Settimana lavorativa corta: come funzionerebbe e le proposte dei partiti

di Emanuele Fornito
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

È ormai da tempo che il tema della settimana lavorativa corta scuote e divide l’opinione pubblica e politica ed è, nel corso degli ultimi mesi, divenuta una questione cardine se si pensa al lavoro del futuro. Difatti, a causa della pandemia, le aziende si sono trovate dinanzi alla sfida di rinnovare i propri assets lavorativi, facendo ampio ricorso alle modalità di smart working, ancora oggi ampiamente diffuse. In aggiunta, sono sempre più le aziende che hanno deciso di staccarsi dalla vecchia concezione di lavoro, sperimentando una settimana lavorativa di quattro giorni. La politica italiana non si è tirata indietro: sono tre le proposte di legge attualmente in Camera che verranno discusse.

Settimana lavorativa corta: la proposta di AVS

Nicola Fratoianni, leader di Alleanza Verdi e Sinistra, è primo firmatario di una proposta che prevede la riduzione del monte orario lavorativo a 34 ore complessive, a parità di retribuzione. Per tutti i datori di lavoro che decideranno di attuare una riduzione di almeno il 10% sull’orario complessivo settimanale, AVS propone l’istituzione di un Fondo di incentivazione per questi ultimi.

M5S: riduzione ed esoneri

Giuseppe Conte, segretario del Movimento 5 Stelle, punta invece al raggiungimento delle 32 ore settimanali, lasciando a lavoratori ed aziende la libertà di stipulare contratti ad orari ridotti senza variazioni retributive. Al fine di incentivare l’adozione della riforma, il M5S prospetta un esonero contributivo previdenziale ed assicurato che non superi gli ottomila euro annui per un periodo massimo di tre anni, preservando tuttavia l’aliquota di computo per quanto riguarda la quota della retribuzione pensionabile.

Scende in campo anche il PD

Arturo Scotto e Elly Schlein propongono una settimana lavorativa di quattro giorni, presentando l’idea di un esonero contributivo del 30% per le aziende che faranno propria la riforma, un esonero che sale al 40% per i lavori più logoranti.

Settimana corta: lavoro del futuro?

Come anticipato in apertura, sono diverse le aziende che hanno deciso di adottare questa nuova forma di organizzazione lavorativa, basti pensare a Lamborghini o Luxottica. Alla base dell’assunto vi è la volontà di stimolare, attraverso la riduzione oraria, la produttività dei lavoratori, bilanciando così vita lavorativa e vita personale. Se da una parte molti esperti ritengono che il focus principale debba essere il raggiungimento di maggiore flessibilità di luogo ed orario lavorativi più che la riduzione oraria settimanale, dall’altra è anche vero che una riduzione del monte orario, a pari retribuzione, permetterebbe una definitiva conclusione di quello che è ormai un sistema sempre più opprimente, che pone moltissimi lavoratori a mettere in secondo piano sé stessi, le proprie famiglie e la propria interiorità.

Photo by Marc Mueller

Soltanto gli esperimenti messi in atto dalle aziende e, all’estero, dai Governi potranno confermare la necessità di una “rivoluzione” in ambito lavorativo, ma, fino a quel momento, l’iniziativa da parte dei partiti di voler operare in questa direzione è sicuramente un forte segnale positivo per un Paese, come l’Italia, in cui la produttività è un serio problema da, ormai, decenni.


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