Fare arte oggi: da Hirst al dito medio di Cattelan

di Sofia Ciatti
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 5 Min.

Damien Hirst: l’arte di denunciare

Nato a Bristol nel 1965, Damien Hirst sembra cercare una risposta ai grandi quesiti dell’esistenza umana (amore, morte e la vita stessa), ponendo continuamente in relazione la propria arte con scienza e religione.

La morte, in particolare, risulta un contrassegno tematico che percorre trasversalmente la variegata produzione dell’artista inglese.

Incentrata sull’analisi tra vita, morte e malattia è la serie che gli ha restituito maggior fama, insieme ad una valanga di polemiche: essa consiste in corpi di animali, tra questi uno squalo (The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, 1991), conservati all’interno di teche in una soluzione a base di formaldeide, una sostanza in grado di arrestare il decadimento chimico di un corpo.

Hirst critica apertamente la società dell’immagine propria dell’epoca consumistica e ne contesta i tentativi velleitari di bloccare, con la chirurgia plastica o altre forme artificiali, il deterioramento fisico, lo scorrere stesso del tempo e l’incombere della morte.

Arte
The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living, 1991

La vanitas di Hirst

Il tema della vanitas (la caducità delle cose terrene e dell’esistenza umana) raggiunge il suo culmine in For the Love of God (2007).

Il titolo fa riferimento ad un’esclamazione ricorrente pronunciata da sua madre (Per l’amor di Dio!) e si presenta come la replica di un teschio umano, realizzata con 8601 diamanti, per un totale di 1106,18 carati. I denti sono veri e provengono dal teschio originale dal quale è stato tratto il calco.

Il teschio, imago mortis per eccellenza, si fonde qui, in modo del tutto provocatorio, con il diamante, tra i materiali più durevoli esistenti in natura, nonché simbolo di ricchezza ed eternità.

Un teschio, quello di Hirst, che risorge decisamente a nuova vita grazie al suo valore economico: 50 milioni di sterline. All’epoca della realizzazione, risultò l’opera d’arte più costosa della storia.

Arte
For the Love of God (2007)

Maurizio Cattelan e l’arte di provocare

Fra gli artisti italiani più affermati a livello internazionale abbiamo Maurizio Cattelan, padovano classe 1960. Nel suo curriculum figurano le esperienze lavorative più disparate: infermiere, netturbino, impiegato in un obitorio, designer.

Cattelan si è sempre detto estraneo al sistema dell’arte, definendosi piuttosto come un “lavoratore dell’arte” o “giullare”.

L’artista suscita con il proprio lavoro dibattiti e polemiche, esprimendosi sulle maggiori questioni politiche, sociali, economiche e religiose della contemporaneità.

Dopo la sua grande retrospettiva allestita al Guggenheim di New York nel 2011, l’autore ha annunciato il proprio ritiro.

Fra le ultime imprese di Cattelan, figura L.O.V.E., dito medio ironico e dissacrante, al contempo inquietante, innalzato nel 2010 a Milano, in Piazza Affari, dirimpetto alla sede della Borsa.

Il titolo, in inglese “amore”, è un acronimo e si scioglie con i termini polemici di Libertà, Odio, Vendetta, Eternità.

Il dito medio, realizzato in marmo di Carrara, simboleggia un volgare gesto di sfida e contestazione: la sede della finanza italiana, per l’appunto la Borsa, fu costruita durante la profonda crisi economica che il Paese conobbe nell’immediato secondo dopoguerra.

Scritto da Sofia Ciatti


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