Ucraina, possibile fondo Nato da 100 miliardi: conseguenze?

di Alessia Giurintano
3 Min.

Bruxelles, 3 aprile 2024. L’Alleanza mette sul banco delle possibilità un fondo Nato da 100 miliardi, da impiegare in aiuti militari per Kiev.

Questa proposta non è definitiva, anche perché non ha raggiunto l’unanimità. Le perplessità, infatti, riguardano la modalità di ricezione dei fondi, ancora da discutere.

Mentre i rappresentanti dell’Alleanza ragionano su questa opzione, in vista del summit di luglio, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, afferma:

«Gli Ucraini non sono a corto di coraggio, stanno terminando le munizioni.»

L’intento del fondo da lui proposto, quindi, è chiaro.

I fondi Nato dall’inizio del conflitto ad oggi

Il conflitto tra Russia e Ucraina è scoppiato il 24 febbraio 2022, e dall’inizio dell’invasione la Nato non ha mai negato il proprio sostegno economico.

I Paesi membri, infatti, hanno già speso per la capitale ucraina oltre 100 miliardi di euro per aiuti militari.

Stoltenberg preme per lo stanziamento di questo fondo della stessa cifra, ma distribuita nell’arco temporale di cinque anni.

Cosa cambia, quindi, rispetto agli aiuti portati avanti finora? La gestione dei fondi, che per questo fondo rimarrebbe unificata nelle mani dell’Alleanza.

Il fondo rivela la situazione bellica attuale

L’idea proposta è quella di garantire un aiuto stabile e duraturo. l necessità di un sostegno economico costante, rivela la critica situazione del conflitto.

Kiev non nasconde l’urgenza di sistemi di difesa aerea, e al fronte si respira aria di instabilità, dato che ci si aspetta un attacco russo in primavera.

Quali saranno le conseguenze per l’Italia?

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani considera la proposta di Stoltenberg interessante, ma va valutata tecnicamente e per questo approfondita.

La preoccupazione che solleva incertezza è la somma da versare e il modo in cui verrà acquisita dall’Alleanza. Se il perché è chiaro, lo sono meno il come e il quando.

Qualora si scegliesse il criterio del Pil, l’Italia dovrebbe versare l’8.7% di tale quota, corrispondente a 8.7 miliardi di euro circa.


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