Giornata mondiale della voce: tra fonetica e contemporaneità

di Costanza Maugeri
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 21 Min.

Oggi, 16 aprile, è la giornata mondiale della voce. Ricorrenza che nasce – nel 1999 – in Brasile dalla comune iniziativa di medici, linguisti, cantanti e – in senso lato – di tutte quelle figure professionali che sensibilizzano sul benessere della voce e delle corde vocali. Nel 2002 gli Stati Uniti l’hanno riconosciuta ufficialmente come World Voice Day. Oggi ne parliamo dal punto di vista linguistico.

La fonetica: la scienza che studia i suoni

Quale disciplina studia la voce? La voce umana come risultato di una specifica nostra produzione e ricezione di suono è l’oggetto di studio della fonetica. Che possiamo concepire come una branca della linguistica ossia la scienza che studia il linguaggio (facoltà che permette agli esseri viventi di trasmettere informazioni e, quindi, interagire) e le lingue (nell’uomo sono le declinazioni concrete attraverso cui il linguaggio si manifesta).

A  sua volta, la fonetica si articola in:

  • articolatoria: che studia e descrive  – specificatamente – il processo di produzione dei foni e dei suoni linguistici;
  • acustica: lo studio della natura fisica del suono. Essa è considerata un ramo della fisica;
  • uditiva: questa branca studia, invece, la ricezione del suono da parte dell’ascoltatore.

La voce: definizione e produzione

Apparato fonatorio
apparato fonatorio umano

Gli esseri umani come producono i suoni? Quando respiriamo, un flusso d’aria proveniente dai polmoni viene spinto verso l’esterno senza incontrare ostacoli, per tale motivo, l’espirazione è silenziosa. Se questo stesso flusso nel suo percorso verso l’esterno incontra  – nel canale – degli ostacoli: occlusioni o restringimenti, produrrà dei foni , ossia i suoni del linguaggio umano.

 Il canale di cui ho accennato è detto apparato fonatorio. Che genera e modifica la voce ed è formato da organi differenti: polmoni, trachea, laringe, faringe, velo palatino, cavità orale, cavità nasale, lingua, denti, labbra.

Esso non ha come funzione primaria la fonazione. I suoi organi, infatti, sono parte dell’apparato respiratorio e – in parte – di quello digerente. Questa caratteristica ha la sua spiegazione nell’evoluzione umana.

Solo – infatti – dopo un lungo processo evolutivo l’essere umano sembrerebbe aver scelto la voce come mezzo di comunicazione. Significativo – in tal senso – risulta come l’udito sia già sviluppato alla nascita se non prima, mentre la capacità di parlare si acquisisce dopo un significativo arco di tempo.

La voce non era l’unica scelta possibile per comunicare…

Nel processo evolutivo avremmo potuto selezione qualsiasi tipologia di innovazione funzionale ed anatomica per poter comunicare (es: comunicazione gestuale). Abbiamo scelto quelle che ci hanno permesso di comunicare oralmente perché è maggiormente funzionale per la nostra vita quotidiana. L’essere umano, infatti,

  • può parlare anche senza vedere l’interlocutore e senza essere visto;
  • può comunicare mentre ha mani e corpo occupati a fare altro;
  •  può modulare la sua voce in base alle esigenze del contesto comunicativo (urlare o bisbigliare);
  • parlare, simultaneamente, a un gruppo significatamente ampio di persone;
  • con la sua voce può rendere le più sottili sfumature dello stato d’animo umano, percepibili, anche, all’orecchio dell’interlocutore;
  • ha una voce distintiva e unica quindi può servire anche da raffinato strumento di riconoscimento.

Esiste la voce se nessuno può ascoltarla?

Voce umana

La percezione della voce è fondamentale per la buona riuscita della comunicazione. E si articola in due fasi: la percezione esterna che è fondamentalmente meccanica e quella interna che si caratterizza  per essere – prevalentemente – neuronale.

Ma proviamo a rispondere alla domanda che dà il titolo al paragrafo. Esiste la voce se nessuno può ascoltarla? Comunemente saremmo spinti a rispondere in maniera affermativa. Ma in realtà, i suoni e, quindi, anche la voce se non vi è nessuno che li può ascoltare, cioè, che non possiede un apparato psicofisico che li raccolga e li elabori; sono semplici oscillazioni d’aria.

Vi porto un esempio: l’udito umano ha dei limiti oggettivi. Noi, infatti, sentiamo solo i suoni che vanno dai circa 20 ai 20.000 Hertz. Devono avere – inoltre – una certa intensità (non troppo bassa, ma nemmeno troppo alta perché potrebbero provocare dolore).

Tutto ciò che è inferiore (infrasuoni) o superiore (ultrasuoni) a questo range di frequenza non lo percepiamo. Le vibrazioni prodotte dei pipistrelli come radar acustico – ad esempio – non le sentiamo e – quindi – siamo indotti a pensare che non esistano.

La percezione interna

Ognuno di noi percepisce la propria voce, ma in maniera diversa dai nostri interlocutori. Pronti? Oggi vi spiegherò perché quando ascoltiamo la nostra voce in un vocale ci sembra così diversa dal solito. Che poi – in realtà – è il modo in cui la percepisce –  giornalmente – chi l’ascolta.

Quando parliamo – a differenza del nostro prossimo – percepiamo la nostra voce, oltre che attraverso il canale esterno, anche attraverso quello interno nel quale le vibrazioni si propagano attraverso le ossa del cranio.

Auto percepirsi è fondamentale, inoltre, perché ha una funzione di autocontrollo. Il bambino, nella fase di apprendimento linguistico per imitazione, si ascolta e si autocorregge.

Ogni voce è unica

Come accennato in precedenza, la voce è un raffinato strumento che ci permette – se lo conosciamo – di riconoscere la persone che stiamo ascoltando. Ma perchè?

Ognuno di noi presenta delle caratteristiche e delle differenze morfologiche, anche minime, negli elementi che concorrono maggiormente nella fonazione: l’apparato respiratorio che influenza l’intensità della voce e che determina il volume; la laringe sede delle pliche vocali (dette, comunemente, corde) che determina l’altezza (in un una scala da grave ad acuta) e le cavità (cavità orale e nasale) che determinano la differenziazione timbrica.

Se ci pensiamo bene, la voce ci dice moltissimo, anche, sul sesso, l’età, la provenienza geografica, il grado d’istruzione di chi parla. Ma non solo. Scendiamo ancora più in profondità. Quante volte ci hanno chiesto, ascoltando solo la nostra voce, se stessimo male, se fossimo emozionati.

  • Ma cos’hai?
  • Niente (una delle più grandi menzogne)

Si, perchè la voce si supera, va oltre la lingua stessa. Può comunicare rabbia, fastidio, stanchezza, gioia, imbarazzo, paura (pensiamo alla voce che trema). Possiamo modularla in base a ciò che vogliamo esprimere volontariamente: fermezza, permissività, ironia ecc… In tal senso, nonostante sia lo strumento della comunicazione orale è come se, non solo la superasse, ma la precedesse.

La tecnologia ha messo in crisi la voce umana (e il nostro concetto di essa)

voce artificiale

Partiamo dal presupposto che, per natura, ad ogni voce associamo un corpo, una persona. E, quindi, fino alla comparsa delle innovazioni tecnologiche novecentesche e, forse, ancor di più a quelle strettamente contemporanee, il nostro concetto si lega a questa idea.

Ad oggi, esso è entrato in crisi. E, forse, non ce ne siamo nemmeno resi conto.

Pensiamo, prima di tutto, alla radio, al telefono, alla tv: la voce come registrazione, la voce trasmessa attraverso un corpo che non è quello umano, o meglio, non in maniera diretta. Quindi abbiamo iniziato a classificare come “voce” anche il suono che ascoltiamo nel vocale di un amico o quella del presentatore alla tv. E non è scontato.

Ma facciamo ancora un passo in avanti e immergiamoci negli anni 2000, in particolar modo, nel presente. Quello in senso stretto.

La voce alla tv o la voce di un vocale si originano, comunque, da un corpo umano e ci giungono attraverso un altro strumento. E quindi, seppur, traballante, il concetto di voce umana rimane, non possiamo dire lo stesso per la voce artificiale.

Che è a tutti gli effetti senza corpo, ma soprattutto non è unica. Di tutti e di nessuno. Si, perchè, spesso si crea e si basa su un repertorio di voci umane senza proprietario. Pensiamo, poi, all’intelligenza artificiale e alla possibilità di clonare la voce di qualcuno e usarla per scopi più o meno nobili; lì a crollare non è solo la nostra idea di voce, ma un sistema di certezze. Cosa è vero? Cosa non lo è? E l’emozione, il sentimento? La voce che trema? La possibilità di capire come sta una persona? Di entrare in empatia con ella?

Abbiamo parlato di voce perchè questa giornata nasce per sensibilizzare sulla sua importanza. Credo sia essenziale, senza demonizzare le nuove tecnologie, riconnetterci al quel corpo – voce. Che voglio intendere, in senso più ampio, come persona – corpo. Si perchè, non tutte le persone hanno la possibilità di parlare, ma tutti possiamo comunicare. Con gli occhi, con i gesti, ma per farlo dobbiamo (ri)iniziare a vedere l’altro, (ri)ascoltarlo, (ri)percepirlo.

Bibliografia: Voce, il corpo del linguaggio di Federico Albano Leoni; Le lingue e il linguaggio, introduzione alla linguistica di Giorgio Graffi e Sergio Scalise


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