Il 2 Novembre non è importante solo per il nostro Paese e la nostra cultura. Nelle regioni ispanoamericane si celebra “El día de las almas” – il giorno delle anime – che ritornano sulla Terra per poter salutare i propri cari e festeggiare il ricongiungimento insieme.
Il colore usato come ricordo de las almas
Altari, scheletri della cavaliera Catrina dipinti sui volti di grandi e piccoli, fiori di calendula e veli colorati. É tutto quello che anima la celebrazione del día de las almas o de los fieles defuntos – giorno delle anime o dei cari defunti – che si festeggia nella notte tra il 1 e 2 novembre nelle regioni ispano-americane.
Per i popoli andini, la morte non rappresenta la fine della relazione tra anima e corpo mortale, piuttosto si parla di modificazione di tale binomio. La forza vitale delle anime entra in una dimensione esistenziale tale che può influenzare la vita dei vivi. Affinché l’influenza non sia negativa, è necessario eseguire i riti funebri.
Comunemente si pensa a questa tradizione come proprietà unicamente del popolo messicano, ma non è così. Comprende, infatti, tutti i popoli dell’America latina come argentini, messicani, colombiani, venezuelani e peruviani. La tradizione consiste nel credere che, all’alba tra l’1 e il 2 novembre, l’anima dei defunti ritorni nelle case in cui viveva per partecipare ad un banchetto che i suoi parenti hanno preparato con amore e dedizione.
Si preparano altari di ogni genere all’insegna del colore e del ricordo del defunto. Foto che ritraggono i cari ormai nell’Aldilà, animaletti di pane, le bevande preferite, i fiori di calendula – importanti per la tradizione perché accompagnano il defunto sulla via di casa – animano le case e cimiteri.
Le origini del culto
Nella visione indigena, il giorno commemora il passaggio delle anime che ritornano per salutare i cari ancora sulla Terra. Questo culto era alla base della credenza indigena, infatti, ha origini antecedenti ai popoli ispano-americani. I corpi venivano avvolti in una stuoia e i parenti organizzavano una festa per guidarli nel viaggio verso Mictlán.
Questo culto ha poi subito un lungo processo di evoluzione e contaminazione quando i popoli cattolici della Spagna hanno colonizzato queste terre. Secondo René Machaca – antropologo di Tilcara esperto in cosmovisione andina – quello che conosciamo oggi di tale tradizione è la mescolanza tra la credenza cattolica del Giorno di Ogni Santi e Giorno dei Morti con la credenza indigena del Giorno del ritorno delle anime.
Aya Marq’ay Killa, il mese dei defunti
Aya Marcay Quilla è il nome in lingua Aymara di questa celebrazione e significa “mese dei defunti”. Appartiene al calendario rituale agrario e, insieme al culto della Pachamama, è una delle pratiche più importanti della regione.
L’obiettivo dei rituali è che le anime dei morti non commettano danni o vaghino senza meta nel mondo dei vivi. È un esercizio di identità culturale e di riconoscimento della preesistenza perché è un modo per ricordare, non solo gli antenati, ma anche l’intera comunità.
Ogni famiglia visita la tomba dei propri cari e allestisce altari per ricordarli e celebrarli e i cimiteri ricevono visite dai cari dei defunti. Gli aneddoti e la musica sono presenti e creano l’atmosfera della giornata che per nessun motivo deve essere triste o malinconica, la bellezza di questa festività risiede soprattutto nella gioia di poter ritornare in contatto con il proprio caro. Il colore e la musica, infatti, sono i principali componenti che animano strade e case e il calore della gente investe in pieno come un uragano chi sceglie di visitare questi posti sotto tale festività.
I concetti base per comprendere meglio la tradizione del día de las almas
Per chi ha perso un caro, nella nostra cultura, è devastante pensare ad un giorno in cui festeggiare vedendo in questo giorno il ricordo della sua assenza e non, come i popoli ispanoamericani, come un ritorno.
Per comprendere meglio la loro affascinante cultura, bisogna tenere a mente 3 concetti fondamentali:
- Qamasa: forza vitale, essenza, spirito che dà la vita e vive eternamente. Non muore, si trasforma, va e viene.
- Kai Pacha: il mondo del qui e ora, dove vivono i corpi umani.
- Alax Pacha: il mondo di sopra, dove sono le divinità celesti, la dimensione a cui accede l’anima quando lascia il corpo.
Di Carola Antonucci.
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