FAO sotto accusa: distorsione studi sul consumo di carne

di Alessia Mircoli
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Mucche, Agricoltura, Allevamento

Nel mondo sempre più attento alle questioni ambientali e alla sostenibilità, il ruolo dell’alimentazione nella lotta al cambiamento climatico diventa sempre più evidente. Tuttavia, di recente, una controversia ha scosso il dibattito scientifico sull’efficacia della riduzione del consumo di carne nel contrastare le emissioni di gas serra. Due scienziati accusano l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) di aver distorto e sminuito risultati scientifici cruciali, sollevando interrogativi sulle politiche adottate per affrontare la crisi climatica.

Il ruolo dell’allevamento nell’emergenza climatica

L’allevamento su larga scala è stato identificato come una delle principali fonti di emissioni di gas serra, con il metano proveniente dai bovini che rappresenta una quota significativa. Le stime dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), infatti, indicano che il settore agricolo e forestale è responsabile del 21% delle emissioni globali di gas serra, evidenziando l’urgenza di affrontare questo problema.

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Le accuse degli scienziati

Paul Behrens e Matthew Hayek, due ricercatori di spicco, hanno sollevato dubbi sulla correttezza del rapporto presentato dalla FAO riguardo alla riduzione del consumo di carne e alle sue implicazioni sul cambiamento climatico. Secondo la FAO, infatti, introducendo dei miglioramenti nelle tecniche di allevamento e riducendo gli sprechi alimentari si potranno ridurre «significativamente» le emissioni dovute all’allevamento. Il rapporto dice, inoltre, che la riduzione delle emissioni di gas serra legate all’agricoltura che si otterrebbe se le persone adottassero le diete consigliate dalle autorità statali, che generalmente nei paesi più ricchi raccomandano di ridurre il consumo di carne, sarebbe solo del 2-5%.

I due ricercatori si distanziano fortemente da quest’ultima affermazione sostenendo che rischia di dare una falsa impressione che la potenziale mitigazione delle emissioni attraverso il consumo ridotto di carne sia limitata. Sostengono, quindi, che la FAO abbia sottostimato il potenziale impatto positivo di una riduzione del consumo di carne sulle emissioni di gas serra.

Errori metodologici e dati obsoleti

Gli scienziati puntano il dito contro la FAO per aver utilizzato dati obsoleti e per aver commesso errori metodologici nei rapporti presentati. In particolare, criticano il fatto che la FAO abbia basato le proprie conclusioni su studi datati, ignorando ricerche più recenti e pertinenti che suggeriscono un impatto maggiore della riduzione del consumo di carne sul cambiamento climatico. Tra l’altro, i paesi sui quali sono stati compiute tali ricerche attualmente (tra cui la Cina) hanno modificato le proprie raccomandazioni sulla dieta, riducendo notevolmente la quantità di carne consigliata.

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Il ruolo della FAO e il conflitto di interessi

Secondo gli scienziati gli errori non sono stati intenzionali, ma in ogni caso non portano argomenti a favore di una riduzione del consumo di carne per il clima. Si solleva, quindi, la questione del possibile conflitto di interessi della FAO, essendo un’organizzazione che si occupa sia di promuovere la produzione alimentare che di affrontare le sfide ambientali. Questo porta alla domanda se le politiche e i rapporti presentati dall’organizzazione siano influenzati da tali interessi contrastanti.

Di Alessia Mircoli.


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