Il mito di Prometeo: il Titano misericordioso degli uomini

di Giorgia Lelii
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 6 Min.

Il mondo dei miti è vario, in forme e categorie. Questa volta, trattiamo di un eziologico, ovvero un mito che cerca di spiegare le cause di un certo evento (la nascita degli uomini e del fuoco). Chi era il Titano misericordioso?

Prometeo

Prometeo era figlio del Titano Giapeto e dell’oceanina Climene (oppure dell’oceanina Asia). Tutta la generazione dei Titani esisteva da prima degli dei, e al tempo controllavano l’intero universo. Prometeo aveva cinque coppie di fratelli gemelli, tutti si ribellarono all’autorità di Zeus. Il Titano, comprendendo l’imminente sconfitta, si schierò dalla parte del dio insieme al fratello Epimeteo. Ciò permise ai due di entrare nella cerchia di amici dell’Olimpo.

Per la fiducia che riponeva in lui, Zeus affidò a Prometeo il compito di forgiare gli uomini. Egli li modellò dal fango e li animò con il fuoco. Una volta creati, il Titano provò fin da subito amicizia con loro: fin dalla prima volta se ne preoccupò.

Il titano Prometeo che modella l'uomo dal fango

Atena e gli altri dei gli regalarono un numero limitato di “buone qualità” da distribuire agli esseri viventi. Epimeteo svolse il compito con molta nonchalance, consegnando tutte le qualità agli animali, e non ne rimasero per gli umani. Il fratello vi rimediò rubando l’intelligenza e la memoria da uno scrigno di Atena, e li donò agli uomini. Perciò, Zeus era fortemente contrariato. Soprattutto perché era timoroso che, con i doni divini, gli uomini sarebbero diventati sempre più forti e potenti.

Lo scherzo del Titano

A quell’epoca, dei e uomini erano un tutt’uno, spesso si ritrovavano ad avere banchetti insieme, a festeggiare e danzare. Proprio in una di queste riunioni, tenutasi a Mecone, avvenne Prometeo commise un oltraggio acausa dell’affetto verso gli umani. Vi era un bue da spartire e mangiare, e il Titano aveva il compito di assegnare le parti a Zeus e agli umani. Così, escogitò un trucco: nascose i pezzi di carne migliori sotto un rivoltante ammasso di pelle del bue. Il resto, ossia le ossa e le frattaglie, lo nascose sotto un invitante strato di grasso.

Naturalmente, Zeus scelse la parte ricoperta dal grasso, ma vuota di carne. Accortosi dell’inganno, infuriato, il dio lanciò una maledizione sugli uomini: essi cominciarono a lasciare agli dei le parti immangiabili delle bestie sacrificate, consumandone invece la carne, in cambio della loro mortalità. Inoltre, per ferire Prometeo, Zeus tolse il fuoco agli uomini e lo nascose.

Prometeo che restituisce il fuoco agli uomini

Privati del fuoco e dell’immortalità, la popolazione sulla Terra venne decimata. Il Titano chiese aiuto ad Atena, che lo fece entrare di notte nell’Olimpo: egli riuscì a rubare il fuoco e a scappare sul carro di Elio (altre versioni raccontano che ritrovò la torcia nella fucina di Efesto, ne rubò qualche favilla e, incurante delle conseguenze, la portò agli uomini). Su tutte le furie, Zeus tentò di far sposare Prometeo a Pandora, la donna più bella mai creata (e sulla quale approfondiremo nella prossima puntata). Avvertito da Epimeteo, il Titano la rifiutò: a quel punto, il sommo dio prese una drastica decisione.

Il bombastic side eye di Zeus

Zeus, furioso, fece incatenare Prometeo alla vetta più alta di un monte. Lì, ogni giorno, l’aquila Aithon andava da lui a squarciargli il petto e il fegato. Essendo il Titano immortale, durante la notte gli organi si riformavano e la pelle si rimarginava: in questo modo, l’aquila aveva da sfamarsi ogni giorno.

Dopo tremila anni di prigionia, Ercole passò nella regione del Caucaso, proprio sul monte dove Prometeo continuava a soffrire. Con una freccia, l’eroe trafisse Aithon e liberò il Titano dalle catene.

Prometeo divorato dall'aquila Aithon

Nella letteratura

Nonostante siano passati molti e molti secoli, la figura di Prometeo è spesso ricollegata ad un simbolo di ribellione e di sfida alle autorità o alle imposizioni. Nelle opere artistiche, il Titano è raffigurato spesso quando il petto gli viene dilaniato dall’aquila, o quando sta rubando il fuoco dall’Olimpo: punti cruciali della sua storia, insomma (raramente viene ritratto vicino a figure dalle fattezze umane). Inoltre, ci sono infinite opere, letterarie e liriche, che hanno il mito come protagonista. Autori come Eschilo, Percy Bysshe Shelley, Luciano di Samosata e lo stesso Giacomo Leopardi lo riprendono.

Scritto da Giorgia Lelii


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