Chaco War: che successe in Sudamerica nel 1932?

di Emanuele Lo Giudice
6 Min.

Combattuta tra Bolivia e Paraguay tra il 1932 e 1935, la Guerra del Chaco portò alla morte di quasi 100 mila persone. Perché scoppiò e quali erano le motivazioni pr il controllo del Gran Chaco?

Il “Gran Chaco” (o semplicemente Chaco) è una regione del Sud America, che si estende sul territorio di quattro diversi Stati. Dal Brasile all’Argentina, il Chaco tocca anche i territori della Bolivia e del Paraguay. È proprio in questi ultimi due Stati che nel 1932 scoppiò una guerra per il controllo del Chaco boreal (porzione settentrionale).

La porzione contesa era in realtà “terra di nessuno”, essendo abitata da uno scarso numero di uomini e poco propensa allo sfruttamento agricolo. Economica risaltava per l’estrazione dei Tannini dai Quebracho (alberi di legno duro) e per la zootecnica, cui era interessato il Paraguay, che economicamente penetrava nella regione già da metà del 1800. La Bolivia la considerava invece una propria provincia, nonostante i quasi inesistenti legami culturali.

Furono due in particolare le cause dello scoppio della guerra, che portò la Bolivia e il Paraguay a scontrarsi per tre lunghi anni. Da una parte la scoperta del petrolio alla base delle Ande fece credere che tutto il territorio ne fosse provvisto, dall’altra il fiume Paraguay assicurava uno sbocco sull’oceano Atlantico. Questo era interessante soprattutto per la Bolivia, che aveva perso l’acceso al Pacifico nella Guerra contro il Cile 50 anni prima.

Il conflitto del Chaco

Sebbene entrambi i paesi avessero precedentemente usato la diplomazia per risolvere la questione, l’importanza del Chaco portò le ostilità a farsi sempre più ampie. Dopo i primi tafferugli nel 1928, la corsa al riarmo portò i due paesi ad avviarsi verso quello che ormai sembrava un fatto inevitabile.

Lo scoppio delle ostilità arrivò nel settembre del 1932, momento in cui le due parti si trovavano su due piani di preparazione diversi. In vantaggio la Bolivia, non solo quantitativamente superiore per numero di abitanti ed effettivi, quanto per preparazione militare. Il carro armato, inoltre, rappresentava una novità grande nella guerra che si stava per combattere. Il Paraguay, d’altra parte, sebbene più piccolo, giovava di una rete ferroviaria vicina al confine e di una conoscenza profonda del territorio. Il generale Estigarribia godette, inoltre, di aiuti provenienti dall’Italia fascista.

Chaco mortale: grandi inutili perdite

Combattimenti di portata modesta ma tante morti, fu questo il resoconto dello scontro che per tre anni martoriò le terre del Sudamerica.

La gran parte delle perdite avvenne a causa della malaria, che colpiva i soldati in modo molto più violento rispetto ai combattimenti. Al perdurare della guerra si affiancò, inoltre, anche la nascita di una crisi economica in entrambi i paesi.

La Guerra del Chaco portò alla ribalta soprattutto il combattimento aereo, nonché il ruolo della Società delle Nazioni. L’Assemblea ginevrina, sebbene debole e prossima alla fine (la Seconda guerra mondiale ne segnerà la morte), riuscì a portare il conflitto ad un termine e le due parti ad un tavolo di trattativa nel 1935.

Buenos Aires e la beffa al Paraguay

Cessate le ostilità nel 1935, determinate dalla Conferenza di pace di Buenos Aires, un trattato vene siglato solo tre anni dopo. All termine della Guerra il Paraguay controllava il 70% del territorio, formalmente riconosciutogli dall’armistizio in quanto paese vincitore. La restante parte andò alla Bolivia, che la guerra, nonostante in parte avvantaggiata, l’aveva comunque persa. Il conflitto più importante del XX secolo in territorio sudamericano si rivelò anche il più inutile, non essendovi in realtà alcun giacimento di petrolio, come erroneamente era stato creduto. Fu solo nella parte boliviana, che vennero scoperti gas e petrolio, ad oggi importanti per l’economia nazionale. Asunción, nonostante la vittoria, fu la parte che rimase a mani vuote.

Solo nel 2009 i governi dei due Paesi hanno siglato una accordo sul delineamento formale del confine, a distanza di oltre 70 anni dal conflitto.

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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