Mozione di sfiducia: cos’è e cosa comporta

di Emanuele Fornito
6 Min.

Nei giorni scorsi abbiamo parlato della decisione dei partiti di opposizione di promuovere una mozione di sfiducia nei confronti del ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, mozione poi allargata anche alla ministra del turismo Daniela Santanché. Entrambe le mozioni hanno trovato parere maggioritario contrario, ma cosa sarebbe successo se la Camera avesse deciso di votare a favore della sfiducia verso i due ministri? Per arrivare alla risposta, vediamo innanzitutto cos’è, a livello legislativo, una mozione di sfiducia.

Mozione di sfiducia: che cos’è

Affinché un Governo neoeletto possa iniziare ad esercitare il proprio potere legislativo, è necessario che esso riceva la fiducia da entrambe le Camere. Difatti, al fine di promuovere una legislatura stabile e duratura, risulta fondamentale che il rapporto Parlamento-Governo sia un rapporto di tipo fiduciario. Questo concetto è espresso esplicitamente nell’articolo 94 della Costituzione, che recita:

Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.

Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.

Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.

Il voto contrario di una o d’entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.

La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

Articolo 94 della Costituzione (fonte: Senato.it)

La fiducia, votata per appello nominale, è dunque alla base della stabilità di Governo ed è per questo che, nel caso in cui il Governo appena formatosi non riesca ad ottenere la fiducia di una o entrambe le Camere, il Presidente della Repubblica, avvalendosi dell’articolo 88 della Costituzione, può sciogliere le Camere ed indire dunque nuove elezioni.

Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. […] .

Articolo 88 della Costituzione (fonte Senato.it)
© (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Inoltre, durante il corso del mandato, il Governo può verificare la fiducia delle camere in maniera più o meno diretta, attraverso, per esempio, il riferimento alla votazione di testi ad esame delle Camere. Dall’altra parte, anche le Camere hanno la libertà, in qualsiasi momento, di promuovere una mozione di sfiducia sia nei confronti del Governo che nei confronti di un singolo ministro. Ed è proprio qui che arriviamo alla questione.

Mozione di sfiducia verso un singolo ministro

Se da una parte non vi è un’esplicita possibilità costituzionale di muovere una mozione nei confronti di un singolo ministro, dall’altra la Corte Costituzionale ha ormai sancito, tra gli anni ’80 e ’90, questa facoltà. D’altra parte, è la stessa Costituzione, attraverso l’articolo 95, a rendere i singoli Ministri

[…] responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri, e individualmente degli atti dei loro dicasteri […] .

Articolo 95 della Costituzione (fonte Senato.it)

Questa possibilità permette dunque una maggiore stabilità di Governo, in quanto la sfiducia verso un singolo ministro non comporta uno scioglimento generale della Camera, ma soltanto le dimissioni o la revoca dall’incarico del particolare membro del Governo.

Un cenno storico

Nella storia della nostra Repubblica, soltanto in un’occasione una mozione di sfiducia nei confronti di un singolo ministro portò alle dimissioni di quest’ultimo, a seguito di una maggioranza favorevole all’estromissione del membro dal Governo: stiamo parlando dell’allora ministro di grazia e giustizia Filippo Mancuso. Il fatto ricade in un periodo storico particolarmente complicato per l’Italia, coinvolta nel pieno del processo Mani Pulite. Mancuso, infatti, aveva redatto una relazione nella quale venivano messi in risalto numerose mancanze da parte del pool di Milano che si occupava del caso, attirando su di sé le contestazioni della maggioranza di Governo, composta da Lega Nord, Alleanza dei Progressisti e Partito Popolare Italiano.

Unico ministro ad essersi dimesso a seguito di una mozione di sfiducia
Filippo Mancuso © ANSA/MONTEFORTE

Per quanto riguarda l’intero organo di Governo, non è mai accaduto che una mozione di sfiducia portasse alla dissoluzione del governatorato, in quanto tale processo è stato sempre “evitato” tramite dimissioni anticipate del presidente del Consiglio.


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