SaturDie Ep.5 – Peter Nirsch: il killer divoratore di feti

di Mario
8 Min.

Quando la magia nera incontra lo spirito di un uomo meschino e brutale come Peter Nirsch le conseguenze possono andare oltre il limite concepito dall’essere umano.

Ci troviamo nella fine del XVI secolo, in Franconia: di li a breve avrebbe avuto inizio la storia del killer più cruento che l’umanità abbia mai conosciuto.

520 sono le vittime che i documenti del tempo attribuiscono all’uomo, seppur la stima superi persino le 600. Si tratta di corpi torturati, trucidati spesso di donne incinte, di feti divorati e utilizzati per rituali magici.

Le origini di Nirsch e l’omicidio della moglie

È il 1580, Peter Nirsch si trasferisce da un luogo ignoto in Franconia (regione tedesca), dove si sposa.

I primi mesi del matrimonio sembrano procedere bene: i due vivono insieme e la moglie rimane anche incinta. Basteranno pochi giorni però affinché Peter riveli la sua vera natura.

La donna si trova negli ultimi mesi di gravidanza. È in questo momento che il killer decide di entrare in azione squarciando il corpo della donna. Lo profanò, rimuovendone non solo il cuore ma anche il feto, divorandolo.

Fu il primo caso ufficiale attribuito all’assassino, nonché il primo di antropofagia. Si scoprirà solo in seguito che l’uomo era già stato artefice di molteplici omicidi.

L’apice della carriera del killer di feti

A partire dall’assassinio della moglie e del figlio, le autorità del tempo riuscirono a ricostruire i viaggi di Peter Nirsch, sempre accompagnati da un’intensa scia pregna di sangue.

L’uomo si spostò nella zona del fiume Reno, dando sfogo alla sua furia omicida: si contano circa 200 omicidi risalenti a quel periodo. Ma a mettere i brividi non fu solo il numero esorbitante di vittime.

In seguito alla positiva esperienza antropofaga, avvenuta poco tempo prima, l’uomo decide di dare sfogo alle sue pulsioni uccidendo ben 9 donne incinte. Si trattava quindi di nove feti, nove bambini, dilaniati e divorati durante rituali di magia nera diffusi in quel periodo.

Affinata l’arte dell’omicidio, Peter continua i suoi viaggi spinti dalla sete di sangue, che lo portarono a sud-Ovest della Germania. Qui ebbe modo di spostarsi tra le regioni tedesche del Württemberg, dell’Ulm e dell’Augsburg, tutte zone importanti dell’allora Impero asburgico, che al tempo – già stremate da una lunga serie di guerre e carestie – rimasero sconvolte dalle 123 morti causate dall’assassino.

Non ancora appagato si sposta dalla Germania, dove si era ormai diffusa la sua caccia, per arrivare in Austria e successivamente a Praga e in Boemia. In queste città si intensifica la persecuzione alle donne incinte: sono 13 le madri a patire la furia del killer, insieme ad altre 127 vittime.

Peter Nirsch: i rituali di magia nera

Quello che contraddistingue Peter Nirsch da altri killer e che fu anche la chiave per mascherarlo è sicuramente il controverso rapporto tra i suoi omicidi e i rituali di magia nera.

La ricerca di donne in gravidanza, come rivelato dall’uomo stesso, era finalizzata alla realizzazione di rituali satanici.

Per questo fu possibile per le autorità del tempo riconoscere l’esistenza di un killer artefice dei moltissimi omicidi: tutte le vittime erano accomunate da segni comuni ed evidenti di torture, di tagli. Tutti i casi accomunati da corpi dilaniati, profanati e divorati.

La ripetizione di queste brutali modalità di omicidio è probabile costituisse per Nirsch un rituale capace non solo di proteggerlo dal mondo, ma anche di recare benessere alla propria persona.

In questi riti ruolo fondamentale era costituto dall’oggetto sacrificale: il cuore del feto, divorato dopo essere stato strappato dal grembo della madre.

La confessione e la condanna a morte di Nirsch

Fu però dopo il ritorno in Germania, nella cittadina di Neumarkt, che il mito dell’invincibilità di Peter Nirsch si sgretolò una volta per tutte.

È l’estate del 1581. Il Killer si trova a soggiornare in una locanda in attesa di poter ripartire per Norimberga. Ormai sicuro di sé stesso e delle sue capacità fuori dal comune si sposta tranquillamente tra le stanze della struttura, dirigendosi verso i bagni per lavarsi.

È proprio in questo luogo che l’uomo sente parlare i presenti di un presunto assassino che avrebbe ucciso un numero elevato di vittime nelle zone circostanti. Nonostante il tentativo di nascondere qualsiasi segno di coinvolgimento, quello fu l’istante in cui nacquero i primi sospetti. Alcuni lividi sulla pelle e una cicatrice sulla mascella, insieme a una strana deformazione delle dita in una mano, catturano l’attenzione di un’uomo, che dice addirittura di riconoscerlo.

Peter cerca di mantenere un aspetto sereno, dirigendosi in modo disinvolto nella locanda. Quello che non sa è che due uomini lo stanno seguendo.

Arrivati sul posto, i due riescono a costringere il proprietario della locanda a mostrare loro la sacca lasciata dall’assassino. All’interno trovano alcuni strani oggetti che sembravano ricondurre esattamente ai rituali praticati da Nirsch durante gli omicidi delle sue vittime.

Si trattò di uno scacco matto: avvisate le autorità della città arrivarono ben 8 guardie, che lo arrestarono portandolo in un luogo adibito alla tortura per interrogarlo.

A partire dal 16 settembre 1581 l’uomo venne torturato per due giorni di fila. Fratture agli arti, ustioni del corpo: queste le torture che dovette subire. Pare addirittura che il boia gli inflisse delle grandi incisioni lungo il corpo ricoprendole di olio bollente.

Un dolore da sopportare talmente grande che Nirsch decise di confessare, rivelando gli omicidi effettuati a partire dal 1575. Si trattava di 520 vittime accertate, nonostante la stime fosse addirittura maggiore.

Il 18 settembre 1581 il mondo assistette pubblicamente alla morte del più violento assassino che l’umanità abbia mai conosciuto. Peter Nirsch venne ucciso, fatto a pezzi e appeso su dei pali lungo tutta la città.

Era la fine di un incubo, la storia di una strage umana che si può raccontare solo di SaturDie.

Scritto da Mario Riolo



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