Perchè le pratiche di aborto sono in calo?

di Francesco Cocco
6 Min.

Il 24 giugno 2022, la Corte Suprema americana ha abolito la storica sentenza Roe v. Wade del 1973 che la stessa Corte aveva emanato e che sanciva la legalizzazione dell’aborto negli Usa. Da quel giorno tutto il mondo occidentale si è accorto della fragilità di certi diritti, prima considerati scontati per uno stato moderno.

Anche in Italia, nonostante la legge 194 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza sia in vigore da ormai 44 anni, siamo tutti rimasti un po’ sorpresi. Nonostante ciò, il diritto all’aborto non sembra essere garantito dappertutto.

Cosa dice la legge 194?

La legge 194 regolamenta l’interruzione di gravidanza e consente alla donna di ricorrervi in una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione e tra il quarto e quinto mese solo per motivi di natura terapeutica.

Inoltre, l’articolo 2 della legge tratta dei consultori e della loro funzione indicando il dovere che hanno nei confronti della donna in stato di gravidanza.

L’articolo 5 tutela la donna e prevede che il padre del concepito non possa in alcun modo intromettersi nella scelta di interruzione volontaria di gravidanza e non sia titolare di alcun diritto sul feto.

Il ginecologo può esercitare l’obiezione di coscienza, tuttavia non può essere sollevata obiezione nel momento in cui l’intervento sia “indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo“.

I dati

Una recente ricera condotta dal Sole 24 Ore con Chiara Lalli, docente di Storia della Medicina, e Sonia Montegiove, giornalista, ha riportato che in Italia 31 strutture sanitarie hanno il 100% di obiettori di coscienza. Quasi 50 sono le strutture con il 90% e oltre 80 sono quelle con un tasso di obiezione superiore all‘80%.

Nonostante ciò, i dati riferiscono che la percentuale di obiettori complessiva sia in diminuzione: nel 2021 erano circa il 63% contro il 64% del 2019 e il 70% del 2013.

Secondo i dati riportati dalla Fondazione Veronesi, nel corso del 2020 si sono registrate in Italia 66.413 interruzioni volontarie di gravidanza, circa il 9,3% in meno rispetto ai dati del 2019, confermando che il nostro è uno dei paesi con i più bassi livelli di ricorso all’aborto.

La media europea, stando ai dati del rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità, si attesta a 202 aborti ogni 1000 nati vivi. L’Italia con 165/1000, in questa classifica si trova circa a metà, superata da Francia (268/1000), Regno Unito (255/1000) e Spagna (224/1000), ma davanti alla Germania (135/1000) e ad altri 6 Paesi.

Le cause

Secondo quanto esposto dalla dottoressa Beatrice Tassis, Responsabile del Consultorio Familiare della Clinica Mangiagalli di Milano, “il calo della percentuale di IVG è da attribuirsi ad una maggiore consapevolezza sull’importanza della contraccezione, soprattutto tra i giovani“.

Inoltre, nel 2020 il Ministero della Salute ha approvato la pillola dei cinque giorni dopo anche per le minorenni.

Di recente, in Francia, il Presidente Macron ha approvato una legge che rende gratuiti i preservativi per la fascia giovane tra i 18 e 25 anni, un ulteriore passo verso una maggiore consapevolezza alla contraccezione.

La politica italiana

Con le recenti elezioni politiche, il tema dell’aborto si è riacceso. Sono state davvero molte le critiche mosse verso la coalizione di centrodestra, che di certo non fa dell’aborto uno dei suoi cavalli di battaglia.

Sono molte le regioni che non garantiscono la completa libertà ad abortire, come previsto dalla legge.

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, oggi Presidente del Consiglio, è stata spesso criticata per le sue posizioni, ma ha sempre ribadito di non voler abolire la legge 194.

“Vogliamo dare il diritto alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta che hanno, di fare una scelta diversa. Non stiamo togliendo un diritto ma aggiungendolo” – Giorgia Meloni

Scritto da Francesco Cocco


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