Eduscopio 2022: Ecco quali sono i migliori licei italiani

di Giorgia Lelii
9 Min.

Da poco è stata pubblicato l’Eduscopio online 2022/23. Ma di cosa parliamo, esattamente?

In poche parole, l’Eduscopio è una guida interattiva, fornita e studiata dalla Fondazione Agnelli. Tale aiuta le famiglie a scegliere la scuola superiore migliore per i figli, indipendentemente dall’indirizzo che essi vorranno seguire. La guida include sia licei che scuole tecniche e professionali, per città e relative zone. I licei artistici sono tasti delicati, perché maggior parte dei loro diplomati si iscrivono all’Accademia delle Belle Arti. Questa offre un percorso di studi pari a quello delle altre università, ma i dati non sono contenuti nelle fonti della Fondazione, dunque indisponibili per l’analisi.

La metodologia per compiere questa ricerca è piuttosto articolata. Si parte con le carriere universitarie degli studenti scelti per lo studio, ricostruite a partire dai dati forniti dall’ANSU (Anagrafe Nazionale degli Studenti Universitari) del Ministero dell’Istruzione, che raccoglie dati amministrativi provenienti dalle segreterie degli atenei, statali e privati. Ovviamente, durante le analisi, c’è stato il rispettato delle norme sulla tutela della privacy. I dati su cu si sono basati gli esperti sono principalmente:

  • caratteristiche demografiche: genere, luogo di residenza, origine italiana/straniera;
  • studi scolastici compiuti: titolo di scuola media superiore conseguito, istituto che lo ha rilasciato, anno solare di conseguimento, votazione all’esame di Stato, età al diploma (bocciature);
  • caratteristiche del corso di studi: ateneo, classe del corso, sede didattica, denominazione corso, eventuale presenza di numero chiuso o programmato;
  • carriera universitaria: anno di immatricolazione, impegno a tempo pieno o parziale, crediti formativi acquisiti, crediti acquisiti per stage, crediti riconosciuti validi per il corso, esami, votazione.

Nello specifico vi sono anche gli indicatori di performance, che aiutano a valutare sia quanti esami gli studenti sono riusciti a passare, ma anche come.

  • Media dei voti conseguiti agli esami universitari, ponderata per i crediti formativi di ciascun esame per tenere conto dei diversi carichi di lavoro ad essi associati;
  • Crediti formativi universitari ottenuti, in percentuale sul totale previsto.

Una volta rese comparabili le performance universitarie degli studenti, se ne può ricondurre la qualità alle scuole in cui hanno conseguito il diploma. La capacità di una scuola di preparare bene agli studi universitari sarà infatti rivelata dalla media delle performance dei suoi studenti nei tre anni considerati. Tenere conto di tre anni successivi fa sì che le scuole vengano valutate per la capacità educativa espressa da un numero maggiore di consigli di classe (insegnanti). La misura sarà dunque più realistica poiché meno dipendente dalle particolarità di una singola “annata” di diplomati e/o di un piccolo gruppo di docenti.

L’edizione 2022/23 contiene l’analisi proveniente da 1.289.000 diplomati italiani di 7.700 scuole in tre successivi anni scolastici (2016/2017, 2017/2018, 2018/2019). Si tratta quindi di studenti che hanno fatto la Maturità prima dell’era Covid, ma, nel caso dei diplomati a giugno 2019, anche delle prime matricole che hanno dovuto fare i conti con gli effetti del lockdown scattato a marzo 2020. Nessuno è stato lasciato da parte: infatti sono stati presi in considerazione sia gli immatricolati iscritti regolarmente, quelli cioè che hanno proseguito gli studi al livello universitario immediatamente dopo aver conseguito il diploma, che quelli “ritardatari”, che si iscrivono al massimo entro 2 anni dal conseguimento del diploma. Ma perché considerare solo le matricole?

  • All’università bisogna partire con il piede giusto: chi abbandona il corso di studi ha quasi sempre un libretto di esami vuoto al primo anno (studente inattivo). Dai dati dell’ANS risulta che oltre il 60% di coloro che abbandonano non ha sostenuto alcun esame. Se si considerano anche coloro che hanno sostenuto al massimo due esami nel primo biennio, la percentuale sale all’80%.
  • Una buona scuola favorisce innanzitutto un migliore impatto con l’università: dopo il primo anno, il successo negli studi risente via via meno dell’influenza delle scuole di provenienza e sempre più dell’esperienza acquisita sul campo (come si frequenta un’università? qual è il miglior metodo di studio? come si struttura un piano di studi? come si programma il proprio calendario degli esami?).
  • I corsi di laurea hanno diverse articolazioni e durate: per questo è preferibile confrontare gli esiti nel primo anno, quando in ogni corso di laurea vengono impartiti gli insegnamenti di base propedeutici per l’intero percorso di studi.

Tutto questo per quanto riguarda gli esiti universitari: come funziona per quelli lavorativi? quindi studenti che hanno ottenuto il diploma in una scuola ad indirizzo tecnico o professionale?

  • caratteristiche demografiche: genere, luogo di residenza, origine italiana/straniera;
  • studi scolastici compiuti: titolo di scuola secondaria di II grado conseguito, istituto che lo ha rilasciato, anno di conseguimento, votazione all’esame di Stato, età al diploma (bocciature).

Si prendono inoltre in considerazione i dati delle COB (Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro). Per ogni diplomato considerato si riconducono tali dati ai relativi rapporti di lavoro, legandoli tra loro in un percorso di carriera. Per ogni singolo rapporto sono dunque in grado di conoscere:

  • la data di inizio;
  • la data di fine;
  • la durata del rapporto;
  • le modalità di lavoro (part time/full time)
  • il tipo di contratto (tempo determinato/indeterminato) e inquadramento (qualifica);
  • il comune di lavoro;
  • il settore economico in cui opera l’impresa che assume.

Novità di stampo recente è stata quella di usare il Covid come metro di valutazione.

I dati ci dicono che il Covid ha avuto forti ripercussioni sui percorsi dei diplomati degli istituti tecnici e professionali che hanno scelto di cercare lavoro: il tasso di occupazione calcolato da Eduscopio per i diplomati del 2019 che hanno cercato l’impiego in piena pandemia risulta dell11% più basso rispetto ai diplomati del 2017. Dopo il forte calo degli apprendimenti registrato dall’Invalsi nel 2021 e 2022, la pandemia rischia dunque di lasciare segni profondi anche sulle prospettive di lavoro di questa generazione

Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli.

Di seguito, il link dove consultare le distinzioni che sono state fatte per Milano, Roma, Torino, Napoli e relative zone interurbane: https://www.corriere.it/scuola/secondaria/cards/eduscopio-2022-ecco-classifica-scuole-superiori-milano-roma-torino-napoli/liceo-scientifico-milano-hinterland.shtml

Per maggiori dettagli sulla metodologia per l’analisi della Fondazione Agnelli: https://eduscopio.it/dati-e-metodologia#q-8

Scritto da Giorgia Lelii


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