Le democrazie sono vittime della propaganda (e a Mosca l’hanno capito)

di Mirko Aufiero
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 10 Min.

«La propaganda è veramente un’arma, come i cannoni o le bombe, e imparare a difendersene è importante come trovare riparo durante un attacco aereo», diceva George Orwell in Cronache di guerra.

Lo aveva capito bene lo scrittore britannico già nel 1942, guardando ai modelli di propaganda della Germania nazista e dell’Urss di Stalin. Lo stesso, purtroppo, non sembra potersi dire del mondo occidentale, e in particolare dell’Italia.

In un mondo in cui le forme della propaganda si moltiplicano, con bot e fake news che hanno reso dei social media il loro habitat naturale, le democrazie si trovano ad affrontare nuove sfide. La diffusione di internet ha permesso la diffusione di reti di comunicazione orizzontali, in cui i cittadini possono liberamente comunicare tra loro ed esprimere le proprie opinioni ad un vasto pubblico, cosa impensabile fino a qualche decennio fa.

Sembra un altro mondo quello in cui il monopolio dell’informazione era in mano ai giornalisti presenti nel mondo della stampa, della televisione e delle radio. Se da un lato questo modello di comunicazione verticale poteva essere facilmente controllato dai governi – la lottizzazione della Rai ne è solo un esempio – dall’altro offriva una narrazione degli avvenimenti più limitata ma coerente.

Oggi ci troviamo invece a doverci orientare nella Babele dell’informazione, rappresentata da una pluralità di soggetti con narrazioni opposte e inconciliabili. Tutti possiamo esprimere la nostra opinione, condividere notizie ed essere – inconsapevolmente o volontariamente – mezzi o vittime della propaganda.

La libertà d’espressione presente nelle liberal-democrazie è celebrata in Occidente, ma è vista come un ventre molle da Paesi in cui la democrazia non trova o non ha mai veramente trovato dimora.

Possono parlare tutti, di conseguenza io – Putin, per non fare nomi ma solo cognomi – sono autorizzato a far sentire il mio punto di vista e a sostenere – anche finanziariamente – chi sta dalla mia parte. Che poi ci sia una revisione della storia e una mancanza di dati fattuali è questione di poco conto.

L’Italia pecora nera (o bianca, blu e rossa)

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10152459179813155&set=a.10152459176438155 propaganda russa

Di questo ventre molle occidentale ne è ben consapevole la Russia, che già dai tempi dell’annessione della Crimea ha cercato di infiltrarsi nel mondo dell’informazione occidentale e garantirsi l’appoggio di parti del mondo politico.

L’information warfare – ampiamente adoperata dal Cremlino – può assumere diverse forme, ma ha delle caratteristiche portanti. Si basa sulla diffusione della propria propaganda tramite un uso spregiudicato dei social media per dividere la popolazione e creare sfiducia verso il governo e verso l’informazione professionale.

Terreno fertile per la propaganda russa, nemmeno a dirlo, il Belpaese. Dall’inizio della guerra in Ucraina un gran numero di personalità vicine a Putin – in primis il ministro degli Esteri russo Lavrov e l’ideologo di Putin Dugin – sono state ospiti dei talk show italiani e presenti sulle pagine dei giornali.

Associazioni ed esponenti politici vicini alla Russia non sono però una novità. Come ricorda Il Post, la più famosa tra queste associazioni è Lombardia-Russia, fondata nel 2014 da due esponenti dell’allora Lega Nord salviniana.

Più recente è invece il dibattito attorno a “Russia Emilia Romagna“, associazione che avrebbe dovuto tenere una «mostra/conferenza» in una sala civica del Comune di Modena – poi annullata dal sindaco Gian Carlo Muzzarelli. Lo scopo dell’evento sarebbe stato quello di celebrare la “rinascita” di Mariupol, città pesantemente bombardata e in buona parte distrutta dai russi e attualmente sotto occupazione.

Indimenticabile poi il viaggio del leader leghista e attuale vicepremier Matteo Salvini in Russia con tanto di maglietta con il volto di Vladimir Putin. Altrettanto degno di nota il commento risalente al 2015 dello stesso Salvini, in occasione dell’elezione di Mattarella: «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin!». E sempre da Mosca nel 2018: «Mi sento più a casa qui che in Europa».

Italia e la propaganda russa: un caso internazionale

File:Vladimir Putin and Silvio Berlusconi in Rome (2019-07-05) 01.jpg - Wikimedia Commons http://www.kremlin.ru/ propaganda russa

La fascinazione putiniana italiana ha suscitato perplessità anche a livello internazionale. Lunghi articoli di grandi testate internazionali, dal Guardian, passando per POLITICO, fino a Le Monde, hanno cercato di capirne le cause.

Tra le cause più spesso citate troviamo la fortunata esperienza del Partito Comunista Italiano, il più grande d’Europa. A partire da uno dei suoi fondatori e leader, Palmiro Togliatti, vicino ai vertici sovietici e allo stesso Stalin almeno fino al 1956 – data dell’arrivo di Chruscev – il PCI ha per decenni veicolato una narrativa favorevole alla Russia e fortemente antiamericana.

Imprescindibile è anche l’amicizia di lunga data tra Putin e il defunto Silvio Berlusconi. Amicizia basata tanto su interessi economici comuni quanto su una simpatia personale, tanto che lo stesso Vladimir Putin ha definito Berlusconi «un vero amico».

Ancora più significativa è però la suggestione che Mosca suscita sia nella destra che nella sinistra italiana. Simpatie per la Federazione si trovano infatti sia nella già citata Lega che – prima di uno smarcamento dopo l’invasione – vedeva nella Russia una paladina dei valori cristiani, sia nei partiti di estrema destra che ne appoggiano i metodi autoritari.

Altrettanta simpatia Putin riscuote in alcuni rami della sinistra, animata da valori anticapitalistici, antiamericani e in fondo anche antioccidentali.

Propaganda russa e vittimismo

L‘information warfare russa rientra all’interno del più ampio concetto di “guerra ibrida” o “grey zone warfare“. Questo tipo di guerra non viene combattuto sui campi di battaglia, ma nello spazio cibernetico e avviene tramite azioni ostili pensate per manipolare l’opinione pubblica e di conseguenza i governi.

Il modo in cui da Mosca conducono questo tipo di operazioni si basa soprattutto sui social media, dove centinaia di migliaia di account fasulli diffondono notizie false e si propongono come portatori di una “controinformazione“. Tema portante della propaganda russa, lo scarica barile delle responsabilità del conflitto in Ucraina sull’Occidente.

Sarebbero dunque la Nato e l’Ue, con le loro azioni “ostili”, ad aver preparato il terreno per la guerra, dicono da Mosca. Guerra che, sempre da Mosca, viene presentata come favorevole alla parte russa, con un’Ucraina destinata alla sconfitta.

L’obiettivo ultimo sarebbe l’eliminazione delle sanzioni e lo stop all’invio di armi. Riguardo a quest’ultimo punto, Putin può contare su un certo consenso tra la sinistra italiana: è del 10 gennaio il no del Movimento 5 stelle e di Alleanza Verdi-Sinistra alla prosecuzione dell’invio di armi a Kiev.

Prospettive putiniane

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10152459183508155&set=a.10152459176438155

«La propaganda deve essere azione di guerra», diceva Giuseppe Lombardo Radice, che prima di prendere le distanze dal fascismo – che di propaganda se ne intendeva – collaborò alla riforma Gentile della scuola. A Mosca lo hanno capito già da tempo, e hanno imparato come manipolare le opinioni pubbliche occidentali per ottenere vantaggi concreti. Tra questi, l’incremento di sentimenti contrari all’invio di armi e favorevoli alla ricerca dell’appeasement con Putin per il proprio quieto vivere.

Spetta allora alle democrazie reagire e cercare di arginare una propaganda contraria ai valori di cui l’Occidente vuole farsi portatore. Se da un lato l’Unione Europea ha cercato di limitare la disinformazione con un approccio normativo più deciso, dall’altro la presenza della macchina della propaganda russa resta persistente – spesso travestendosi da iniziative culturali – come testimoniano i casi di Modena e del film di propaganda “Il Testimone”.


Le foto presenti in questo articolo provengono da internet e si ritengono di libero utilizzo. Se un’immagine pubblicata risulta essere protetta da copyright, il legittimo proprietario può contattare lo staff scrivendo all’indirizzo email riportato nella sezione “Contatti” del sito: l’immagine sarà rimossa o accompagnata dalla firma dell’autore.

Articoli Correlati