La setta: dal senso di appartenenza al bisogno patologico

di Alessia Giurintano
5 Min.

La setta, secondo la definizione del dizionario Treccani, è una “associazione di persone che segue e difende una particolare dottrina filosofica, religiosa o politica.” Max Weber nei suoi studi sociologici sul tema, ha individuato tre caratteristiche principali della setta: libertà di associazione, consapevolezza e rifiuto della legittimazione della Chiesa. Essa dunque, nella teoria di Weber, si definisce come associazione a carattere volontario che condivide uno stesso stile di vita e mira ad escludere i propri adepti dalle amenità della vita fuori dalla setta stessa. Nessuna vita fuori la setta, dunque: è tutta lì, in cerchio, in un rapporto apparentemente simmetrico ma che è evidentemente impari.

La formazione della setta nella società capitalistica

Sempre Weber ha inoltre sostenuto che le sette hanno contribuito in modo decisivo a plasmare una nuova mentalità economica.

Nel 1904 Weber pubblicò “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, dove appicò il concetto di setta in relazione alle comunità dei Puritani, evidenziando come le dottrine della Riforma e le ammonizioni morali dei teologi puritani erano divenute un modo di vita comune a interi gruppi di uomini. Da qui, il passaggio successivo consisteva, secondo Weber, nell’educare ad un tipo di etica professionale coerente con il capitalismo moderno. La setta aveva fornito il mezzo per la perpetrazione degli insegnamenti etici della religiosità puritana. Il salto verso il capitalismo passa necesaramente per questa tappa, che ne costituisce il passaggio fondamentale.

Alessandro Orsini parla invece di mentalità binaria di tipo dicotomico. Questo strumento psicologico permette di semplificare la realtà, riducendola a due campi di forza contrapposti ed essenziali: giusto/sbagliato, amico/nemico. La realtà appare loro in maniera immediata, scontata.

La potenza dell’organizzazione è il carisma

Sempre Max Weber nei suoi scritti, mette in contrapposizione il meccanismo della Chiesa rispetto all’organizzazione della setta e osserva quanto segue:

Nella chiesa, il carisma si fonda sulla secolarizzazione della società, la posizione rilevante dei funzionari religiosi
risulta standardizzata e quindi meno attraente per i fedeli.

Nella setta il rapporto carismatico è capovolto. Il leader si contraddistingue per particolare carisma ed elevazione rispetto alle masse, il suo alto livello di spiritualità oltrepassa perciò il limite fisico della sua persona e permea l’intera organizzazione. Di seguito, la definizione di carisma per Max Weber:

“Per carisma si deve intendere una qualità straordinaria […] che viene attribuita ad una persona. Pertanto, essa viene considerata come dotata di forze e proprietà sovrannaturali o sovraumane, o almeno
eccezionali in modo specifico, non accessibili agli altri, oppure come inviata da Dio o come rivestita di un
valore esemplare e di conseguenza come duce.”

La percezione settaria isola i singoli nel gruppo interno da quello esterno

La mentalità settaria trova un punto cardine nel rapporto che gli aderenti alla setta portano avanti con la
separatezza dal mondo che li circonda. Percepire il mondo esterno alla setta come lontano anni luce dalla stessa
contribuisce ad aumentare la coesione interna al gruppo.

La separatezza si configura, secondo Weber, come un elemento imprescindibile per la nascita delle
organizzazioni settarie e che si realizza nel momento in cui si crea uno spazio vitale esterno alla società.

L’obiettivo principale delle sette è di allontanarsi il più possibile dal mondo in cui si trovano, considerato ormai perduto; preferiscono crearsi una nuova realtà parallela piuttosto che distruggere ciò che li circonda.

I rapporti tra setta\società si caratterizzano per essere animati dal conflitto, queste organizzazioni contestano lo stato in cui versa la società ma esplicitano tale dissenso con strumenti differenti.

Scritto da Alessia Giurintano


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