La barzelletta: tra etimologia e tipologia testuale.

Che grosse, grasse risate

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 6 Min.

Oggi tessiamo un discorso al ritroso. Comprendiamo, insieme, il significato attuale di barzelletta.

La barzelletta è una forma di comicità molto popolare, diffusa in tutto il mondo tra persone di ogni età e ceto sociale. Inventate da autori in genere anonimi e trasmesse soprattutto a voce, le barzellette sono storielle che mirano a farci ridere presentandoci, a sorpresa, situazioni o comportamenti che ci spiazzano in quanto assurdi e incongruenti, cioè contrari al buon senso e alla logica.

Enciclopedia Treccani

Diciamolo: c’è chi le racconta e ci fa nascere una risata spontanea e chi – invece – sta una vita intera a credere di riuscire a narrarle come si deve. E, invece, si trova davanti persone che ridono per educazione. Io, senza dubbio, la seconda. Ma non importa, andiamo oltre!

Perché la chiamiamo barzelletta? L’Etimologia

Muoversi nell’etimologia di una parola è più difficile di far ridere raccontando una barzelletta.

L’unico elemento – quasi certo – è che si tratti di un diminutivo. Presenta, infatti, un segmento finale: “etta”.

Le ipotesi etimologiche sono tante e a fornirle sono i dizionari italiani più autorevoli. Il DEI – Dizionario Etimologico Italiano – ci rimanda al femminile di un termine marcatamente settentrionale: ” bargello” ossia ufficiale di polizia. Barzella – come è ipotizzabile pensare – potrebbe riferirsi a una donna sfacciata perchè energica come un bargello.

All’accezione attuale si sarebbe arrivati con  ‘facezia grassoccia o triviale” che avrebbe perso parte della forza semantica, indicando – quindi – una storiella divertente.

Il DELI – riprendendo il DEI – corregge specificando che a “facezia” si arriva attraverso “azione da bargello” ossia un misfatto, un imbroglio.

La comparsa del termine, nel tardo Rinascimento, porta con sé un significato ben preciso: “breve e rapida canzone a ballo popolare“. La forma grafica della prima attestazione – nel 1504 – è leggermente diversa ossia “balzeretta”. Il poeta Galeotto del Carretto usa il termine per riferirsi alle sue composizioni poetico musicali.

sarebbe il caso di verificare una vecchia ipotesi accennata dal musicologo Fausto Torrefranca (1939: p. 277), che proponeva di rimandare barzelletta al francese bergerette: questa voce, che significa ‘pastorella’, è infatti anche il nome di un tipo di poesia musicale

DELI – Dizionario Etimologico Lingua Italiana

A darci una spiegazione leggermente differente è il LEI – Lessico Etimologico Italiano:

balzeretta f. ‘breve canzone da ballo popolare composta in settenari [LEI 4, 1013, 3]
balzeretta (1504) e balsolata ‘frottola’ (1536ca.) sembra evidente e [LEI 4, 1021, 53]

Sul piano semantico questa ipotesi fa sorgere dei problemi. Ballare e balzellare, infatti, non sono sinonimi. È essenziale, però, sottolineare che il valore poetico – musicale si pone come plausibile base dell’accezione attuale. Quest’ultima si affianca al significato originario già a fine Quattrocento.

Da balzeretta a barzelletta: come ci si arriva?

A spiegarcelo è l’Accademia della Crusca:

Per spiegare il successivo percorso da belzeretta barzelletta o, meglio, barzeletta – siamo nel Nord dell’Italia – servono due passaggi e conviene anzitutto ricordare che le consonanti -l- -r-, tradizionalmente dette liquide, possono anche scambiarsi di posto: il caso più noto è quello dello spagnolo milagro, forma semidotta risalente al latino miraculum (Corominas-Pascual 1981: p. 84).

Si può aggiungere che “in qualche zona della Toscana si trova arale per alare (AIS, 933), balire per barile” (Rohlfs 1966: p. 456). Da belzeretta, insomma, si arriva bene a *berzeletta. Conviene inoltre ricordare che la vocale ‑e– priva di accento e davanti a –r– si apre volentieri in –a, come in sternutire, che passa a starnutire. E si può infine notare che una forma barzeletta, quasi la stessa di quella attuale, si trova già nel citato carteggio di Galeotto del Carretto (Turba 1971: p. 112), in una lettera del 1499 firmata da Isabella d’Este.

La Barzelletta dal punto di vista testuale

Barzelletta

La barzelletta è un tipo testuale ben preciso. Prevede, infatti:

  • un annuncio ( (del genere: «La sai l’ultima?»);
  • una partecipazione dell’uditorio che interagisce in vari modi: collabora non interrompendo il narratore o rispondendo, ad esempio, alle sue domande;
  • risata finale che serra il testo.
  • distinzione netta tra narrazione preliminare e punch – line ossia la battuta finale

Esempio

Narrazione preliminare: Pierino va dalla mamma e le fa “Mamma mamma ho una notizia buona e una cattiva…” “Inizia da quella buona, caro!” “Allora quella buona è che ho preso dieci in classe!” “Bravissimo!!! E quella cattiva?

Punch – line o battuta finale: Quella cattiva è che non è vero!!!

Come si può evincere dall’esempio la narrazione preliminare può anche costituire un filone, quindi, già noto al pubblico. Barzellette su Pierino, sui Carabinieri ecc…

L’aspetto essenziale è che la battuta finale sia sempre diversa!

A provocare il riso sarebbe, infatti, un’incongruenza tra tra schemi (frames cognitivi, matrici logiche, isotopie, significati). In parole semplici e pratiche un discostamento tra ciò che ci aspetteremmo dalla narrazione preliminare e ciò che realmente accade. Usciamo dai nostri schemi e divertiamoci.


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