Fiocchetto Lilla: di alcuni DCA parliamo ancora troppo poco

di Costanza Maugeri
6 Min.

Oggi, 15 Marzo, ricorre la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla. Dedicata alla sensibilizzazione ai disturbi del comportamento Alimentare (DCA). Essa è stata istituita – nel 2018 – dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. E nasce dall’iniziativa di Stefano Tavilla che – il 15 Marzo 2011 – perde la figlia 17enne a causa della bulimia mentre si trova in lista d’attesa per il ricovero in una struttura.

Nel mondo i Disturbi del Comportamento Alimentare colpiscono 55 milioni di persone. Di queste, 3 milioni e mezzo in Italia. A renderlo noto gli ultimi dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità. Negli ultimi anni si parla (fortunatamente) – molto più spesso – di anoressia, obesità e bulimia nervosa. Ma come ogni fenomeno, i Disturbi Alimentari si presentano in numerosissime forme. Alcune di esse quasi sconosciute. Oggi ne parliamo!

Ortoressia: quando il mangiar sano diventa un’ossessione

Il termine “ortoressia” – dal greco orthos, corretto, giusto e “orexis”, appetito – è – infatti – un disturbo alimentare che si manifesta con l’ossessione del mangiar sano, definito come fanatismo alimentare. In Italia a soffrirne sono circa 300mila persone, prevalentemente uomini. Il numero è in costante crescita – anche – tra giovani donne. Se dovessimo trovare una motivazione socioculturale a tale ascesa, dovremmo ricercare – in buona parte – il motivo nei modelli – falsamente – perfetti che – ogni giorno – i nostri social media ci offrono. E con i quali – spesso – inevitabilmente ci confrontiamo.

In realtà – però – il termine venne coniato dallo studioso Steven Bratman nel 1997. Egli individuò i caratteri distintivi dell’ortoressia.

La persona ortoressica tende a pensare ossessivamente – per circa 3- 4 ore al giorno – a quali cibi scegliere, a come mangiarli, a come prepararli. Tale pianificazione può avvenire con diversi giorni d’anticipo rispetto al reale momento della consumazione. E può essere così lenta da portare a sacrificare altre attività essenziali per il benessere psicofisico.

Un minimo sgarro da regole alimentari così rigidamente autoimposte può portare a gravi reazioni emotive: rabbia, senso di colpa, frustrazione.

Il disturbo ortoressico si basa su un enorme paradosso. L’ossessività di mangiar sano – spesso acquisita in maniera distorta – porta – in realtà – a uno stile di vita tutt’altro che corretto. Si sacrificano relazioni sociali – usando come discrimine la mancata condivisione dello stesso regime alimentare. Si relega – in poche parole – il totale benessere psicofisico al cibo, ottenendo – in fin dei conti – il risultato opposto.

La Vigoressia: la forma fisica al centro della vita

Disturbi del Comportamento Alimentare

La vigoressia è un disturbo dell’immagine corporea caratterizzato da un’eccessiva preoccupazione per la propria massa muscolare. Anch’esso poco attenzionato. Per capire di cosa si tratta, prendiamo in considerazione – anche qui – l’etimologia. Dal latino “vigor”, forza e “orexis”, appetito.

A soffrirne – in Italia – il 10% dei bodybuilder. Ma da cosa è caratterizzato? Chi ne soffre attua uno stile di vita caratterizzato da un’eccessiva attività fisica e da una dieta ipocalorica e iperproteica. Un altro elemento caratterizzante è l’abuso di integratori alimentari e farmaci steroidi anabolizzanti.

Tale dismorfia è definita anche “Complesso d’Adone“. Dal nome del giovanotto della mitologia greca che rappresenta l’ideale di bellezza maschile. Causata – anche qui – da problemi di autostima che causano comportamenti autopunitivi con il fine di migliorare la propria forma fisica.

Uno dei primi studiosi della vigoressia, Harrison Pope osserva un elemento curioso: il concetto di “perfezione fisica” – negli anni – è andato di pari passo anche ai modelli di giocattoli disponibili. Nel 1964 Big Jim, in voga grazie al boom Barbie, era un uomo di statura e muscolatura media. Con l’avvento del fitness, invece, è divenuto sempre più ipermuscoloso.

Il Binge eating: l’alimentazione incontrollata

Il Binge eating colpisce il 14,6% di persone che soffrono di DCA, particolarmente diffuso tra i giovani e gli adolescenti di sesso maschile. Dall’inglese “Binge eating” che significa “abbuffata di cibo“. Ma come si distingue “un aver mangiato tanto” isolato da una serie di abbuffate incontrollate? L’abbuffata patologica è caratterizzata dall’assunzione – in un arco di tempo limitato – di una quantità di cibo significativamente maggiore rispetto a quella che scientificamente è la norma.

Chi soffre di Binge Eating – inoltre – tende a mangiare in solitudine per evitare il senso di vergogna. E – spesso – si sente come fuori da se stesso, incapace di controllarsi e di spiegare il motivo di quel comportamento. Le conseguenze – sono – di norma – sono rabbia, depressione e senso di colpa. Le abbuffate vanno a lenire – illusoriamente – stress fisico e psicologico.

ARFID: disturbo evitante dell’assunzione di cibo

DISTURBI ALIMENTARI

L’ARFID è caratterizzato dal mancato interesse nell’alimentarsi – in tal senso – lo si definisce “evitante”. Un gruppo di ricerca con a capo la biologa Jennifer J. Thomas ipotizza che il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) dipenda dalle anomalie nell’appetito omeostatico che nasce da bisogni primari e biologici; nella sensibilità sensoriale e nella reattività alla paura.

L’ARFID – che colpisce il 5% – soprattutto bambini – delle persone con DCA – può avere tre differenti motivazioni:

(i) il cibo viene evitato per un’apparente mancanza d’interesse per il mangiare o il cibo, si tratta di un disturbo emotivo di evitamento del cibo;

(ii) l’evitamento del cibo è sensoriale, cioè legato alle sue proprietà sensoriali: l’aspetto, il colore, l’odore, la consistenza, il gusto, la temperatura;

(iii) l’evitamento del cibo è dovuto alla paura che mangiare possa avere conseguenze negative, come il non riuscire a deglutire e soffocarsi, il vomitare, dolori addominali e diarrea, reazioni allergiche.

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