Esiste una lista di nomi proibiti? In Italia le famiglie sono vincolate nella scelta?
Quando si sta per mettere al mondo un figlio, spesso la coppia decide con largo anticipo il nome del nascituro. La tradizione, ad oggi non così scontata, riserva delle sorprese: dalla nostalgia per grandi miti, a quella per personaggi storici, per così dire, ingombranti.
La legge italiana, con l’articolo 34 del Decreto del Presidente della Repubblica 396/2000, impone effettivamente dei limiti sulla scelta. Contrariamente a quanto si può pensare, non esiste effettivamente una lista puntuale di nomi proibiti, ma sono piuttosto enunciate diverse categorie:
- E’ vietato imporre al bambino lo stesso nome del padre vivente, di un fratello o di una sorella viventi, un cognome come nome, nomi ridicoli e vergognosi;
- I nomi stranieri che sono imposti ai bambini aventi la cittadinanza italiana devono essere espressi in lettere dell’alfabeto italiano, con l’estensione alle lettere J, K, X, Y, W;
- Ai figli di cui non sono conosciuti i genitori non possono essere imposti nomi o cognomi che facciano intendere l’origine naturale, o cognomi di importanza storica
Nomi proibiti, cosa si intende per ridicoli e vergognosi?
Il motivo principale del divieto, è certamente storico. Tra i nomi vietati, infatti, figurano personaggi di rilievo, ma in senso negativo. Coloro che hanno segnato la storia dell’Italia, lasciando più che un segno una grossa ferita:
- Benito (in realtà completo, Benito Mussolini)
- Adolf;
- Napoleone
- Stalin
- Lenin
- Osama Bin Laden
Tra i nomi ridicoli, invece, sono presenti alcuni personaggi di cartoni animati, quali: Goku, Doraemon, Pollon. A questi si aggiungono anche Lucifero e Venerdì.
L’imposizione del nome, il flagello dai genitori ai figli
La scelta del nome implica una negoziazione, la consapevolezza di imporre una sorta di etichetta che determina, almeno in parte, culturalmente l‘identità del singolo nel gruppo.
Il nome determina inevitabilmente una appartenenza, e per questo bisogna impiegare nella scelta una buona dose di ponderazione, e allontanare ogni, per così dire, “egoismo“.
Un nome è un legame, con la specie umana e con la famiglia, soggetto a variazione, sì. Il nome è pregno di significato, di storia, di vita. Il nome è un simbolo, di cui bisogna avere cura, come inizio e introduzione alla vita. Il nome, dunque, dà avvio ad un rito:
«Non eccediamo in stravaganze, non mettiamo sulle loro spalle un nome ambiguo, difficile o pesante da sostenere», scrive Grazia Honegger Fresco, autrice del libro “Senza Parole”.
La scelta del nome prevede dunque il difficile esercizio alla sottrazione, un primo (o secondo), atto d’amore che i genitori regalano al nascituro.
Di Alessia Giurintano
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