2022 è Pink PP: Pierpaolo Piccioli migliore stilista dell’anno

di Gaia Vetrano
19 Min.

Il 2022 ha il suo colore: il rosa. Ma non un rosa qualsiasi. Non è confetto, non è salmone. È effettivamente Pink PP, dove PP sta per Pierpaolo Piccioli, il cui nome si riconferma come uno dei più importanti del decennio.

A ribadire ciò i British Fashion Awards 2022, che lo premiano come Designer of the Year. Questo secondo il British Fashion Council, un’organizzazione cardine della moda britannica che ogni anno celebra gli stilisti migliori o le collezioni più azzardate.

Per gli appassionati è uno degli eventi più attesi dell’anno. Volto a celebrare la creatività, Pierpaolo Piccioli ne ha da vendere. Si riconferma così parte dei migliori: insieme a lui John Galliano, Mary Quant, Vivienne Westwood, Manolo Blahnik e Philip Treacy, questi solo alcuni. Ripercorriamo assieme il suo percorso.

Pierpaolo Piccioli e Florence Pugh la sera dei BFA

Gli esordi di Pierpaolo Piccioli:

Il suo primo incarico è da Brunello Cucinelli. Poi approda da Fendi, dove disegna accessori per otto anni.

Arrivando al 2009, anno in cui Piccioli, insieme a Maria Grazia Chiuri, attuale direttrice creativa di Dior, smettono di disegnare accessori diventando i due designer ufficiali del brand, dopo l’addio definitivo al mondo della moda di Valentino Garavani, fondatore del marchio. I due lavorarono a quattro mani fino al 2016, quando Piccioli viene nominato unico designer.

Anni di collaborazione tra lui e la Chiuri terminano, ma il Sole era già sorto per illuminare la nuova era di Valentino. Il primo capitolo della storia d’amore tra Piccioli e la sua maison sta per essere scritto, e anche nel modo migliore.

Trittico del Giardino delle delizie
Look 4

La prima collezione che porta univocamente la sua firma è del 2017. Pierpaolo è un fan dei colori chiari, delle strutture sartoriali complesse e del Rinascimento. È proprio dall’arte di quegli anni che prende ispirazione. In particolare, dal Trittico del Giardino delle delizie di Hieronymus Bosch. Questo si fonde allo studio del lavoro di Zandra Rhodes, stilista inglese che a cavallo degli anni 70’ e 80’ divenne nota per le sue stampe geometriche dipinte a mano e per gli ampi abiti floreali. Piccioli ha la possibilità di conoscerla e da questo incontro prende vita la sua prima linea.

Abiti dal gusto romantico dai colori del rosa e del vermiglio, stampati o ricamati con fantasie della Flora e della Fauna. Questi sono resi egregiamente per lo stile di tutti i giorni con cappotti in broccato rosa e alternati con pantaloni dal taglio maschile corallo. E poi giacche sartoriali in pelle e pellicce. Per chiudere, abiti con mantella incorporata – che quest’anno stiamo nuovamente vedendo – e ai piedi sandali color velluto.

Piccioli supera le aspettative, riuscendo a conferire al day – wear quell’aria di eleganza raffinata caratteristica di Valentino.

Fall Couture 2021

Il Rinascimento è un leit motiv del suo lavoro. La sfilata della collezione Fall Couture del 2021 si è tenuta – per fare un esempio – all’interno dell’Arsenale di Venezia, costruito dall’architetto Jacopo Sansovino tra il 1568 e il 1573. Sotto gli archi svettanti, in un luogo dove si diceva si arrivasse a produrre un veliero al giorno, Piccioli porta in passerella le sue opere d’arte. Dalle microgonne a sbuffo, ai copricapi con le fronde simili alle meduse – che non possono che ricordarci quelli di Philip Treacy – fino alle silhouette a trapezio. Piccioli si appropria di elementi stilistici tipici di Madame Grès, di Cardin e Capucci, oltre che all’opera di Garavani stesso, rendendola propria.

L’arte e la moda sotto il suo nome entrano in simbiosi. Quello che si ottiene è una celebrazione della fantasia, della tecnica e degli impareggiabili artigiani della maison che spesso, grazie alle collaborazioni che Piccioli instaura con artisti contemporanei quali Jamie Nares, Luca Coser, Francis Offman, Andrea Respino e Wu Rui, sono in grado di dare vita alle idee geniali del designer.

Come nella Fall Couture 2021, per cui l’atelier ha presentato un abito da ballo, n°68, formato dall’unione di cinque dipinti di Patricia Treib, costituito da 88 tessuti diversi. Ci sono volute 680 ore per completarlo. Per non parlare delle 880 ore necessarie per il 46: uno splendido abito in raso rosa cucito a mano da Benni Bosetto e indossato dalla incantevole Mariacarla Boscono.

L’abito da ballo e la mantella che hanno chiuso la sfilata, n° 84, sono la perfetta unione di ricami ottenuti rispettivamente da “It’s Raining in Naples”, del 2003 e “Blues in Red”, del 2004 di Jamie Nares, che hanno richiesto 700 ore di lavoro, 107 metri di tessuto e paraventi personalizzati per la stampa a mano.

Piccioli nel 2022:

“Penso che dobbiamo fare un passo avanti, non un passo indietro. […] Ho parlato a lungo di fare un cambiamento, abbracciare una nuova generazione, un nuovo mondo. […] Sai, il signor Valentino ha preso parte al coinvolgimento con i giovani negli anni ’60. Quello era un momento rivoluzionario. Quindi penso che questo sia il mio modo di farlo oggi: mantenere i codici e i valori della couture, e parlare di una bellezza che parla di umanità e di un guardaroba condiviso”.

Queste le parole che inaugurano il suo 2022, in cui Piccioli fa avanti e indietro tra Parigi e Roma. Dopo un anno mezzo di isolamento pandemico, Piccioli smette di parlare solo di moda, riservando così un occhio alle persone che stanno dietro – o per meglio dire sotto – i suoi abiti. Il filo comune dietro ogni collezione è proprio la necessità di voler parlare della comunità per celebrarne la diversità.

Lo sguardo è rivolto verso la nostra generazione e alle lotte contro la società che propone un guardaroba nettamente distinto tra “maschile” e “femminile”. Valentino inizia a proporre così un abbigliamento adatto a “fluttuaretra i generi. D’altro canto, il compito di un qualsiasi designer che si rispetti è quello di rendere riconoscibile il proprio marchio agli occhi dei “profani”: di quelli che le sfilate non le seguono e che si vestono non badando alle tendenze.

Il DNA di Garavani inizia a fondersi con il desiderio di Piccioli di raccontare la realtà e tutte le sfumature di questa. Il 2022 è stato questo per la maison: un incontro tra i codici dei primi anni di Valentino, che descriveva un mondo tanto favoloso quanto appartato, e la vita delle persone comuni.

“Bellezza oggi significa diversità e inclusività; Voglio incoraggiare le persone ad abbracciarlo”.

Per farlo, Piccioli non solo rivolge una grande attenzione verso il tailleur, capo ormai chiave di lettura della moda genderfluid, ma stupisce con felpe piene di piume, poncho e tuniche slanciate e tanti – ma tanti – colori.

Arrivando ai tre momenti più alti della maison di quest’anno. Stiamo parlando della Spring 2022 Couture, della Fall 2022 Ready-to-Wear e della Fall Couture 2022.

Spring 2022 Couture: Anatomy of Couture

La prima, denominata Anatomy of Couture, porta in passerella corpi che, come detto da Pierpaolo stesso, non avremmo visto mai sfilare per l’Alta Moda. Lo stigma del classico ideale di bellezza del passato, rappresentato dalla modella bianca e magra, viene rivisto sotto da un approccio più moderno. Valentino abbraccia nuove proporzioni ed età, facendo sfilare dieci modelli che potessero rappresentare al meglio l’inclusività della nostra generazione.

Le opere sartoriali anche qui non mancano. Parliamo per esempio di un abito color cioccolato costituito da intrecci di perle veneziane realizzato in tre mesi. Oppure il vestito lungo alla caviglia creato da quattro strati di georgette – tessuto particolarmente fine – che fasciavano la modella alla perfezione.

Fall 2022 Ready-to-Wear

Piccioli abbraccia il nuovo ideale di bellezza: libero, genderless e… rosa.

Per la Fall 2022 Ready-to-Wear viene messa in atto la più grande trovata mediatica dell’anno. Scegliere di creare una collezione costituita da due soli colori, diametralmente opposti: il nero e il rosa. Questo è stato selezionato appositamente, così che potesse sovvertire al meglio l’idea di fanciullezza o quella che ne limitava l’uso al guardaroba femminile.

40 modelle con indosso miniabiti a palloncino o pantaloni tabarri, perfino cappotti – anche ricoperti di piume – e soprabiti. Questi si indossano con collant e guanti ton sur ton, platform di vernice e borsa a mano en pendant. La collezione esplora “una forma di libertà che forse non esiste da nessun’altra parte nel regno del colore” con l’unico scopo di esaltare l’individualità e il corpo di chi indossa l’abito

Fall Couture 2022: The Beginning

Il 2022 di Valentino si chiude a Roma. Un’ultima perla che si aggiunge al suo repertorio, interamente concentrata sulla storia del marchio. Garavani fonda la maison a Roma insieme a Giancarlo Giammetti nel 1959. Il primo atelier si trovava in Via Gregoriana, una strada in ciottoli che termina con la scalinata della chiesa di Trinità dei Monti, in cima a Piazza di Spagna.

Piccioli celebra questo ricordo, facendo scendere le proprie modelle proprio da quella scalinata. La collezione si chiama “The Beginning”, eppure rappresenta la perfetta chiusura del cerchio durato ventitré anni. Pierpaolo sente la necessità di scavare in sé per capire quanto ci sia di lui in Valentino e viceversa. Non è un omaggio, ma una conversazione amichevole tra il Pierpaolo di quei giorni e quello che per la maison disegnava solo accessori.

Le scalinate di Piazza di Spagna erano anche note per “Donna Sotto Le Stelle”, ossia una trasmissione televisiva italiana andata in onda tra l’86 e il 2003 che chiudeva la settimana della moda e dava la possibilità di assistere via cavo a tutti coloro che lo desiderassero – bastava avere un televisore – ad alcune sfilate. L’idea era quella di rendere a portata di tutti il mondo della moda, avvicinando ad esso anche il piccolo Pierpaolo, che da adolescente seguiva l’evento addirittura da dietro le transenne.

Piccioli si concentra nuovamente su un cast vario, assente nelle sfilate degli altri brand della fashion week. Sotto un sole pronto ormai a tramontare, i cui riflessi si infrangevano sulle acque della Barcaccia, è difficile non restare ammaliati dalle creazioni.

Il talento del designer lascia senza parole davanti alla sensibilità della scelta dei colori. Sotto le sue mani, la moda diventa messaggera di gioia, poesia e piacere visivo. Si susseguono rivisitazioni di look storici del marchio, come l’ibrido piumino/mantella ultracorto, a forma di boule, imbottito e ricco di enormi rose di taffetà in rosso Valentino, indossato sopra una minituta in paillettes rosse.

Piccioli reinterpreta anche il contrasto tra bianco e nero di Garavani, radicato nell’apprezzamento per i mosaici romani e per l’estetica Art Déco della Secessione viennese degli anni ’30, come nel lungo e arruffato mantello del look 100, formato da pezzi di organza, pizzo Chantilly e point d’ésprit (tulle ricamato a pois). Non mancano neanche i cappotti da uomo.

Pierpaolo Piccioli in un anno ha dimostrato come la moda possa andare contro i recinti della frivolezza che a questo mondo è sempre stata associata. La rappresenta anzi come mezzo di ribellione agli schemi. Il vestiario ritorna a essere non solo un modo per esprimere la propria personalità, ma anche un’intera generazione. Con le sue idee acquisisce il potere di toccare le persone e la loro coscienza.

Giorgio Armani diceva: “L’eleganza non è farsi notare. Ma farsi ricordare”. E siamo sicuri che Pierpaolo Piccioli non è un nome che dimenticheremo facilmente.

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