La moda: cose che fanno giri immensi e poi… ritornano!

di Alessia Giurintano
5 Min.

In sociologia il tema della moda è stato oggetto di studio di grandi nomi della disciplina, ma fra tutti quello più noto è George Simmel. Filosofo e sociologo tedesco di metà Ottocento, pubblicò nel 1910 un saggio sul tema.

Secondo Simmel, infatti, la moda si fonda, come la maggioranza dei fenomeni sociali, sull’esistenza dicotomica di forze opposte. Cosa intende? Ecco le sue parole:

 La moda è imitazione di un modello dato e appaga il bisogno di appoggio sociale, conduce il singolo sulla via che tutti percorrono, dà un universale che fa del comportamento di ogni singolo un mero esempio.

Imitazione e distinzione: i principi base della moda

L’imitazione è una tendenza psicologica che ci porta al trasferimento della vita di gruppo nella vita individuale. L’imitazione ci libera dal tormento della scelta e la fa apparire come un prodotto del gruppo, come un recipiente di contenuti sociali.

La distinzione, ovvero la tendenza alla differenziazione, nasce invece dalla ricerca di cambiamento negli elementi stabili, dalla necessità di differenziazione individuale e dall’esigenza di unicità.

L’individuo si sente rassicurato dal fatto di appartenere, grazie alla moda, a una collettività sociale che si comporta nello stesso modo e condivide gli stessi obiettivi e ideali; ma è anche soddisfatto quando riesce a distinguersi grazie alla moda in sé, spiccando e mostrando la propria unicità.

E’ la moda che afferma il potere della forma, fugace e passeggera, ma rassicurante per chi la segue, “il fondersi di un senso di dominio e di un senso di sottomissione, o, da un altro punto di vista, di un principio maschile e di uno femminile.

La moda è allora legata ai valori dominanti in quel momento particolare, ma li trascende, li rende vaporosi e al tempo stesso li annulla.

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Un fenomeno di classe nella società di massa

Le classi superiori si impegnano a differenziarsi dalle classi inferiori le quali provano a imitare chi è più in alto nella scala sociale.

Simmel scrive: “La nuova moda appartiene soltanto alle classi superiori, non appena le classi inferiori cominciano ad appropriarsene superando i limiti imposti dalle classi superiori, spezzando l’unità della loro reciproca appartenenza simbolizzata, le classi superiori volgono ad un’altra moda con la quale si differenziano nuovamente dalle grandi masse e il gioco può ricominciare.

Un gioco ciclico, un conflitto simbolico, la costante necessità di raggiungere e superare, andando oltre. Il nuovo che scade poco dopo, diventando vecchio, e allo stesso tempo ciò che è ancora più vecchio torna… come nuovo!

Ogni singola moda ha la mirabile proprietà di presentarsi come se volesse vivere in eterno. Per questo ritorna sempre a forme precedenti (questo fenomeno è particolarmente evidente nella moda dei vestiti), al punto da far paragonare la sua via a un circolo.

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Che la moda corra, è cosa nota, non si ferma, è figlia della caducità come la morte. Ma tutte le forme sociali cambiano, si trasformano ed è impossibile fissarle in una “forma”.

Il gusto è una questione sociale

Bourdieu si è occupato invece della questione estetica relativa al gusto. A seguito di una intervista su un campione di 1200 cittadini francesi, ha concluso che nonostante appaia cosi soggettivo, il gusto ha un versante socialmente determinato. E’ una bussola sociale che orienta le persone verso posizioni sociali e pratiche culturali.

Il gusto determina stile di vita ed abitudini. In altri termini, il gusto si differenzia sulla base del capitale culturale, economico, sociale oltre che l’habitus che si possiede esprimendo, articolando e in alcuni casi creando preferenze corrispondenti per ogni diversa configurazione.

Scritto da Alessia Giurintano


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