Cosa significa avere un attacco di panico?

di Elisa Quadrelli
5 Min.

Molto spesso sentiamo parlare le persone di attacchi di panico, di ansia a livelli esacerbati, ma cosa significa avere un attacco di panico? Cosa si intende quando si dice di sentirsi male per l’ansia? Quando possiamo dire veramente di avere ansia o di stare soffrendo di episodi di panico? Come possiamo fare per stare meglio?

Ansia o panico?

L’ansia nella sua forma patologica costituisce una costante, o molto frequente preoccupazione. L’attacco di panico è un episodio transitorio e delimitato nel tempo.

Nell’ansia è più rilevante la dimensione di tipo cognitivo, mentale, di anticipazione di un pericolo poco realistico. Tale focalizzazione sul pericolo o problema individuato impedisce la concentrazione su altri stimoli. Tutte le risorse cognitive vengono indirizzate per alleviare lo stato di disagio e tensione fisica.

Nell’attacco di panico è prevalente invece la dimensione fisica della paura o del terrore, talvolta provocati, talvolta no. Tra le possibili manifestazioni sono preponderanti palpitazioni e tachicardia, accompagnate da una sensazione di soffocamento e di instabilità. Anche un’aumentata sudorazione e tremori sono frequenti insieme ad una possibile sensazione di stare per svenire o perdere il controllo. Molte persone alla luce di tutte queste sensazioni e di questo malessere temono di stare per morire, provando anche nausea e dolori al petto.

È quindi evidente che la manifestazione di panico riguarda una più esplosiva manifestazione di sintomi, che coinvolge il sistema nervoso in una maniera spesso evidente anche dall’esterno. Ci sono senza dubbio sintomi che non si manifestano in tutti, o sintomi aggiuntivi che qualcuno può sperimentare. Di solito per riconoscere un attacco si usano quelli più comuni.

Esordio e cause

L’esordio dell’attacco di panico può essere improvviso e raggiungere velocemente un picco, spingendo chi lo sperimenta a cercare aiuto. A volte questo episodio può essere isolato, presentandosi dal nulla per poi svanire. Se invece l’episodio diventa ricorrente può generare un vero e proprio malessere dato dalla ripetizione di situazioni in cui si presentano attacchi e una conseguente paura che nuovi attacchi sopraggiungano. Quando la paura che si presentino nuovi attacchi e gli attacchi stessi intaccano il normale funzionamento della vita di una persona non si parla più di malessere, ma ci si inoltra nelle circostanze di un vero e proprio disturbo.

A volte gli attacchi di panico hanno una causa ben specifica. Ci sono situazioni che se per gli altri sono normali, per le persone che ne hanno ricordi ed esperienze negative, diventano potenziali cause di ansia o appunto, panico.

Come gestire l’attacco di panico?

Se si pensa di soffrire di attacchi di panico e si ritiene di necessitare di un aiuto professionale, la figura di riferimento è sicuramente lo/la psicoterapeuta. Esistono anche degli esercizi di auto-aiuto che possono tornare utili.

Fatta considerazione che esistono più tipi di psicoterapie, il trattamento più consigliato è quello con un/a terapeuta cognitivo-comportamentale. Non ci sono invece particolari indicazioni verso terapie interpersonali o psicodinamiche.

Tra gli esercizi di auto-aiuto consigliati troviamo varie tecniche di rilassamento e di mindfulness, soprattutto preventive dell’attacco di panico. Tra le tecniche di rilassamento ci sono tra le predilette (non necessariamente per tutti) quelle degli esercizi di respirazione. Attraverso un esercizio consapevole del respiro naturale o un esercizio di prolungamento dei tempi di inspirazione ed espirazione si può riacquisire una maggiore percezione di presenza nell’ambiente che ci circonda e padronanza della nostra capacità di far fronte ad eventuali problemi. La concentrazione focalizzata sul respiro infonde calma e capacità di riconnettersi al presente, al qui ed ora, senza perdersi in pensieri di terrore ed ansia.

Una tecnica utilizzata per rifocalizzarsi durante un attacco di panico, che può sembrare scontata, è quella di bere un grande bicchiere d’acqua. Un’altra ancora è quella di chiudersi il petto vicino alle gambe, tenendosi “stretti” in un sostituto di un abbraccio che può calmare molto.

Per altre persone invece queste cose non funzionano. Si tratta di persone che magari necessitano maggiormente di attività fisica per sfogare meglio emozioni forti che necessitano di essere “liberate”.  

Sicuramente si possono tentare queste tecniche da soli, ma farlo con l’aiuto di un terapeuta porta sicuramente ad un risultato più efficace.

Se gli attacchi di panico diventassero difficili da gestire anche con la psicoterapia, l’indirizzamento ad uno psichiatra potrebbe essere sotto consiglio del terapeuta.

Scritto da Elisa Quadrelli

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