Gioventù Bruciata (1955): un tragico manifesto generazionale sulla ribellione

di Emanuele Fornito
6 Min.

Trama

Jim Stark (James Dean) è un diciassettenne che, come la maggioranza dei suoi coetanei, si trova in contrasto con i suoi genitori e, più in generale, con il mondo degli adulti, incapaci di comprenderlo nel suo passaggio all’età adulta. Trasferitosi in una nuova città, Jim dovrà fare i conti con gruppi di prepotenti, ma anche con l’amore ed una nuova, seppur breve, amicizia.

Recensione

Diretto da Nicholas Ray, Gioventù Bruciata fu, già alla sua uscita nel 1955, un vero manifesto generazionale, incarnando in sé tutti quei disagi presenti nella psicologia dei giovani adulti del dopoguerra. In un Paese a tradizione calvinista come erano gli Stati Uniti dell’epoca, la svolta culturale iniziata negli anni ’50 portò un netto contrasto con quelle che erano le vecchie e le nuove generazioni, un contrasto che ebbe come sua valvola di sfogo la ribellione. Non a caso, dal titolo originale Rebel Without a Cause è possibile desumere di come la psicologia di ogni personaggio che si incontra sia particolarmente influenzata da una vera e propria incomunicabilità generazionale, ripercuotendo questa frustrazione e questo sentimento di abbandono nelle azioni e nei rapporti interpersonali.

Frame tratto da una scena del film. Da notare il taglio obliquo dell’inquadratura, caratteristica contraddistintiva del film.

A questo proposito è esplicativa, per esempio, la scelta narrativa di introdurre il protagonista in una nuova realtà scolastica: qui egli è costretto a scontrarsi con gruppi (quasi clan) di giovani adulti i quali cercano in tutti i modi di affermare sé stessi, o meglio di cercare di trovare per primi un’identità che a loro sfugge, in quanto lasciati in balìa di sé stessi. Quella in cui si ritrova il protagonista è dunque una vera e propria arena: gesti di estrema violenza, come un duello che Jim intrattiene con Buzz (il “capogruppo” dei “popolari” della scuola) all’insegna dell’uso di coltelli, si alternano a gesti altrettanto estremi, come la “chicken run” (corsa dei vigliacchi), una sfida che vede gareggiare due auto in corsa verso un precipizio e che consiste nell’uscire dall’auto per ultimi, pena di passare per un “vigliacco”.

James Dean e Corey Allen in una scena del film

Naturalmente l’estremità dei gesti viene fuori per un sentimento puramente irrazionale, portando con sé la tragicità che finalizza queste azioni: Buzz, che aveva sfidato Jim nella corsa, resta infatti incastrato con la propria giacca nella maniglia dell’automobile e, impossibilitato ad uscire, muore precipitando, esplicitando la completa perdita di contatto con la realtà degli adolescenti di allora, tanto annebbiati nell’affermare un fantomatico io da perdere addirittura la propria vita.

Frame tratto da una scena del film

L’evento destabilizza completamente l’intero gruppo di adolescenti e soprattutto Jim, il quale, quasi in preda al panico, cerca un ultimo diperato aiuto da parte dei genitori, i quali si dimostrano ancora una volta negligenti ed incapaci di comprendere le emozioni del ragazzo. Si arriva così ad una delle sequenze più introspettive del film, in cui Jim decide di seguire il suo unico vero amico, Plato, in una villa abbandonata (la stessa villa in cui si svolge la narrazione del famosissimo film Sunset Boulevard, del 1950), portando con sé Judy, con la quale era da tempo nato un amore, manifestatosi proprio durante questa fuga.

James Dean, Natalie Wood e Sal Mineo in una scena del film

Quello che sembrava un momento di nuovo equilibrio si rivela invece l’inizio della fine: alcuni amici di Buzz arrivano sul posto con l’intento di aggredire Plato il quale, armato, spara ad uno dei tre e successivamente ad un poliziotto attirato dallo sparo. Inizia un crollo psicologico totale da parte di Plato, che nel frattempo scappa all’osservatorio Griffith, seguito da genitori, polizia e Jim e Judy, i quali sono gli unici che tentano di calmarlo. Le sequenze finali del film rendono Gioventù Bruciata ricco di suspense e tragicità: Jim riesce a sfilare il caricatore dalla pistola di Plato, cercando di avvisare la polizia a non sparare. Tutto risulta alla fine vano: Plato viene sparato dalla polizia e dinanzi alla morte così violenta dell’unico amico riuscito a trovare, Jim si ritrova emotivamente distrutto e, raggiungendo una catàrsi interiore, decide di riconciliarsi con i propri genitori e di esplicitare il suo amore per Judy.

Celebre frame del film

Risulta chiaro come ancora una volta la morte sia un monito alla vita per chi resta, in quanto tutte le incomprensioni, i conflitti e gli scontri ideologici svaniscono completamente nella mente del protagonista, il quale non sente altro che la necessità di condividere il proprio amore con le persone a lui più care. E’ quest’ultima pacificazione la speranza che il regista riserba nei confronti delle ultime generazioni di quegli anni, viste, come raffigurato nell’intero film, come uno specchio dell’intera società di allora, ovvero in totale antitesi e declino.

Scritto da Emanuele Fornito


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