Messina, per il ponte sullo stretto verranno effettuati degli espropri

di Alessia Giurintano
5 Min.

Al via la procedura per gli espropri relativi al ponte sullo stretto di Messina. 

La società che ha in carico il progetto ha pubblicato la lista delle proprietà interessate dal comunicato. 

Tuttavia, lo sgombero o la demolizione sono lo step finale di un iter ben più lungo. 

Prima, infatti, il progetto deve essere approvato dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile (CIPESS).  

Inoltre, ancora prima della conferma del CIPESS, è prevista una analisi del progetto da parte della conferenza dei serviziche coinvolge tutti gli enti. 

Sono 450 le famiglie, tra Sicilia (350)e Calabria (150), che dovranno lasciare le aree dove si svolgeranno i lavori per il ponte sullo Stretto. 

Gli espropri, infatti, coprono una superficie di 3.7 milioni di metri quadrati tra Sicilia e Calabria. 

La lista è disponibile sul sito, in formato digitale, ma può essere consultata anche in modalità cartacea sui quotidiani nazionali. 

Inoltre, verrà affissa sugli albi pretori (cioè municipali), di ciascun comune italiano coinvolto nel comunicato.

dal Corriere della Sera

Come funziona un esproprio? 

Con il termine esproprio, si intende un provvedimento volto ad acquisire la proprietà -o i diritti- di un bene immobile per la costruzione di un’opera pubblica (o privata di pubblica utilità). 

I proprietari hanno diritto, secondo la normativa italiana, a ricevere una indennità, il cui valore è quantificato da una apposita Commissione. 

L’espropriazione è disciplinata, in Italia, dal codice civile e il Testo Unico Espropri (D.P.R. 327/2001).

Gli espropri per il ponte sullo stretto di Messina non sono una novità: un passo indietro al 2011

La lista degli espropri era già stata pubblicata nel settembre 2011, dando la possibilità ai proprietari di sollevare osservazioni e obiezioni per i 60 giorni successivi. 

Il governo tecnico di allora, guidato da Mario Monti, considerò il progetto per il ponte sullo Stretto troppo costoso.

Oggi il governo di Giorgia Meloni ha recuperato ha ripreso in mano quelle carte, riproponendolo. 

Il progetto del ponte non esclude l’indennità (anche) ai mafiosi

Lo Stato sembrerebbe dover pagare anche le ‘ndrine calabresi di Vibo Valentia.

Si tratta della famiglia Mancuso, precisamente di Carmina Antonia Mancuso, nipote di “Don Ciccio”, e di sua figlia Pantalea Orfanò. 

Alla lista si aggiungo altri eredi della cosca, come Daniela Lemma, figlia della sorella di Carmina, Rosaria Mancuso. 

A questa famiglia appartiene una considerevole parte di «una superficie posta su un rilievo collinare, un tempo utilizzata come cava di inerti per la produzione di calcestruzzo e dei rilevati compresi nelle opere di costruzione del porto di Gioia Tauro».

Questo è ciò che si legge nel comunicato. 

In buona sostanza un’area che però ora è in stato di abbandono e degrado

Un altro beneficiario dell’indennità è Francesco Naso, imprenditore condannato a 18 anni di carcere in primo grado per associazione mafiosa.


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