Furono veramente i ratti a causare la Peste Nera?

di Mirko Aufiero
5 Min.

Un recente studio mostra che non furono i ratti a causare la peste che uccise 25 milioni di persone nel XIV secolo 

Uno studio pubblicato dalla PNAS (National Academy of Sciences) mostra come gli storici si siano sbagliati per secoli riguardo le cause della devastante Peste Nera, la pandemia che tra il 1346 e il 1353 uccise 25 milioni di europei, un terzo della popolazione del continente. 

Se non furono i ratti, cosa provocò dunque l’epidemia? Forse la risposta è più vicina a noi di quanto pensiamo. 

Ratti, topi e pulci 

Ratti e topi - Falsi miti da sfatare – SIADD IGENSERVICE

Iniziamo col vedere perché la colpa è stata da sempre addossata ai ratti. Da quando esiste l’uomo, il topo è stato un “fedele compagno” che ci ha seguito in ogni nostra migrazione. Dovunque noi andassimo, i topi venivano con noi. 

Esistono numerose specie di topo: quella più famosa è il topo domestico, che accompagnò gli uomini nella loro migrazione in Europa e sulle coste del Mediterraneo 10mila anni fa. Questo roditore non gode di una buona fama: infatti, è in grado di trasportare malattie come tifo, leptospirosi e salmonella. 

Un parente più pericoloso del topo domestico è invece il ratto, genere che include più specie provenienti dall’India. Grazie alla loro capacità di resistere a climi estremi e alla loro grande capacità di riprodursi, i ratti sono stati veicoli di pandemie per secoli, ed è a loro che venne addossata la colpa per la Peste Nera

Ratti e peste 

peste

Secondo quanto creduto dagli storici, il ratto nero avrebbe portato in Europa il bacillo della peste dopo essere salito sulle navi crociate di ritorno dalla terra santa nel XII secolo. Se analizziamo però il nuovo studio, emerge una situazione diversa. 

Infatti, lo studio della PNAS dimostra che il bacillo della peste non sarebbe potuto sopravvivere negli animali nell’Europa del tempo a causa di condizioni ambientali svantaggiose: una bassa concentrazione di rame, ferro e magnesio nel suolo, un basso pH, temperature medie e frequenti precipitazioni. 

Queste condizioni facevano sì che l’Europa medievale non fosse l’habitat ideale per la peste, che avrebbe in realtà più facilità a svilupparsi oggi, specialmente in Cina e negli Stati Uniti; quale fu allora la causa dell’epidemia

La soluzione all’enigma 

Per risolvere l’enigma non dobbiamo guardare molto lontano: basterà guardare a noi uomini. Per capire bene però in che modo ne siamo responsabili dobbiamo fare un passo indietro. 

Nello studio vengono confrontate tre epidemie di peste e i loro focolai: la prima pandemia analizzata è quella dei secoli VI-VIII, la seconda è la Peste Nera, iniziata nel 1330, e la terza è quella del 1894 che perdura tuttora in alcune zone del mondo tra cui California e Madagascar

Una peste anomala 

Peste bubbonica, la Morte nera è tornata. Focolai in Mongolia e Cina

La Peste Nera ha avuto caratteristiche che la differenziavano enormemente dalle altre. La prima è l’elevato tasso di mortalità: mentre per le altre due pandemie il tasso era dell’1%, per questa era addirittura del 50%

La seconda differenza sta nell’eccezionale velocità di trasmissione della Peste Nera. Nonostante lo sviluppo dei mezzi di trasporto e la frequenza degli spostamenti a fine XIX secolo, l’epidemia medievale riuscì a diffondersi molto più velocemente. 

La terza differenza sta invece nei periodi di contagio: la pandemia di fine ‘800 seguiva i cicli di fertilità delle pulci che vivono sui ratti, e aveva i suoi picchi in un clima compreso tra i 10 e i 25 gradi, in particolar modo nelle zone umide

La peste del ‘300, invece, ebbe i suoi picchi tra in estate, tra giugno e luglio, ovvero nei mesi più caldi e secchi dell’anno. 

Da uomo a uomo 

Queste differenze fra le tre ondate di peste hanno dunque portato i ricercatori a ipotizzare che il principale veicolo della Peste Nera sia stato l’uomo. Egli avrebbe diffuso il batterio tramite le pulci che si annidavano fra i capelli e i vestiti, il tocco e la respirazione

Scritto da Mirko Aufiero


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