Iran, le donne allo stadio dopo oltre quarant’anni

di Costanza Maugeri
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Le donne iraniane allo stadio dopo oltre quarant’anni” è questo l’evento della quale oggi vogliamo parlarvi, che rappresenta per il Paese una svolta epocale, non accadeva, infatti, dal 1979, anno della rivoluzione islamica, ad eccezione della partita di qualificazione alla Coppa del Mondo nel 2019.
Le donne sedute in spazi separati da quelli destinati agli uomini hanno potuto assistere alla partita che si è disputata allo stadio Azadi di Teheran tra Esteghlal, squadra locale e il Mes Kerman.
È stato centrale il ruolo della Fifa che ha inviato una lettera al Governo di Teheran chiedendo di consentire la loro partecipazione.

La coppa del Mondo e la rivendicazione della libertà femminile.

Sahar Khodayari, Blue girl


Come accennato all’inizio l’unica eccezione che si è avuta dal 1979 ad oggi è stata la partita di qualificazione alla Coppa del Mondo, in quell’occasione dopo la morte della 29enne Sahar Khodayari, ragazza iraniana che si diede fuoco prima del processo in cui fu accusata di aver cercato di entrare allo stadio travestita da uomo, le donne protestarono e le autorità furono costrette a cedere, permettendo l’ingresso alle donne.
La ragazza soprannominata da allora “Blue Girl”, per i colori della squadra della quale era tifosa è considerata il simbolo delle lotte femministe del Paese.

Il gender gap

Il gender gap (divario o differenza di genere) ha la sua matrice nella cultura e nei meccanismi sociali di un Paese.
Ogni persona è considerata maschio o femmina in base ai suoi organi genitali. Questo non implica, come conseguenza naturale, un ruolo di genere cioè l’insieme dei costrutti sociali assegnati convenzionalmente all’uomo o alla donna. Ruolo che si instaura nel momento in cui, per esempio, ai bambini viene associato il colore blu e alle bambine il colore rosa.

Ancora oggi, nel 2022, le attività domestiche sono considerate quasi esclusivamente una mansione femminile, il calcio è lo sport maschile per eccellenza e le forti reazioni emozionali sono “roba da femminuccia”.

Esistono centinaia di esempi del genere.
Il problema sorge nel momento in cui il ruolo di genere viene considerato parte costitutiva della persona, quello che rende “naturalmente donna” o “naturalmente uomo”, tanto da influenzare o addirittura ostacolare la libera autodeterminazione dell’individuo.
La cultura che regola uno Stato sociale è il risultato di dinamiche costruite dal genere umano, non la regola secondo cui si muove la natura.

Scritto da Costanza Maugeri


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