Otto anni senza Giulio Regeni: a che punto siamo?

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 7 Min.

Sono trascorsi otto anni dall’omicidio di Giulio Regeni, studente universitario torturato e ucciso al Cairo, in Egitto.

Oggi delineiamo insieme un excursus della vicenda e comprendiamo a che punto siamo.

Cosa è successo il 25 Gennaio 2016?

Giulio Regeni era uno studente universitario friulano e dottorando presso l’Università di Cambridge. Il 25 Gennaio del 2016 si trova in Egitto per svolgere delle ricerche sul campo sulle associazioni sindacali egiziane al fine di scrivere la tesi.

Quel giorno Giulio esce di casa con l’intenzione di recarsi a piazza Tahir. Destinazione che non raggiungerà mai. Egli, infatti, scompare vicino a una fermata della metropolitana nei pressi del centro. Pochi giorni dopo, il 3 Febbraio, il suo corpo seminudo e con evidenti segni di tortura viene ritrovato lungo la superstrada che collega Il Cairo a Giza.

Su quel viso ho visto tutto il male del mondo e ho detto: perché si è riversato su di lui?”

La mamma Paola dopo aver visto il corpo del figlio Giulio.

L’inchiesta si apre subito.

La morte di Giulio Regeni e i depistaggi

Giulio Regeni

Egitto e Italia avviano due indagini parallele e cercano di fare luce sul caso, ma emergono, fin da subito, i depistaggi. Omicidio passionale? Spaccio di droga? L’omicidio di cinque presunti sospettati inizia ad aprire nuove strade. A casa di uno di questi viene ritrovato il passaporto di Giulio, ma qualcosa non va. Un agente della National security, i servizi segreti civili egiziani, ha portato lì i documenti.

Le indagini dei Pm italiani si concentrano su di loro. Un’ipotesi vede Regeni studiare le associazioni sindacaliste egiziane ed essere considerato una spia. A venderlo ai servizi segreti sarebbe stato il capo degli ambulanti, Muhammad Abdallah, con il quale la vittima sarebbe entrata in contatto durante i suoi studi

La prova video, ritrovata a distanza di un anno, conferma l’ipotesi.

La mancata collaborazione de Il Cairo

Il Cairo, inizialmente, si dimostra poco collaborativo nelle indagini. L’Italia ha la possibilità di interrogare alcuni testimoni, ma solo per alcuni minuti.

Si scopre, inoltre, che le registrazioni video delle telecamere nei pressi della metropolitana sono state cancellate e non sono, per tale motivo, recuperabili. Mesi dopo l’Egitto confessa: Giulio è stato perquisito e indagato dalla polizia, ma non è emerso alcun elemento contro di lui.

2018: una svolta nelle indagini per l’omicidio di Regeni

Giulio Regeni
Amnesty International

A due anni dalla morte di Giulio Regeni, la Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati cinque agenti della polizia segreta egiziana per sequestro di persona, ma tutto si ferma. Ora la palla passa a Il Cairo. Gli assassini, infatti, devono essere perseguiti in Patria.

Nel 2019 si ascoltano le parole di un supertestimone che, secondo quanto scritto da “La Repubblica”, ha ascoltato una conversazione tra uno degli agenti responsabili del rapimento e un altro poliziotto africano. Regeni è stato scambiato per una spia inglese.

Italia-Egitto: i rapporti diplomatici tra mille polemiche

L’ 8 aprile del 2016 Roma richiama il proprio ambasciatore al Cairo, accusando l’Egitto di poca collaborazione. Il 15 agosto 2017, però, tale decisione viene revocata seguita da numerose polemiche sotto lo slogan: “Verità per Giulio Regeni”.

L’Italia nomina un nuovo ambasciatore e i rapporti diplomatici riprendono come se nulla fosse successo. Il 26 gennaio 2019, però, l’allora presidente della Camera Roberto Fico prende posizione e accusa il presidente egiziano Al-Sisi di aver mentito sull’omicidio e non aver mantenuto la promessa di eliminare ogni ostacolo per lo svolgimento delle indagini. Ad Aprile dello stesso anno l’allora premier Giuseppe Conte, dopo aver incontrato Al Sisi, sostiene:

c’è insoddisfazione perché a distanza di tempo non c’è ancora nessun concreto passo avanti che ci lasci intravedere un accertamento dei fatti plausibile.

Saranno proprio i genitori, nella loro infinita battaglia per la verità, a rivolgersi a Giuseppe Conte:

Le chiediamo di essere determinato e incisivo con il presidente egiziano, di andare oltre ai consueti proclami e promesse

La Commissione Parlamentare d’Inchiesta e l’UE

Il 3 dicembre 2019 la la Commissione Parlamentare d’Inchiesta per l’omicidio di Giulio Regeni inizia la sua attività al fine di

verificare fatti, atti, condotte omissive che abbiano costituito ostacolo, ritardo o difficoltà all’accertamento giurisdizionale

Il 7 dicembre dello stesso anno la Commissione pronuncia un’accusa pesantissima:

 Il ricercatore è stato torturato per giorni, ucciso con calci e pugni, colpi di bastone e mazze. Ed è morto presumibilmente il primo febbraio 2016, per la rottura dell’osso del collo. Regeni è finito nella rete degli apparati egiziani, con la complicità di chi lo conosceva: il suo coinquilino avvocato, il sindacalista degli ambulanti e Noura Whaby, la sua amica che lo aiutava nelle traduzioni

Nel 2021 l’allora presidente degli Affari Esteri, Luigi di Maio discute del caso durante il Consiglio degli Esteri Ue,

Caso Regeni: dal 2023 ad oggi

Dalle pagine social di Giulio siamo noi

Non abbiamo aspettative, noi pretendiamo, verità e giustizia, come azioni concrete. Basta, per favore, basta finte promesse. Pensiamo sia oltraggioso questo mantra sulla ‘collaborazione egiziana’ che invece è totalmente inesistente

Intervista de “La Repubblica” ai genitori di Giulio Regeni, 23 Gennaio 2023

Il 20 Febbraio 2024 si aprirà il processo a carico di 4 agenti della polizia segreta egiziana accusati di sequestro, della tortura e della morte del giovane.


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