SaturDie Ep.31 – Il dramma di Denise Pipitone

di Gaia Vetrano
19 Min.

Denise Pipitone non è una bambina come le altre, perché lei a casa non ci metterà più piede.

Alla base di questa storia vi è la consapevolezza che, momentaneamente, non vi è alcuna conclusione. Non vi sono risponde e non esiste alcun colpevole o carnefice.

Solo domande, su dove sia Denise. Chi si chiede se sia ancora viva. Che aspetto abbia. O se eventualmente sia già morta. E poi, chi l’ha portata via, e perché.

È marzo 2021 quando uno dei casi di rapimento più famosi del nostro paese viene riaperto. Ogni qual volta ci si riappropria del nome di Denise, Mazara del Vallo, si tramuta in un set cinematografico. Si riempie di cameramen, fonici e giornalisti, che non sono lì a narrare delle bellezze della Trinacria.

Come si affronta una storia così complessa, la cui protagonista è una bambina di soli quattro anni. Chiunque si ritrovi ad affrontare questo caso, dovrà prima o poi porsi questa domanda.

La vicenda di Denise Pipitone si può raccontare in tanti modi. I media lo sanno, e sottopongono la comunità siciliana a un estenuante ciclone di attenzioni mediatiche. Tra tutti Piera Maggio, la madre di Denise, che, come tutti i protagonisti di questa storia, è inseguita dalle telecamere.

In questo caos non è semplice ripercorrere i diciannove anni di questa vicenda, che hanno sicuramente colpito nel profondo i diretti coinvolti.

Olesya Rustova, l giovane scambiata per Denise

Partendo proprio dal 2021, anno in cui Olesya Rostova, dalla gelida Russia, è in cerca della madre. Quale modo per farlo se non presentandosi in televisione? Il programma che la ospita è Pust’ govoryat, ossia “Lasciali parlare”, e la giovane non ricorda nulla riguardo l’identità di sua madre. Ciò che è certo è che i lineamenti del suo volto assomigliano a quelli che Denise avrebbe dovuto avere nello stesso anno.

Il web impassisce, così come la tv italiana e quella russa.

Come dice Federica Sciarelli in diretta su “Chi l’ha visto?”, sarebbe troppo bello per essere vero. E infatti è proprio così. Quella non è la piccola Denise, scomparsa nel 2004.

Da quel momento ricominciano però le ricerche, spinte da una nuova fiamma.

Se siamo qui oggi, non è per raccontarvi nuovi risvolti del caso, perché questi non ne abbiamo. Ma siamo qui per ricostruire la vicenda, per narrarvi gli ultimi diciannove anni. Perché, come disse la stessa Piera Maggio, per quanto questa storia possa risultare dolorosa, parlarne è l’unico modo per sperare di ottenere nuove informazioni su Denise.

È il 1° settembre del 2004.

In Sicilia a settembre è ancora estate. Soprattutto a Mazara, dove il sole tramonta sulle montagnette di sale marino, mentre i raggi collimano sull’acqua. Qui, in provincia di Trapani, vivono ben 50mila persone.

Kevin Pipitone, come tutti gli altri bambini del posto, ha undici anni e tra qualche giorno deve ritornare a scuola. La mattina del 1° settembre è uno degli ultimi giorni d’estate. Sua madre, Piera, ha un corso di aggiornamento di informatica; quindi, anche lei esce la mattina presto di casa.

Prima di andare, però, porta i due figli, Kevin e Denise, a casa della nonna Francesca. Lì si respira odore di casa, tra il profumo del mare e quello della pasta con le lenticchie. A un certo punto, nel corso della mattinata, arriva Agostino, xio dei Pipitone.

Questo si porta in giro Denise per un’oretta. Insieme svolgono delle commissioni, lasciando per un po’ la nonna libera. Quando la bimba ritorna a casa, le due scendono nel garage, che costituisce un ambiente di ritrovo per la famiglia, essendo questo adiacente con la cucina.  

Alle 11:30 Kevin, nonostante le raccomandazioni della mamma, crolla a dormire, mentre la piccola Denise gioca nel marciapiede di fronte il garage con alcuni vicini, tra cui il cugino Salvatore. L’acqua bolle, così la nonna cala la pasta. Nessuno dà più occhio a Denise.

Le lenticchie sono pronte quando Salvatore decide di tornare a casa. Prima però chiede di Kevin, per salutarlo. Ma questo sta dormendo, quindi l’altro va via. Denise comincia a seguirlo, ma quando Salvo si tira dietro di sé il cancelletto, rimane da sola per strada.

Nel frattempo la pasta è pronta. Il piatto di lenticchie profuma di buono. Un pasto caldo, nonostante il caldo estivo, ci vuole sempre. Così la nonna risveglia Kevin e poi chiama la nipotina più piccola.

Chiama il suo nome una volta, poi due. Ma Denise non arriva, così la chiama una terza e poi una quarta volta. Ma della bambina non sembra esserci traccia. In un attimo anche Kevin si mette in cerca della sorella.

In un solo istante, Denise Pipitone scompare nel nulla. La nonna, disperata, chiama aiuto. Nessuno, quel giorno, avrebbe mangiato quel piatto di pasta e lenticchie.

Denise Pipitone

Il dramma dei due padri

I Pipitone abitano in una palazzina tra Via Domenico La Bruna e Via Castagnola. Qui si trovano le case non solo dei genitori di Denise, ma anche dei nonni e degli zii.

L’ultima a vedere la bambina è proprio la zia, Francesca Giglio, che la nota nel giardino di fronte casa sua. Infatti, a distanziare la casa della nonna della bimba con quella dei cugini ci sono solo venti passi. Sul momento, tutti pensavano fosse con un parente, e non sola.

Probabilmente, era davvero in compagnia di qualcuno. Qualcuno con cui però non avrebbe dovuto essere.

Quel giorno l’ultimo istante di vita quotidiana evapora.

Immediatamente Antonino Galici, lo zio di Denise, chiama i soccorsi. Prima che le Forze dell’Ordine comincino a cercare la bambina passano cinquanta minuti. Nel frattempo viene allertato il telegiornale locale. I primi sospettati sono proprio i familiari, perfino Kevin.

Ma i drammi si concentrano, principalmente, sull’immagine della famiglia Pipitone, in particolare sulla figura paterna. Toni Pipitone assume infatti il ruolo di pater familias: un individuo silenzioso, taciturno, che spesso sta in disparte. Di fronte alle telecamere è schivo e riservato.

Inoltre, non è il vero padre di Denise.

E per raccontarvi della scomparsa di Denise, non possiamo prima narrarvi la storia di questi due padri, e del dramma familiare che li coinvolge.

Tutto ha inizio nel 1999. Piera Maggio è sposata con Antonino Pipitone, che però vive e lavora in Germania, e i due hanno un figlio, Kevin. Giacoma, sorella di Piero, le presenta Anna Corona. Le due si frequentano.

Quest’ultima è sposata con Pietro Pulizzi, conducente di autobus, da cui ha avuto due figlie, Jessica e Alice Pulizzi. Il matrimonio tra i due, purtroppo, non va a gonfie vele, e i problemi aumentano dopo l’arrivo di Piera nella vita di Pietro.

Denise e Pietro Pulizzi
Denise e Pietro Pulizzi

Tra i due scoppia una scintilla che si trasforma in una relazione extraconiugale. Infatti, il rapporto matrimoniale tra Piera e Antonino Pipitone era, a detta di lei, già concluso sentimentalmente, nonostante vivessero assieme nello stesso nucleo familiare.

Dal rapporto tra Pietro e Piera nasce, il 26 ottobre del 2000, Denise, una bambina fortemente voluta. Questa assomiglia particolarmente a Pietro, ed è da questa morbosa somiglianza che Anna scopre il tradimento. Decide per questo di divorziare dal marito, mentre Piera continua a crescere la figlia anche con l’aiuto di Antonino Pipitone, a cui non dirà di averlo tradito.

Anna Corona

Per i primi quattro anni di vita, la piccola vive circondata d’amore. Vi raccontiamo adesso gli eventi successivi alla scomparsa.

È stata davvero Jessica?

Il caso di Denise Pipitone è uno dei più costosi mai sostenuti dal nostro paese. Ben 30 milioni di euro e 500 mila pagine di verbale.

Jessica Pulizzi

I sospetti ricadono immediatamente su Jessica Pulizzi, una delle due figlie di Pietro Pulizzi. È addirittura quest’ultimo ad accusarla, insieme a sua sorella Alice. Per quanto riguarda infatti la prima famiglia di Pietro, ciò che sappiamo è che Anna Corona non accettò mai la fine del matrimonio con Pietro, e soprattutto conosciamo anche il possibile astio che questa provasse nei confronti della famiglia di Piera.

Difatti, il rapporto tra Piera e Pietro nasceva come extraconiugale, e andava avanti da molto tempo. Possiamo quindi immaginare la rabbia che Anna provava nei confronti di Piera.

È proprio dalle prime indagini che trapela fuori la questione della legittimità di Denise. Antonino Pipitone scoprirà proprio in questo modo di non essere il padre biologico della bambina.

Jessica, secondo le Forze dell’Ordine, si sarebbe occupata in primis di rapire la piccola. Secondo i giudici la decisione di sottrarre la minore sarebbe stata presa senza premeditazione, in un momento di rabbia o frustrazione. A spingerla probabilmente l’odio nei confronti del padre Pietro, che da sempre avrebbe riservato molte più attenzioni a Denise rispetto che alle altre due figlie.

Piera riferisce agli inquirenti che i suoi sospetti nei confronti di Anna Corona erano dovuti anche a causa di alcuni episodi che si erano verificati mesi prima della scomparsa della bimba. In particolare, qualcuno aveva dato fuoco all’erboristeria della sorella, Giacoma Maggio, e da alcuni mesi continuava a trovare le ruote della macchina bucate o la carrozzeria sfregiata. Come se stessero cercando di avvertirla.

Dopo la scomparsa della bambina le indagini cominciano proprio dalla casa di Anna. Nonostante le testimonianze dei vicini di casa riferiscano il contrario, le Forze dell’Ordine avrebbero perlustrato la casa. In realtà, gli inquirenti avrebbero trovato la Corona chiacchierare nell’androne di casa con una sua vicina, così Anna li avrebbe invitati ad entrare non nella sua abitazione, ma in quella accanto.

Si tratterebbe di un errore da parte della Polizia? Difatti, nonostante la Corona successivamente abbia ripetuto più volte che gli inquirenti sapessero che quella non fosse casa sua, sui verbali non si legge ciò.

Ai tempi, il pm Maria Angioni, dispose l’ordinanza di tappezzare i punti più strategici del condominio di microfoni. Eppure, le intercettazioni ottenute sembrano essere disturbate. Come se siano stati scelte dele posizioni da cui la registrazione sarebbe risultata non del tutto limpida.

Alla luce di ciò, è la stessa Maria Angione ad accusare gli inquirenti e a definire le prove alterate. Proprio per questo motivo moltissime intercettazioni ambientali verranno ignorate durante i processi.

In realtà, vi erano delle registrazioni più chiare, nelle quali Anna, Jessica e Alice si chiedevano tra loro dove dovessero portare Denise. Una in particolare vede le due sorelle discutere. A un certo punto, Jessica dice ad Alice “La mamma ha ucciso Denise”.

Altri dubbi sull’innocenza di Anna Corona riguardano il suo alibi. La donna lavorerebbe in un albergo di Mazara, e l’1 di settembre si trovava lì.

Dal foglio di firma dell’orario di ingresso e di uscita di ogni dipendente sorgono molti dubbi. Difatti vi sarebbe la firma della Corona, che dovrebbe testimoniare la sua presenza sul posto di lavoro, ma la calligrafia non corrisponderebbe. Ed è proprio dalle analisi condotte su questi documenti che si ottengono più informazioni riguardo l’autenticità della firma.

Ciò che si scopre dalle perizie è che, il 1° settembre, Francesca Adamo, collega di Anna Corona, avrebbe firmato al posto suo. Quest’ultima avrebbe sicuramente scritto l’orario di uscita. Il ché vorrebbe dire che Anna sarebbe potuta uscire prima di quanto scritto sul documento.

Nel frattempo, il 18 ottobre arriva una seconda segnalazione. Si tratta del primo presunto avvistamento di Denise. Ci troviamo a Milano, dove Felice Grieco, una guardia giurata, avrebbe avvistato una donna rom girare assieme a una bambina in zona Barona/Giambellino, vicino al Santuario di Santa Rita.

In particolare si trovava assieme a un gruppo di zingari composto da una donna dai capelli scuri, un uomo scuro, un bambino biondo con una fisarmonica e una donna bionda. Felice sarebbe riuscito a trattenere il gruppo per un po’ e a filmare la bimba, che dalla donna del gruppo veniva chiamata “Danas”. Nel filmato la si sente chiedere «Dove mi porti?».

Secondo quanto dichiarato da Grieco, tale bambina aveva un graffio sulla guancia sotto l’occhio, un segno che Denise aveva in quel periodo.

Purtroppo la guardia non riuscì a fermare la rom. Questo perché, innanzitutto, temeva che a lavoro gli venisse richiesto per quale motivo avesse interrotto la sua mansione per fermare delle persone. Ma poi perché, legalmente, non avrebbe potuto trattenere il gruppo di rom senza che questi avessero fatto qualcosa.

Piera Maggio con sua figlia Denise
Piera Maggio

Qual è l’ipotesi investigativa più accreditata?

Quella mattina le due figlie di Pietro, Jessica e Alice, devono andare al cimitero, a soli centodieci metri da casa di Denise.

Jessica avrebbe rapito la bambina in un momento di rabbia e l’avrebbe portata a casa del padre. Lì, non trovandolo, avrebbe deciso di continuare a girare con Denise, e l’avrebbe portata con sé a casa del fratello di Gaspare Ghaleb, fidanzato di Jessica.

I cani molecolari avrebbero infatti individuato delle tracce di Denise in quell’appartamento, che si trova anche molto vicino all’abitazione di Piera.

Difatti la pista più accreditata è quella della vendetta familiare, che sfocia nel percorso rom.

Come ci sarebbe arrivata Denise a Milano?

Tra le tante testimonianze tenute in considerazione c’è quella di Battista della Chiave, un anziano sordomuto che avrebbe raccontato, con un linguaggio differente al classico LIS, di aver visto il 1° settembre Denise in braccio a suo nipote, Giuseppe della Chiave, fidanzato di un’amica di Anna Corona.

A detta del signor Battista la bambina era stata portata in un magazzino in via Rieti, dove veniva nutrita e accudita. Il nipote l’avrebbe poi portata sotto un cavalcavia, dove avrebbero preso una barca sul fiume Mazaro e l’avrebbero portata fuori.

Per anni la testimonianza verrà considerata falsa, addirittura dagli stessi parenti di Battista, che gli diedero del folle.

Dai tabulati telefonici, il telefono di Jessica Pulizzi avrebbe agganciato le celle di Carini, Trapani e Partinico nella tratta da Mazara e Palermo. Secondo il racconto di Giuseppe Dassero, pluriomicida ed ex marito di una delle sorelle di Pietro Pulizzi, Jessica avrebbe portato Denise presso Villa Grazia di Carini, nel capoluogo siciliano, dove abiterebbe Antonino Cinà, mafioso ed ex medico italiano legato a Cosa nostra.

Il 3 dicembre 2004 arriverà un’ennesima segnalazione, da parte di Behgjet Pacolli, magnate e imprenditore svizzero di origini albanesi, ed esperto di risoluzioni di sequestri internazionali. Questo avrebbe contattato lo studio legale di Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, proponendosi come tramite tra i sequestratori e la famiglia di Piera. In particolare riuscì a contattarli tramite una pagina pubblicitaria da comprare sul Corriere della Sera e altri quotidiani nazionali, un numero telefonico svizzero e un indirizzo email dedicato esclusivamente ai rapporti con i sequestratori.

Alle 22:00 della stessa sera arrivò a Piera Maggio una chiamata anonima con cui venne riferito che Denise stava per entrare in Svizzera dal confine franco-svizzero. Frazzitta riferì l’episodio alla Procura della Repubblica, che si mise immediatamente in contatto con la gendarmeria svizzera, che convocò nottetempo Pacolli. Così facendo ruppe inevitabilmente il rapporto di assoluta riservatezza preferito da Pacolli, che scomparve così misteriosamente dalla vicenda.

Negli anni furono presentati altri spunti agli investigatori, ma mai nessuno riuscì a risolvere i vari dubbi sul caso.

Jessica Pulizzi, accusata di concorso in sequestro di minorenne, verrà processata ma assolta. Per quanto riguarda Anna Corona, il caso sarà archiviato.

Un racconto che lascia l’amaro in bocca. Nella speranza che un giorno si sappia qualcosa di più riguardo Denise.

Scritto da Gaia Vetrano


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