I contadini francesi in rivolta oggi hanno qualcosa da insegnarci

L’importanza della rivolta collettiva (quando ben gestita)

di Alessia Giurintano
4 Min.

Negli ultimi giorni la Francia ha fatto parlare di sé con la questione dei contadini francesi in rivolta. Sembrerebbe di essere tornati al malcontento del XVIII secolo, con la folla che muore di fame e si scaglia contro i governanti supremi.

Eppure no, per i nostalgici di Lady Oscar, non si è ancora messa in atto una nuova Presa della Bastiglia.

Essi però, con le loro proteste, ci insegnano che il malcontento collettivo può essere canalizzato in modo ordinato, al fine di dare voce alla propria marginalità.

contadini francesi in rivolta

Cosa chiedono i contadini francesi in rivolta?

La mobilitazione collettiva è una protesta aperta contro il governo francese, ma anche contro le direttive europee.

 Il nuovo Green Deal, infatti, danneggia una parte consistente della popolazione francese ed europea poiché:

  1. aumenta il costo delle materie prime;
  2. aumenta il costo del gasolio agricolo;
  3. si mantengono i salari bassi;
  4. limitazione di accesso ai sussidi previsti per la sostenibilità

In sostanza, l’obiettivo europeo ha messo sulla carta buone intenzioni in favore di una causa necessaria, ovvero la rivoluzione verde che è sempre più urgente: ma inevitabilmente ci sono dei costi sociali.

La forza del malcontento si sta diffondendo rapidamente, raggiungendo altri Stati dell’UE tra cui Germania, Spagna e Italia.

Una situazione insostenibile, che colpisce un settore la cui importanza si fonda sul processo a catena: dal produttore al consumatore.

Come è gestita la protesta? Le più recenti preoccupazioni

Trattori sfilano per le strade, in fila, bloccando punti di snodo e di passaggio come le autostrade. I contadini francesi in rivolta, proseguono decisi in massa.

La marcia di questi mezzi pesanti è sempre più massiccia, e rischia di portare allo stato di stop emergenziale il Paese (e altri Stati europei a ruota).

Non sono mancate inoltre altre modalità di protesta, a dimostrazione di un malcontento che rischia di diventare incontenibile: letame, fieno, sterpaglie sono gettate rabbiosamente contro i palazzi istituzionali e sulla prefettura.

Come un déja vu che si ripete? La storia insegna e segue – purtroppo e per fortuna- un andamento ciclico.

Per il momento i trattori hanno raggiunto la periferia di Parigi, attivando la mobilitazione delle forze preposte.

Il clima è teso, ma è di grande rilevanza la rapidità con cui la miccia francese sia esplosa raggiungendo altri Stati: d’altronde siamo tutti sotto lo stesso cielo.

Perché è importante la dinamica di voice?

In sociologia, esistono almeno due dinamiche di azione collettiva: exit e voice.

La prima prevede la possibilità di uscita da un gruppo, o da un contesto, la possibilità di tirarsi indietro, farsi da parte.

La seconda invece, mette in campo un fascio di possibilità per cui, invece di abbandonare ciò che si ritiene sconveniente o incongruente; si possano cambiare le cose: dare voce, dunque.

Esercitare il diritto di voice è riconoscere la possibilità di un cambiamento. La massa che agisce secondo voice, è una massa attiva che esercita un diritto.

E se il malcontento è il fattore che agita la folla, che la voice resti sempre il mezzo per raggiungere un obiettivo comune.


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