrà mai più.

A centinaia di chilometri di distanza, la notte di Natale del 1968, John Senior muore di cirrosi epatica.

La nascita di Pogo

Per merito della sua condotta, John viene scarcerato dopo un anno e sei mesi. Si trasferirà subito a Chicago dalla madre, per cominciare una nuova vita. La maggior parte delle persone lì non sa cos’ha combinato in Iowa. Ma non smetterà di aggredire sessualmente gli adolescenti, anzi.

Verrà accusato nuovamente di molestie, ma queste verranno ritirate perché il testimone non si presentò in aula. La commissione sulla libertà vigilata dello stato dell’Iowa non venne informata di questo episodio; quindi, Gacy fu rimesso completamente in libertà.

Con l’aiuto della madre, Gacy lasciò il lavoro come cuoco e apre la propria impresa edile, la PDM Contractors (PDM era l’acronimo delle parole “Painting, Decorating and Maintenance”) e compra la sua prima casa, al numero 8213 di West Summerdale Avenue a Norwood Park. Lì ospita ragazzi che si prostituiscono per soldi: Gacy li assume nella sua azienda in cambio di prestazioni sessuali.

Il primo è Micheal Reed, che si trasferisce per primo nella sua abitazione. Nel frattempo, John riallaccia i rapporti con Carol Hoff, vecchia fiamma del liceo, a cui confesserà la sua bisessualità.

Nel frattempo Gacy ritorna a lavorare nel sociale, lavorando per feste vestito da clown. Addirittura entra a far parte del “Jolly Joker Clown Club”, i cui membri volontari si esibiscono a manifestazioni di beneficenza o negli ospedali. Gacy crea quindi il suo personaggio di “Pogo the Clown”, attraverso cui John riesce ad avvicinarsi nuovamente all’infanzia perduta.

La Vigilia del Capodanno del ’71, Gacy ha il turno da Bruno’s, ristorante dove lavora. Passato il Capodanno con Carol, la sera del 1° gennaio si reca con la madre a casa di parenti, a festeggiare. Intorno a mezzanotte e mezza decide di voler tornare a casa, ma è troppo ubriaco, così la mamma decide di restare lì a dormire. John, invece, non si fa problemi, e si mette al volante.

Stando alla versione di Gacy stesso sull’accaduto, questo incontrò il quindicenne Timothy Jack McCoy alla fermata dell’autobus di Greyhound a Chicago. Il giovane stava viaggiando dal Michigan con destinazione Omaha. Era affamato e stanco, così John gli offrì di dormire quella sera da lui. Il giorno dopo lo avrebbe riaccompagnato in tempo per prendere il primo autobus il giorno dopo.

I due chiacchierarono tutta la notte, soprattutto di sesso, ma John non confermò mai se il rapporto sessuale che vi fu tra i due quella notte fu consensuale o meno. Il giorno dopo Gacy avrebbe trovato ai piedi del letto McCoy con un coltello in mano.

L’uomo, colto bruscamente, si sarebbe mosso scompostamente in aria dando un colpo a Timothy che lo sarebbe inavvertitamente ferito all’avambraccio. John preso dall’impeto gli sbatté la testa contro il muro della stanza, lo spinse contro l’armadio e gli si mise davanti. McCoy rispose con un calcio nello stomaco e Gacy lo afferrò buttandolo sul pavimento, prima di accoltellarlo ripetutamente al petto.

In realtà McCoy stava solamente cucinando la colazione per entrambi, come testimoniarono le confezioni di uova e di bacon aperte sul tavolo. John decise di seppellire il corpo di McCoy in cantina, coprendolo poi con una colata di cemento.

John Wayne sposa Carol il 1° luglio, dopo essere stato nuovamente accusato di molestie sessuali.

Gacy uccide una seconda persona nel 1974: la vittima fu un adolescente non identificato dai capelli castani, di età tra i 15 e i 17 anni, che John strangolò prima di seppellirlo in giardino.

Nel frattempo gli affari vanno a gonfie vele. La maggior parte dei suoi operai lavoravano per dodici ore ed erano studenti delle superiori squattrinati. Uno di questi era Tony Antonucci.

A luglio, Gacy si recò a casa del giovane, in malattia per un infortunio al piede. Lo fece ubriacare per poi legargli le mani dietro la schiena con un paio di manette. Quella sul polso destro era però allentata: il ragazzo riuscì a liberarsi e a mettere John al tappeto, ammanettandolo a sua volta.

Dopo urla e imprecazioni, ma anche lacrime e suppliche, Gacy chiese ad Antonucci di liberarlo, in cambio lo avrebbe lasciato in pace. Il giovane gli credette e John mantenne la promessa. Nelle settimane successivi altri operai continuarono a scomparire.

Dopo il divorzio con Carol, John cominciò a uccidere più di frequente avendo adesso la casa tutta per sé. Tra l’aprile e l’agosto 1976 fece almeno otto vittime.

Il 24 ottobre 1976, Gacy uccise due teenager di nome Kenneth Parker e Michael Marino: i due amici furono visti l’ultima volta fuori a un ristorante in Clark Street. Entrambi furono violentati, strangolati e sepolti nella stessa fossa. Due giorni dopo è il turno William Bundy. Anche lui sarà sepolto nelle fondamenta della casa.

Nel dicembre 1976 Gregory Godzik scomparve. Il 20 gennaio 1977 John Szyc scomparve. Nel maggio 1977, Gacy uccise Matthew Bowman, 19 anni.  

Tra settembre e dicembre 1977, Gacy assassinò altri sei giovani uomini di età compresa tra i 16 e i 21 anni, inclusi due marines e il figlio di un sergente della polizia di Chicago. Le sue vittime sono quasi sempre adolescenti, come Robert Donnelly, incontrato presso una fermata d’autobus a Chicago, che però miracolosamente lasciò libero dopo ore di abusi. Donnelly raccontò delle sevizie subite, e Gacy venne interrogato dalla polizia circa l’accaduto il 6 gennaio 1978: questo insistette sul fatto che il giovane fosse consenziente. La polizia gli credette.

Tra le ultime vittime William Kindred, 19 anni, che scomparve il 16 febbraio 1978. Questo fu l’ultima vittima di Gacy a essere sepolta nella sua proprietà, perché le successive verranno gettate nel fiume Des Plaines. Nel marzo 1978, Gacy rapisce il ventiseienne Jeffrey Rignall e lo porta a Summerdale, dove fu sodomizzato e torturato con vari strumenti; anche questo fu poi rilasciato da Gacy.

L’11 dicembre 1978 il quindicenne Robert Piest scomparve dal luogo di lavoro, una farmacia di Chicago. Qualche giorno prima Piest aveva raccontato a parenti e amici di aver conosciuto il gioviale titolare della PDM, l’impresa che aveva da poco ristrutturato il negozio, e che l’uomo gli offrì un posto di lavoro nella sua ditta.

La polizia si recò quindi a casa di Gacy per interrogarlo e riconobbe immediatamente il tanfo nauseabondo dei corpi in putrefazione seppelliti nelle fondamenta della casa. John raccontò di avere problemi al sistema fognario della casa, ma la Polizia non gli credette. Lo scenario dei corpi all’interno della cantina fu particolarmente scioccante. La notizia del suo arresto lasciò la comunità cittadina sbigottita e incredula: Gacy era considerato come un uomo generoso, grande lavoratore e amichevole, nonché un devoto padre di famiglia.

In seguito all’arresto, John cercò di convincere tutti dell’infermità mentale, incolpando dei delitti il suo alter ego malvagio, “Jack”, ma venne nuovamente giudicato capace di intendere e di volere. John Wayne Gacy sarà riconosciuto colpevole di omicidio plurimo e condannato a morte.

L’ultima dichiarazione al suo avvocato prima dell’esecuzione fu: «Prendervi la mia vita non compenserà la perdita di quelle altre».

Scritto da Gaia Vetrano


Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati