Mascolinità e la sua evoluzione nel corso dei secoli

Come la prospettiva di genere sta cambiando nel mondo

di Dudnic Radu
10 Min.

Introduzione

Immaginiamo un mondo in cui gli uomini sono costantemente sotto pressione per essere forti, coraggiosi e inespressivi. Un mondo in cui le emozioni sono viste come un segno di debolezza e le proprie vulnerabilità sono un tabù. Sembra che si stiano gettando le basi per una trama complessa e irrealistica, ma in realtà parliamo del modo che molti uomini hanno di vivere la propria realtà: all’ombra della propria mascolinità, a volte tossica.

Identikit della mascolinità

Cosa si intende per mascolinità?uomo in pantaloncini neri che fa esercizio
 
Il termine mascolinità (dal latino masculus, “maschio”) indica il complesso delle caratteristiche (aspetto fisico esterno, psicologia, atteggiamento e comportamento, gusti ecc.) che sono proprie dell’uomo in quanto si differenzia dalla donna, o che a lui tradizionalmente si attribuiscono.

La mascolinità tossica si presenta invece come un’epidemia culturale che colpisce il mondo moderno. La terminologia aggiuntiva “tossica” era un termine ambiguo negli anni ’80,’90 e nei primi anni 2000, ma dal 2015 circa, è diventato sempre più pervasivo nelle conversazioni di genere.

 

Ma cosa significa davvero “mascolinità tossica”?

Il termine si riferisce a una particolare versione di mascolinità che è dannosa sia per gli uomini sia per i ragazzi che vi si conformano. Questa terminologia mette in evidenza gli aspetti peggiori degli stereotipi maschili, come violenza, dominio, incapacità di esprimere emozioni, diritti sessuali e ostilità nei confronti della femminilità. È considerata “tossica” per due ragioni principali: danneggia le donne, contribuendo a comportamenti sessisti e patriarcali, e danneggia gli uomini stessi, limitando la loro salute fisica ed emotiva, così come i loro rapporti con gli altri.

Le regole per la mascolinità: essere un “vero uomo”

Essendo un fenomeno di carattere moderno, la definizione di “toxic masculinity” si è evoluta con il passare del tempo. Negli anni ’80, la prima volta che questo termine è stato utilizzato, lo psicologo Shepherd Bliss intendeva qualcosa di simile a Robert Brannon, eminente sociologo, che aveva anticipato questo fenomeno di massa già nel 1976.

Dal punto di vista sociale, esistono queste regole non scritte su come essere un “vero uomo“. La mascolinità culturale è un insieme di pressioni di genere poste sugli uomini. Secondo Robert Brannon, le “regole” della mascolinità sono:

  • Niente da cose da femminucce” ((No “Sissy Stuff”) – Evitare comportamenti  di carattere “femminile”.
  • Sii una macchina maschile” (“The Big Wheel”) – Risolvere problemi senza aiuto, mantenere sempre il controllo emotivo e non mostrare mai debolezza a nessuno.
  • La quercia robusta” (“The Sturdy Oak”) – Cercare status, successo, specialmente nello sport e nel lavoro.
  • Give ‘em Hell” – Prendere rischi fisici e usare anche la violenza se necessario.

L’evoluzione del fenomeno

La mascolinità è stata oggetto di cambiamenti nel corso delle epoche. Nell’antichità, come nell’antica Grecia e Roma, l’essere maschile era spesso associato a concetti come il coraggio, la forza fisica e la virilità, già dalla prima infanzia.

Con la rivoluzione industriale, c’è stata una spaccatura più marcata tra il lavoro in fabbrica, spesso considerato di dominio maschile, e il lavoro a casa, considerato “femminile”. Inoltre, sempre nel XVIII secolo, anche con l’affermarsi della classe borghese, l’abito maschile divenne molto pulito, d’altro canto, sinonimo del prestigio sociale.

Durante l’era vittoriana, l’ideale di mascolinità era fortemente legato alla moralità, all’autodisciplina e all’autocontrollo. Gli uomini in questo caso incanalano l’esempio dell’essere padri e mariti devoti.

Oggi invece film, TV, e altri media hanno contribuito a ridefinire i concetti di virilità maschile, mostrando esempi di modi fallaci in cui gli uomini possono essere considerati oggettivamente “maschili”. 

Vediamo che anche se le facce della mascolinità sono piuttosto poliedriche, dai mille volti, nella maggior parte delle società, ancora oggi, gli uomini e i ragazzi sono tradizionalmente incoraggiati a essere forti, attivi, aggressivi, temerari, eterosessuali, emotivamente inespressivi e dominanti.

É ora di reinventare il concetto di mascolinità

Nel corso delle ultime cinque decadi la discussione sulla mascolinità è diventata sempre più rilevante e urgente. La definizione tradizionale di mascolinità, con le sue aspettative rigide e stereotipate, sta subendo una profonda “rivisitazione”, in quanto ci sono stati cambiamenti sociali che hanno portato a una rivalutazione di queste dinamiche di genere.

Gli uomini stanno infatti rielaborando il proprio rapporto con la mascolinità. Lo spiega lo scrittore, Rob Garfield, in un’articolo scritto su “The Guardian”.

homme tenant un miroir brisé

L’articolo di Rob Garfield

L’autore spiega che, attraverso il potere, il privilegio e il prestigio (i vantaggi della mascolinità tradizionale) gli occhi dei maschi moderni sono stati distolti dall’abbracciare la vulnerabilità e l’inclusività come punti di forza. Dalla necessità di esprimere vulnerabilità all’importanza delle amicizie maschili sincere, stiamo assistendo a un cambiamento nel modo in cui gli uomini percepiscono e abbracciano la propria identità di genere.

La mascolinità è una costruzione che può essere immaginata, reinventata e plasmata attraverso le generazioni, e di per sé, non risulta essere tossica. Molti comportamenti tradizionalmente associati alla mascolinità sono piacevoli e apprezzati. Come in pressoché ogni cosa, è in realtà l’estremismo che rende tossica la mascolinità.

Il falso mito del “Boys don’t cry”

Ad esempio, anche se gli studi condotti non sono ancora sufficienti per accertare una vera e propria teoria a rigurdo, alcune ricerche citano sondaggi, pubblicati dal National Institue of Health, condotti su uomini bianchi di classe media che frequentano l’università. Questi sondaggi hanno dimostrato quanto in realtà la realtà maschile sia più propensa a esprimere verbalmente ed emotivamente le proprie emozioni, soprattutto nell’età moderna.

Boys Don’t Cry” è anche una canzone dei The Cure, pubblicata nel 1979. Il titolo stesso “I ragazzi non piangono” è un riferimento alla mascolinità tradizionale che impone agli uomini di nascondere le proprie emozioni, di tenersi tutto dentro e rimanere inespressivi.

La canzone fa eco ad una cultura che ha a lungo condizionato gli uomini a sopprimere i propri sentimenti. Questo ideale, sebbene possa sembrare obsoleto, è ancora presente nel tessuto culturale odierno. “Boys Don’t Cry” funge così da specchio per riflettere su quanto sia stato dannoso questo concetto di mascolinità e su come in realtà abbia generato un profondo senso di solitudine e isolamento.

persona con carta bianca in testa

Tutti siamo vulnerabili

La vulnerabilità è una caratteristica condivisa da tutti gli esseri umani. Nessuno è davvero immune al sentimento e alle cose che capitano, anche se si può sembrare tali all’esterno. Accettare la propria vulnerabilità, e decidere chi far entrare nel nostro piccolo spazio ci aiuta a connetterci con gli altri su un livello più profondo.

Quando mostriamo la nostra autenticità, e ci mostriamo per ciò che siamo davvero, permettiamo alle persone di entrare ad un livello più intimo nella nostra sfera relazionale. Facendo sentire le emozioni e le preoccupazioni, creiamo una connessione più profonda portando le relazioni ad un livello più appagante.

Conclusione

Stando a quel che ci è stato inculcato dal nostro passato ancestrale, sembra che la forza dell’invulnerabilità [maschile] sia direttamente proporzionale al quanto forte si stringe la mascella senza piangere mentre si guardano film come “Le pagine della nostra vita“. Regno in cui anche i dibattiti si riducono a silenzi assordanti per la paura di risultare fragili.

In realtà c’è del sano nella mascolinità, che può anche sfociare nella vulnerabilità. Come in qualsiasi aspetto dell’identità di genere, quando è equilibrata, rispettosa, e consapevole, la mascolinità in sé non è tossica. Tuttavia questa, può diventare problematica quando sfocia in comportamenti dannosi o atteggiamenti che mettono in pericolo la propria stabilità, emotiva e non, e quella degli altri. Motivo essenziale perché si riesca a discernere la “mascolinità” dalla “mascolinità tossica”.

 

di Radu Dudnic


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Classe 2000, ha radici moldave ma la sua crescita fisica, e mentale, avviene in Italia. Autentico poliglotta dall'ampio background culturale, vanta la corretta padronanza di 6 lingue che accosta ai suoi studi di ICT, a Torino. Trova diletto negli sguardi dei passanti, ai quali dedica molti dei suoi versi.

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