Corte d’Appello, sì alla dicitura “genitori” sui documenti

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 3 Min.

Bocciato il decreto di Matteo Salvini del 2019 che imponeva le diciture “padre” e “madre” al posto di “genitori”

«La Corte d’Appello di Roma smentisce il Ministero dell’Interno e lo condanna ad applicare la dicitura “genitori” o altra dicitura che corrisponda al genere del genitore sulle carte d’identità elettroniche rilasciate a persone minorenni».

È quanto reso noto dall’associazione Famiglie Arcobaleno, che ha seguito il ricorso di due mamme contro il decreto approvato da Matteo Salvini nel 2019, in qualità di ministro degli Interni. L’allora ministro del governo Conte I, aveva infatti deciso di eliminare la dicitura “genitori” dai documenti a favore di “padre” e “madre“.

Questa decisione si estendeva anche ai casi delle famiglie omogenitoriali, e più in generale ai casi di famiglie non tradizionali. Ciò era ritenuto già all’epoca discriminatorio contro queste famiglie, poiché cancellava dai documenti il riconoscimento delle stesse.

A Spectator with a LGBT Rainbow Flag at London's Pride Par… | Flickr

Contro il decreto aveva fatto ricorso una coppia di mamme nel 2020, prima al Tar del Lazio, e poi al tribunale di Roma. Seguita da Famiglie Arcobaleno, la coppia ne aveva chiesto l’inapplicabilità al proprio caso alla sezione civile del tribunale di Roma. Nel 2022, il ricorso presentato dalla coppia era stato accolto dal tribunale romano.

Secondo i giudici il decreto era di fatto illegittimo, in quanto «integra gli estremi materiali del reato di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atto pubblico».

Nei giorni scorsi la Corte d’Appello ha confermato la sentenza del 2022, e imposto al ministero dell’Interno di pagare le spese processuali.

«Se nei registri è indicato che è figlio/figlia di due madri, una delle quali lo ha adottato, allora i “modelli ministeriali” devono rispettare quella indicazione e sulla carta d’identità devono essere indicate due madri (o eventualmente due padri). Noi lo abbiamo sempre pensato, il Tribunale ci aveva dato ragione, adesso la Corte d’Appello lo ha confermato, non possiamo che essere felici»

Lo hanno dichiarato l’avvocata Susanna Lollini e l’avvocato Mario Di Carlo che hanno difeso la coppia

La sentenza del tribunale di Roma riguarda però solo il caso specifico delle due donne. Nonostante l’importanza simbolica della decisione del tribunale – a cui si aggiunge il parere del Garante della privacy – non sembra che il decreto possa cambiare.

L’attuale governo – che da sempre è vicino agli ambienti contrari al riconoscimento delle coppie arcobaleno – non ha dato segnali di essere intenzionato a cambiare linea.


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