NATO: cos’è l’Alleanza del Patto Atlantico?

di Emanuele Lo Giudice
7 Min.

Nell’evoluzione della guerra russo-ucraina uno degli attori mondiali in primo piano è la NATO, contraria all’invasione dell’ex repubblica sovietica che la Russia ha iniziato il 24 Febbraio 2022. Cos’è la NATO?

È il 4 Aprile 1948 il giorno in cui 12 Stati, ritrovatisi a Washington, firmano il Trattato NATO. Si tratta di BelgioCanadaDanimarcaFranciaIslandaItaliaLussemburgoNorvegiaPaesi BassiPortogalloRegno Unito USA. Essi danno vita, pochi anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ad un’organizzazione internazionale in materia di difesa.

La North Atlantic Treaty Organization riunisce oggi 30 Stati, la maggior parte dei quali presenti sul territorio europeo. È infatti a seguito della crisi di Berlino (1948-49), quando l’URSS bloccò per la prima volta gli accessi a Berlino Ovest, tagliando le comunicazioni che la collegavano ai settori occidentali, che l’idea di un’alleanza contro la minaccia sovietica inizia a prendere piede.

La NATO prende ad oggi posto in primo piano (anche se ne rimane fisicamente fuori) nella crisi russo-ucraina. Il sostegno a Kiev, che ne auspica(va) lo status di Stato membro, avvicina sempre di più l’ipotesi di uno scontro aperto con la Russia. Tre giorni fa, i fatti accaduti in Polonia hanno infatti lasciato con il fiato sospeso l’intero mondo per diverse ore.

La NATO e la “difesa collettiva”

Nel 1948 un patto di autodifesa collettivo aveva riunito la Francia, il Regno Unito e i paesi del Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) in un’alleanza difensiva. La volontà di eliminare l’ipotesi di un ritorno della Germania nazista, ma anche lo spettro dell’Unione Sovietica che spingeva da Est erano alla base delle volontà di questi Stati. Il Trattato di Bruxelles fu uno dei passi principali nel processo d’integrazione europea. Furono proprio gli Stati firmatari del Trattato di Bruxelles, con gli Stati Uniti e altri paesi occidentali, a dar vita all’idea di un’alleanza di natura estesa.

La caratteristica della “difesa collettiva” la si ritrova infatti in uno degli articoli più conosciuti del Trattato NATO, il 5° per esattezza. Ripreso dall’omologo articolo del Trattato di Bruxelles, il Patto atlantico poneva sin da subito le condizioni per una mutua assistenza in caso di attacco ad uno dei paesi firmatari. “Un’aggressione ad un membro NATO è un’aggressione contro l’intera alleanza” è il sunto dell’Art. 5, che mira alla deterrenza perché un’aggressione porterebbe inevitabilmente ad un conflitto mondiale.

“Le parti concordano che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o in America settentrionale, deve essere considerato come un attacco contro tutte e di conseguenza concordano che, se tale attacco armato avviene, ognuna di esse, in esercizio del diritto di autodifesa individuale o collettiva, riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti attaccate prendendo immediatamente, individualmente o in concerto con le altre parti, tutte le azioni che ritiene necessarie, incluso l’uso della forza armata, per ripristinare e mantenere la sicurezza dell’area Nord Atlantica.”

Quale risposta dall’URSS?

La nascita della NATO, il cui Trattato istitutivo entrò in vigore nell’Agosto del 1949, trovò accese contestazioni nel dibattito sovietico. Le proteste dell’URSS, che reputava il patto come “avente natura aggressiva”, aumentarono ulteriormente le tensioni tra i due blocchi protagonisti della Guerra fredda. Non a caso, nel Maggio del 1955, anche l’URSS diede vita ad un’alleanza militare. Il trattato firmato fu il Patto di Varsavia. Fu l’entrata della Repubblica Federale Tedesca (Germania Ovest) nella NATO a spingere Mosca verso la formazione di un’alleanza militare. Il Patto di Varsavia, che contava 8 membri, si contrapponeva direttamente al Patto atlantico.

Con la caduta del Muro di Berlino e con la fine della Guerra fredda, nonché con lo scioglimento dell’Unione Sovietica, la NATO cambiò progressivamente la caratteristica dell’ “alleanza difensiva”. Il pericolo sovietico non sussisteva più, ma prendeva piede il mito della Russia, ormai potenza mondiale molto vicina alla Cina. La NATO ha oggi una natura di cooperazione militare, utile all’applicazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto umanitario, soprattutto in crisi globali importati. L’art. 5 tuttavia sussiste e può essere invocato da qualsiasi Stato membro, proprio come si pensava potesse fare la Polonia il 15 Novembre 2022. L’art. 5 fu invocato per la prima volta nel 2001 dagli Stati Uniti, dopo gli attentati dell’11 Settembre. Negli anni 2000 la NATO si è ampliata progressivamente, inglobando le ormai ex repubbliche sovietiche (la cui adesione irriterà più volte la Russia).

Artt. 4 e 5, di che trattano?

Prendendo come esempio la questione polacca, l’attenzione mediatica si è concentrata per diverse ore sulla possibilità che Varsavia potesse chiedere l’attivazione dell’art. 5. Tale richiesta non è stata presa però in considerazione, si è preferito l’annuncio di una possibile invocazione dell’art 4 (tuttavia non invocato), ugualmente importante. Con l’art. 4 ogni Stato membro che ritiene che la propria integrità possa essere a rischio ha la possibilità di richiedere delle consultazione dell’intera alleanza. Anch’esso ha scopo di deterrenza, essendo invocato come avvertimento per lo Stato terzo che abbia o stia per attentare alla sovranità di uno degli Stati membri.

Per ora nessuno dei due articoli del Trattato è stato preso in considerazione, Morawiecki (Primo Ministro polacco) ha comunque sostenuto che la “Polonia mantiene il dritto di invocarlo quando lo crede possibile”. La guerra russo-ucraina non pare essere prossima alla cessazione e le tensioni non diminuiscono, bisogna vedere cosa succederà in futuro e se, in future occasioni come quelle dei missili i Polonia, la NATO reagirà o preferirà soprassedere per evitare il confronto diretto. Restano in ogni caso ampi i dubbi sulla natura dei missili caduti nelle terre polacche, i quali dividono in due fazioni l’opinione pubblica.

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