Quando Martin Luther King aveva un sogno

di Emanuele Lo Giudice
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

“Io ho un sogno” è la celebre frase che Martin Luther King pronunciò a Washington nel 1963, davanti a lui una folla immensa. Gli Stati Uniti stavano lentamente abbandonando il segregazionismo, ma il traguardo era ancora lontano.

Martin Luther King Jr.

Ha dedicato la propria vita alla lotta per i diritti civili negli Stati Uniti, rimanendo nei libri di storia. Quella di Martin Luther King è una storia carica di passione, sia per i propri ideali, sia per la sua gente.

Nato del Gennaio del 1929 ad Atlanta, in Georgia, Martin Luther King si trovò sin da subito immerso nel sistema razzista del profondo sud. Gli Stati del Sud degli Stati Uniti non avevano abbandonato del tutto la propria anima schiavista, nonostante la schiavitù fosse stata ormai abolita dal 1865. Alla schiavitù seguì il segregazionismo, ossia l’emarginazione progressiva delle minoranze etniche da parte della popolazione bianca. Rigorosamente legittimata dalle Jim Crows Laws, la segregazione connotò la storia degli Stati Uniti per lunga parte del 1900, sgretolandosi lentamente solo negli ultimi decenni.

Quella di Martin Luther King è una lotta pacifica, mirata ad un’autodeterminazione afroamericana lontana dalla lotta violenta. La volontà di King era rigettare le modalità con cui i bianchi trattavano i neri, ma soprattutto arrivare ad un cambiamento radicale dell’animo più profondo della storia americana. La comunità afroamericana era parte intima della storia degli Stati Uniti, legata ad essi sin dall’inizio del 1600.

Martin Luther King Jr: un attivismo pacifico

La lunga lotta per i diritti civili prese piede sin dall’abolizione della schiavitù, data la necessità degli afroamericani riversatisi nelle città di prendere parte attivamente nella vita della popolazione statunitense. Il confronto con la comunità bianca non fu però positivo, essendo questa poco o per niente inclusiva con chi era stato appena liberato dai campi.

Martin Luther King seguiva la dottrina della non-violenza, ripresa da Gandhi, che King ammirava profondamente. I primi passi del movimento per i diritti civili si ebbero nel 1955, con l’arresto di Rosa Parks. Sarta e attivista, Rosa Parks rifiutò di cedere il proprio posto ad un bianco come previsto dalla legge. L’arresto di Parks scosse parecchio la comunità afroamericana, ormai in subbuglio, di cui King divenne ben presto leader. Seguì il boicottaggio degli autobus di Birmingham, sui quali gli afroamericani rifiutarono di salire per quasi 400 giorni, portando all’abrogazione della segregazione razziale sui mezzi di trasporto. Quello del movimento dei diritti civili fu un ampio capitolo della vita di Martin Luther King, il quale spese ogni sua forza per portare avanti una battaglia ormai diventata vitale. Con il Movimento gli Stati Uniti si avviarono verso un processo di profondo cambiamento, che purtroppo non sempre trovò vita facile.

Da Selma a Washington, la sfida alla discriminazione razziale

Un importante evento fu quello di Selma, in Alabama, dove la segregazione era attuata in modo violento. Nonostante un’apertura anche federale ai problemi afroamericani, l’Alabama rimaneva attaccata agli ideali di Wallace. Governatore dello Stato, Wallace portava avanti in modo convinto l’idea della “segregazione oggi, segregazione sempre”.

Fu proprio a Selma che Martin Luther King e altri attivisti neri portarono ad una svolta epocale. Servirono tre marce, di cui una tristemente ricordata per i pestaggi subiti, per far sì che venisse approvato il Civil Rights Act nel 1965.

Il divieto di qualsiasi discriminazione (razziale, di sesso, di religione) nei confronti degli aventi diritto, firmato dal Presidente Johnson, rappresentò il momento chiave della lotta per i diritti civili. Quello che Martin Luther King aveva portato avanti riuscì a smuovere gli animi di tanti cittadini americani che, accorsi a Selma, si unirono ai manifestanti in una marcia fino a Birmingham. Con Selma King riuscì a migliorare le condizioni del diritto di voto degli afroamericani e delle altre minoranze etniche, ma gli Stati del Sud procedevano ancora con reticenza nel processo di liberazione, richiedendo una politica attivista sempre più ampia.

Morte e sopravvivenza: Martin Luther King continua a parlarci

Vincitore del premio Nobel per la pace nel 1964, Martin Luther King venne assassinato a Memphis nell’Aprile del 1968, poco prima di parlare alla folla che lo attendeva. La morte di King sconvolse l’intero Paese e gli animi di chi ormai lo seguiva in ogni lotta. L’America bianca e conservatrice aveva timore della figura di King, che tanto avanti era riuscito a portare le proprie battaglie. Con la sua morte si aprì un periodo di ribellione nei ghetti neri di diverse città americane, eventi che portarono al ferimento e alla morte di molteplici persone.

Ma Martin Luther King non è mai morto, sopravvive ancora oggi nel pensiero di tutti coloro che si ritrovano a combattere le stesse battaglie. Ancora oggi la discriminazione razziale permane nella nostra società ed è sempre necessario ricordare che quel “sogno” continua a vivere. Martin Luther King sognava un’America migliore, libera, lontana dalle distinzioni e dalle discriminazioni, che purtroppo ancora oggi non si è vista nascere.

Ma verrà il bel tempo.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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