Marina Abramović | La linea skin care, performance o capitalismo?

di Antonucci Carola
5 Min.

L’ultima trovata – o performance – dell’artista Marina Abramović è una linea di skin care. Prodotta in collaborazione con la Dott.sa Nonna Brenner, Longevity Method, avvicina l’arte contemporanea al mondo del beauty. Qualche giorno fa, la performer di fama mondiale, lancia la linea attraverso un video artistico, riportato anche sul sito creato apposta per la vendita dei prodotti.

Skin Care, una performance da impatto digitale

Marina Abramovic presenta la linea Skin Care
Frame del video presentazione Skin Care © Abamoviclongevity.com

Marina Abramović, artista contemporanea, sceglie di realizzare la sua linea di skin care olistica – che nasce dall’idea di unire corpo e mente – insieme alla sua dottoressa Nonna Brenner che l’ha aiutata a guarire dalla malattia di Lyme.

L’artista e la dottoressa ci mettono la faccia – e le impronte digitali – assicurando la riscoperta di «rituali dimenticati e conoscenze del passato» grazie alla linea che ha alla base Abramović Longevity Concept.

La crema idratante viso, a base di pane bianco, vitamina C e vino bianco, costa 199 sterline. Un po’ diverso, invece, il costo per i sieri – chiamate «gocce di benessere» – a 99 sterline l’uno.

Marina Abramović, spartiacque dell’opinione pubblica

Marina Abramovic presenta la linea Skin Care
© Abramoviclongevity.com

Nell’esatto momento in cui la notizia ha fatto il giro del mondo – come ogni sua opera d’arte e performance – ha scatenato opinioni divergenti. C’è chi pensa che sia assurdo che un’artista che ha permesso ad altri di agire sul suo stesso corpo, possa ora pensare ai segni del tempo.

Prendendo l’ipotesi di Emma Beddington – giornalista del The Guardian – viene fuori un’idea che prescinde l’arte. Si chiede, infatti, se sia effettivamente l’ennesima performance dell’artista serba o solo l’inizio di un impero capitalista che sfrutta la fama per strisciare tra i colossi già affermati.

Tra chi non ha visto di buon occhio la questione è sicuramente il mondo dell’arte che non accetta che una dei suoi massimi esponenti si abbassi al livello delle influencer sui social. Anche se l’entrata in scena della donna, tutto fa pensare che ad una giovane modella alle prime armi. Siamo sicuri che non fosse voluto?

Una linea di coerenza che forse sfrutta la società capitalista

Marina Abramovic presenta la linea Skin Care
Frame del video presentazione Skin Care © Abamoviclongevity.com

Il suo lato provocatorio e l’essenza olistica della sua arte è nota anche a chi non segue da vicino il suo percorso artistico. Per citarne qualcuna, la performance del 2010 al MoMA. La critica pubblica è stata da sempre parte della sua fama, portata dietro come un qualcosa per cui andare molto fiera. Dunque, alla luce di ciò, sembra coerente la sua voglia di provocare sfruttando la società odierna.

MoMA, 2010. L’artista Marina Abramović e l’incontro durante la long performance.

E se può non essere coerente il contenuto, lo è sicuramente il metodo scelto per la comunicazione. Si parla del video sensazionalistico che ha suscitato scalpore per al sua essenza ambigua e dubbia, un po’ too much come pubblicità di un prodotto beauty.

Ma facciamoci caso, chi critica la sua scelta pensa davvero che non ci siano persone disposte a spendere tanti soldi per dei prodotti di bellezza? Anche a costo di non usarli perché con la sua firma? E, ancora, forse questo può considerarsi un’altra sua “denuncia” sociale da long performance?

Fermo restando che le motivazioni siano del tutto in mano alla donna, che sia arte o scelta di investimento, non si deve abbassare la guardia sul suo innegabile genio. Solo il tempo potrà davvero dirci cosa ha in mente, per ora godiamoci l’arte, che d’altronde, sta negli occhi di chi la guarda.

Di Carola Antonucci.


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