Consiglio di Sicurezza in Egitto, silenzio dinnanzi a Gaza

di Emanuele Lo Giudice
6 Min.

Alcune delegazioni del Consiglio di Sicurezza sono arrivate in Egitto, invitate a guardare da vicino la situazione a Gaza.

Consiglio di Sicurezza

Gaza ormai sembra sempre più inabitabile. Questo è ciò che gli esperti internazionali hanno sostenuto parlando della guerra in atto tra Israele e Hamas. Il 45% delle abitazioni nella Striscia di Gaza sono state danneggiate e il 90% della popolazione è ormai sfollata. Si parla infatti di « domicidio », ossia la sistematica distruzione delle abitazioni per rendere un territorio disabitato. La richiesta arrivata all’ONU è di considerarlo un crimine di guerra, aggiunto ai tanti altri crimini di cui Israele è ad oggi incolpata. Il Consiglio di Sicurezza, nel mentre, dovrebbe votare una risoluzione sulla fine delle ostilità, ma i membri (permanenti e non) rimangono divisi.

La risoluzione, per passare, necessiterebbe di 9 voti favorevoli e nessun veto posto dai membri permanenti. Missione difficile, considerando il veto posto dagli Stati Uniti nell’ultima risoluzione votata la scorsa settimana. Stati Uniti che, nonostante le timide baccagliate a Netanyahu, continuano a evitare qualsiasi compromesso su Gaza. Alcune delegazioni del CdS sono arrivate in settimana in Egitto, per vedere da vicino le conseguenze della guerra, soprattutto nei riguardi dei feriti e sfollati usciti dalla Striscia tramite il valico di Ragah. È sgomento e silenzio quello che ne consegue, contornato da parole dure sia dalla Russia che dalla Cina, che non si esimono dal condannare Washington e Parigi, entrambi assenti. 

Consiglio di Sicurezza incompleto, tra i Grandi vi sono pesanti assenze

Consiglio di Sicurezza

Sono una ventina i rappresentanti dei Paesi membri del CdS che in settimana hanno visitato l’Egitto. Constatare la realtà di persona risulta infatti utile per capire come muoversi per trovare una soluzione alla crisi. La visita delle delegazioni all’ospedale Al Arish ha lasciato l’amaro in bocca, appesantito inoltre dagli aggiornamenti sugli aiuti e gli ostacoli che ne fermano la corretta distribuzione.

A guidare le delegazioni è stato P. Lazzarini, a capo dell’UNRWA, accanto alla Vicecoordinatrice ONU per il processo di pace in Medio Oriente. Presenti solo tre membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (UK, Cina e Russia), grande assenza invece di Stati Uniti e Francia. Le assenze sono pesanti, soprattutto considerando il ruolo chiave che entrambi i Paesi giocano all’interno dell’orchestra delle Nazioni Unite, dove detengono un potere (quello di veto) non di poco conto. Tra i membri non permanenti si contano invece Ghana, Armenia, Corea del Sud, Malta, Mozambico, Svizzera, Brasile ed Ecuador. Gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato una numerosa delegazione, sintomo della volontà di rendersi fautori di una soluzione alla crisi che, però, tarda ad arrivare. 

Dalla Russia e dalla Cina sono arrivate parole dure, le quali hanno sottolineato a gran voce l’esistenza ormai palpabile di una « pulizia etnica in atto ». 

Le parole di condanna si affiancano all’appello della Mezzaluna Rossa, presente alla riunione all’Università del Sinai, la quale rimarca la necessità di mettere fine alla guerra. Il Presidente della Mezzaluna Rossa parla del « milione e mezzo di persone ammassate a Rafah », le quali versano in condizioni critiche, cui bisogna trovare una soluzione.

Fronte militare

Nonostante le condanne (timide) provenienti dagli alleati per i bombardamenti sui civili, Israele continua le proprie operazioni nella Striscia. L’inondazione dei tunnel di Hamas procede anche se a rilento, non essendoci sicurezza per Israele che dentro non vi siano gli ostaggi. Nella Striscia si contano ormai più di 20mila morti, di cui 8mila sono bambini, dall’inizio della guerra, che ormai va avanti da due mesi. Le azioni dei coloni in Cisgiordania mettono in pericolo i negoziati sul cessate il fuoco, eventualità che Parigi rifiuta e per la quale si dice pronta ad applicare sanzioni. A confermarlo è la Ministra degli Esteri francese, Colonna, la quale ha constatato con « i proprio occhi ciò che accade » durante un viaggio in Medio Oriente

Un problema grave è rappresentato dagli Houthi yemeniti, che sostengono di poter colpire ogni 12 ore le navi in transito nel Mar Rosso. A tale proposito, gli Stati Uniti hanno dato il via ad un’operazione multinazionale (l’Italia vi partecipa) per garantire il passaggio sicuro alle navi. Molte di queste, in ogni caso, hanno cambiato la propria rotta per evitare di cadere sotto bombardamento yemenita. 

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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