Aspettare 100 anni per conoscere, una legge ormai obsoleta

di Antonucci Carola
6 Min.

Quella che comunemente viene chiamata “legge dei cent’anni” è la legge 184 del 1983 che impedisce ad un figlio di conoscere il nome del genitore. Più nello specifico, non permette di risalire alle proprie origini – in caso di parto anonimo – fino al compimento del centesimo anno di età.

Più che una legge, una punizione di cent’anni

In Italia sono circa 400 mila le persone che non sono state riconosciute al momento del parto. Da anni molti di loro si battono e si mobilitano per scoprire – anche via facebook – le proprie origini e il nome di chi li ha abbandonati.

Quello che spinge molti di loro a cercare le proprie radici non è solo il sapere il nome del genitore, ma anche quello di conoscere la propria identità che per anni è rimasta nell’ombra, sapere da dove si proviene e il motivo dell’abbandono.

Lo scoglio, come si è capito, per queste persone è proprio la legge dei cent’anni – 184/83 – che ha l’aria di sembrare a tutti gli effetti una punizione. Legge messa spesso in discussione negli ultimi anni, anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Nel 2012 la prima sentenza della CEDU ed infine la Corte Costituzionale Italiana che ne ha dichiarato l’illegittimità costituzionale.

Per ogni abbandono c’è sempre una motivazione dietro

Legge dei cent'anni, cosa si può fare per conoscere l'identità della madre biologica
Orfanotrofio, i figli di nessuno ©  Promozione Umana

Nel 2016 è stata portata in Senato la calendarizzazione di una proposta di legge – DDL 1978 – che darebbe una seconda chance ai figli di ignoti. Questo decreto legge prevede che «il tribunale per i minorenni, valutata la richiesta di accesso ai documenti da parte dell’adottato, verifichi se la volontà di anonimato della madre sia ancora attuale o sia mutata».

Ricordiamoci sempre che dietro una storia di un abbandono c’è sempre una trama complicata, una motivazione legata alla singola persona o imposta dai familiari nei casi di madri minorenni. Per quanto la legge possa sembrare – e molto probabilmente lo è – sbagliata, non bisogna oltremodo giudicare o denigrare la scelta dell’anonimato genitoriale.

Se pensiamo che un tempo, un figlio di una ragazza madre minorenne o concepito con adulterio fosse una vergogna per la famiglia e il capofamiglia, pare forse quasi giustificata una maggiore tutela della privacy. Queste madri, dopo anni di anonimato, potrebbero anche accettare di revocare l’anonimato se venisse loro chiesto. Anonimato imposto anche a loro da parte di terzi.

In attesa che tutto cambi, migliaia di storie vengono raccontate

Legge dei cent'anni, scopre chi è la madre a 78 anni
Scopre l’identità della madre a 78 anni © Messaggero Veneto

In attesa che tutto cambi in via definitiva, rimangono migliaia di persone che cercano disperatamente e raccontano le loro storie appassionatamente, nella speranza che vengano ascoltate e anche aiutate.

Un diritto, che forse in molti non sanno di avere, è quello di poter richiedere la cartella clinica all’ospedale in cui si è nati. L’ospedale ha l’obbligo di consegnarla oscurando i dati sensibili – nome e cognome della madre – senza però dover oscurare la presenza di informazioni molto utili.

Prendiamo in esempio una cartella clinica dove si evince che la madre non era al suo primo parto, il richiedente scoprirebbe così di avere dei fratelli o sorelle.

All’orfanotrofio che ha ospitato il neonato nei primi anni d’età si può richiedere la cartella clinica di permanenza all’istituto. Questo documento, detto “diario di accrescimento”, registra ogni singolo tassello della vita del bambino e può rivelarsi molto prezioso. Sul diario è indicato anche il tipo di allattamento, nel caso in cui sia avvenuto in forma naturale vi sono i nomi delle balie sottoposte alla nutrizione del neonato.

Se entrambi i genitori adottivi sono morti, è possibile ricevere il fascicolo personale che raccoglie le informazioni che riguardano il neonato dal giorno in cui è entrato nell’istituto al giorno in cui lo ha lasciato. All’interno ci sono le prime pratiche dell’adozione, dell’affidamento e delle relazioni degli assistenti sociali. Molto spesso, si possono trovate all’interno le lettere delle madri biologiche che – nonostante l’anonimato – vogliono interessarsi sulla salute del bambino.

Infine si possono richiedere all’archivio degli ex orfanotrofi, al compimento dei 70 anni d’età, le buste gialle. In queste buste gialle ci sono i dati delle madri, obbligatori per legge in caso di malattie veneree del bambino. Un altro documento da poter richiedere, in caso non lo si ha già, è il decreto di adozione. Qui, a volte, è presente la dichiarazione di adottabilità con i dati della madre biologica.

Le storie che ispirano il cinema: la legge dei cent’anni raccontata

Il 7 settembre uscirà nelle sale italiane il film Il più bel secolo della mia vita. Il film racconta proprio il disagio, dei figli ignoti, che crea questa legge.

Il protagonista, Gustavo, non ha mai conosciuto la madre biologica proprio a causa di questa legge. Ora, che di anni ne ha 100, potrebbe conoscere il suo intero passato. Ad aiutarlo, un giovane uomo con il suo stesso destino, Giovanni. Insieme si abbatteranno sull’assurda legge dei cent’anni.

Il film di Alessandro Bardani, è stato applaudito al 53° Giffoni Film Festival.

Di Carola Antonucci.

fonti: barinedita, cineuropa, la testata magazine


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