4 anni da Corinaldo: cosa è successo e a che punto siamo

di Francesco Alessandro Balducci
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

Arriva al suo quarto anniversario uno degli avvenimenti più tragici e discussi della storia recente italiana. La notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, nella discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo, in provincia di Ancora, sei persone perdevano la vita. Si trattava di cinque giovanissimi ed una mamma, accorsi all’impianto per assistere ad un’esibizione live di Sfera Ebbasta. Il live non era ancora iniziato, quando il fatto era già arrivato al suo epilogo.

La tragedia

Nello specifico, il fatto sarebbe avvenuto all’interno del locale di Corinaldo, nell’attesa che il cantante entrasse in scena. Addirittura, Sfera Ebbasta non era neanche alla discoteca, perchè si stava muovendo da un altro evento svolto in quella stessa serata. Tutto sarebbe nato da un fastidio che colpisce molti dei presenti, sia alla gola che agli occhi. Molto probabilmente, la causa è da attribuire all’uso di spray al peperoncino, nel tentativo di compiere una rapina. Di fatto, dopo la tragedia, nel locale verrà ritrovata proprio una boccetta contenente questo spray. Ma nel frattempo si è già messo in moto un fuggi-fuggi generale.

La notizia dello spray fa andare in agitazione i giovanissimi e le reazioni scomposte di chi non sa, creano ancora più confusione. Probabilmente si inizia anche a parlare di qualcos’altro e iniziano a girare voci false. Tutti si dirigono verso la balaustra di uscita, che però non regge il peso della calca. La balaustra crolla, trascinando con sè una marea umana che viene schicciata dalle impalcature della stessa. Ma la gente che è ancora dentro non si ferma: vede nell’esterno un luogo sicuro e cerca di raggiungerlo in ogni modo, scavalcando corpi umani come fossero ostacoli. Molti vengono schiacciati sotto il peso dei passi, oltre che della balaustra crollata. L’epilogo è tragico e fatale.

Le conseguenze

Sei persone perdono la vita. Emma Fabini, 14 anni. Asia Nasoni, 14 anni anche lei. Benedetta Vitali, 15 anni. Mattia Orlandi, 15 anni. Daniele Pongetti, 16 anni. Ma, soprattutto, Eleonora Girolimini, mamma 39enne che stava accompagnando sua figlia all’evento, insieme a suo marito.

Ciò che emerge, dei minuti immediatamente precedenti, è traumatico. “Mandami subito le squadre qui alla Lanterna che è un disastro. C’è un sacco di gente incastrata, manda più gente possibile. C’è gente in arresto cardiaco. Ci sono i morti, tre o quattro sicuro. È agghiacciante“. Queste sono le parole del vigile del fuoco, Fabrizio Solazzi, alla centrale di Ancora, sede del comando provinciale dei pompieri. Sono state ottenute in quanto registrate in un messaggio vocale su Whatsapp. Non era neanche in servizio, quella notte. Ma è stato il primo a muovere i soccorsi, avvisando la centrale.

La banda dello spray

La situazione delle colpe non è materia facile da maneggiare. Sicuramente nell’occhio del ciclone c’è quella che è stata, ormai, soprannominata la “banda dello spray“. Ugo Di Puorto, Andrea Cavallari, Raffaele Mormone, Moez Akari, Souhaib Haddada e Badr Amouiyah. Un settimo menmbro della “banda” è morto prima del processo. La condanna in Appello va dai 10 ai 12 anni, ma il prossimo 12 dicembre è attesa la decisione della Cassazione.

A questo nome si è aggiunto quello di Riccardo Marchi, 23enne modenese, accusato di omicidio preterintenzionale plurimo, furto, rapina e lesioni; ma non di associazione a delinquere, come invece per i sopracitati. Il suo processo è fissato per il prossimo 30 luglio e, di fatto, Marchi risulta l’unico “indagatoma non ancora dichiarato colpevole di nessun capo d’accusa. Il suo avvocato, Cristiano Prestinenzi, ha aperto alla possibilità di agire con il rito abbreviato, in quanto c’è la possibilità di usufruire di prove che scagionino totalmente Marchi.

Il mistero del numero di presenti

A ridosso di quetso primo fatt, ne emerge un altro. A ben guardare, il locale di Corinaldo non sembra così capiente per dare vita alla mastodontica tragedia che ne è venuta fuori. Emerge il dubbio che, sfruttando la passione di giovani e giovanissimi, si siano venduti più biglietti del normale. Tutt’ora non esistono nomi di colpevoli. Resta il fatto che, secondo gli investigatori, al momento della sciagura, nella sala erano presenti circa 1400 persone, nonostante la capienza massima autorizzata fosse di 469 persone.

A seguito della tragedia è nato il Co.Ge.U (Comitato Genitori Unitario degli Istituti Scolastici). L’obiettivo è quello di tutelare la “salute fisica e psicologica di tutti i ragazzi che frequentano le scuole, con particolare attenzione alla tutela del loro diritto al divertimento“.

Scritto da Francesco Alessandro Balducci


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