Il populismo è il problema della politica moderna?

di Alessio Pio Pierro
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 4 Min.

Sarà capitato a tutti di scorrere sui social e vedere video di politici che si scagliano l’uno con l’altro definendo l’avversario come populista. Questa parola, sia da politici che da elettori, giornalisti e personaggi pubblici, viene sempre pronunciata con un’accezzione negativa. Ma perché? Cosa significa davvero “populismo”?

La definizione e la storia del populismo

Partiamo da una definizione da vocabolario.

Forma di prassi politica, tipica di paesi in via di rapido sviluppo dall’economia agricola a quella industriale, caratterizzata da un rapporto diretto tra un capo carismatico e le masse popolari, con il consenso dei ceti borghesi e capitalistici che possono così più agevolmente controllare e far progredire i processi di industrializzazione.

Treccani

Il significato è molto variabile e contestualizzabile. Rimane sempre però l’esaltazione dei valori del popolo tramite un progetto politico.

Si sente parlare per la prima volta di “populismo” durante i movimenti socialisti e anti-zaristi della Russia della seconda metà del XIX secolo. Erano caratterizzati da idee socialiste comunitariste rurali, che gli aderenti ritenevano legate alla tradizione delle campagne russe.

Il populismo proponeva un miglioramento delle condizioni di vita delle classi contadine e degli ex servi della gleba. Era nato per rappresentare il popolo e le grandi masse esaltandone valori, desideri, frustrazioni e sentimenti collettivi o popolari. 

Politicamente parlando, non possiamo parlare di un “populismo unificato” perchè sia la destra – ammiccando al nazionalismo radicale e xenofobia – che la sinistra – basti pensare al presidente venezuelano Hugo Chavez – ne fanno ampiamente uso. Il concetto è troppo vasto e non con ideologie ricorrenti.

Quali sono le sue caratteristiche e i suoi problemi fondamentali?

Le classi politiche populiste, riferendosi unicamente al popolo, mettono quest’ultimo in opposizione a degli “altri”, che possono essere i media o il governo stesso, descrivendoli come corrotti e distaccati dagli interessi della popolazione. Facendo così cercano di creare una sfiducia verso di essi e di conseguenza un pensiero lineare per tutti.

Come attuano tutto questo?

Si mette a capo un individuo carismatico, che possa dare al popolo l’impressione di poter superare qualunque ostacolo sulle sue spalle, si semplificano le questioni diffuse e di facile presa e le si rendono emotive, così da suscitare un’atteggiamento empatico da parte del popolo malcontento e acquisendo così sempre più consensi. Questo però porta alla disinformazione e alla discriminazione verso minoranze etniche, immigrati e chiunque venga definito da loro antipatriottico o non facente parte del “vero popolo”.

Un altro problema figlio del pensiero populista è l’omogeneizzazione dell’intero popolo. Gli interessi vengono generalizzati e le differenze messe all’angolo.

Il binomio populismo-demagogia

La connotazione negativa del termine populismo deriva non tanto da quanto spiegato in precedenza, ma dal suo stretto legame col termine “demagogia”.

Partendo sempre da una definizione di vocabolario:

La pratica politica tendente a ottenere il consenso delle masse lusingando le loro aspirazioni, spec. economiche, con promesse difficilmente realizzabili.

Treccani

Ed è qui che arriviamo a spiegare perché il populismo non può essere la soluzione. Quando il leader populista sale al governo, dopo aver ricevuto consensi dalla popolazione malcontenta, banalizzato la realtà senza alcun dato o spiegazione ed alimentato odio e bufale, non riesce a soddisfare i bisogni della popolazione, risultando infine governativamente incompetente.

Il malessere del popolo accoppiato alla velocità di trasmissione delle notizie populiste alimenta sempre più la disinformazione, dando sempre più potere alle forze popolari-demagogiche che per fame di potere fanno leva sul popolo debole e stufo nei confronti della classe dirigente. Popolo che risulta essere quello sconfitto, privo di autodeterminazione ed emancipazione, vittima di ideali culturalmente e storicamente ad esso lontani.

Scritto da Alessio Pio Pierro

Fonti: Treccani, Wikipedia, Liberties, Libero Pensiero


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