La legge di Lidia Poët: tra realtà e fantasia

La legge di Lidia Poët la serie tv ideata da Guido Iuculano e Davide Orsini con la regia di Matteo Rovere e Letizia Lamartire

di Nina D'Amato
7 Min.

La legge di Lidia Poët, la nuova e discussa serie di Matteo Rovere e Letizia Lamartire ha debuttato il 15 febbraio su Netflix con i primi sei episodi. Una commedia mystery in costume che vede al centro le vicende dell’avvocatessa Lidia Poët interpretata da Matilda De Angelis. In attesa della seconda stagione vediamo le differenze tra serie tv e realtà storica.

Poët
© Netflix, La legge di Lidia Poët – Matilda De Angelis

La prima avvocatessa d’Italia sbarca su Netflix

Lidia Poët
© Netflix – Locandina Ufficiale “La legge di Lidia Poët”

Lidia Poët è stata la prima donna ad entrare a far parte dell’Ordine degli avvocati di Torino intorno alla fine del 1800. La serie tv vede le vicende dell’avvocatessa d’Italia che, in seguito ad una sentenza emessa dalla Corte d’appello, viene estromessa dalla professione in quanto donna. La Poët trova lavoro presso lo studio legale del fratello e, nel mentre, elabora un piano per legittimare la propria iscrizione all’albo degli avvocati. La donna cerca di abbattere i pregiudizi e i dogmi della società cercando di far valere sempre la giustizia. Ad aiutarla sarà il fratello di sua cognata, Jacopo, un giornalista.

La serie prodotta da Netflix racconta, dunque, la storia della prima avvocatessa d’Italia rivisitandola e adattandola. Matilda De Angelis ci regala una convincente e autentica interpretazione rivestendo i panni di una donna anticonformista e indipendente. Seppur la trama sia ispirata a fatti realmente accaduti, la produzione romanza molto la vita dell’avvocatessa. Le sei puntate disponibili sulla piattaforma dal 15 febbraio si incentrano soprattutto sui casi di maggior rilievo della Poët arricchendoli di colpi di scena, mistero e dialoghi ai fini di infittire la trama.

A discostarsi molto dalla realtà dei fatti è la vita privata. La vita sentimentale della Poët, difatti, sembra essere molto distante da quella narrata. La donna rimase nubile dedicandosi unicamente all’esercizio della propria professione. I personaggi di Jacopo Barberis, il giornalista interpretato da Eduardo Scarpetta e Andrea Caracciolo, l’amante interpretato da Dario Aita, sono pertanto fittizi, utili per lo sviluppo della trama.

La serie tv ha inoltre riscontrato non poche contestazioni. A farsi portavoce dello sdegno è la pronipote di Lidia, seppur ricordiamo che né lei né il fratello abbiano mai avuto figli. In un intervista a La stampa afferma che la serie sia stata « troppo romanzata » e che, stando ai racconti e alla breve conoscenza delle due Lidia era una donna « elegantissima, seria e rivervata »

Chi era Lidia Poët? Pioniera dell’emancipazione femminile

Lidia Poët
Lidia Poët

La talentuosa avvocatessa che ha fatto la storia con il suo spirito ribelle e anticonformista. Una donna che viveva fuori dagli schemi senza curarsi delle imposizioni poste da un sistema patriarcale. Lidia Poët nasce nel 1855 a Perrero in una famiglia agiata. Aveva un fratello, GiovannI Enrico, proprietario di uno studio legale con la quale collaborerà per molto tempo.

Si laurea in giurisprudenza il 17 giugno 1881 discutendo la tesi di laurea sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne. I due anni successivi alla laurea fece pratica legale presso l’ufficio dell’avvocato e senatore Cesare Bertea. Svolto il praticato superò con un voto di 45/50 l’esame di abilitazione professionale forense. Il 9 agosto 1883 divenne la prima avvocatessa donna ammessa all’albo.

L’abilitazione all’esercitazione fu ritirata poco dopo, quando il procuratore generale del Regno mise in dubbio la legittimità dell’iscrizione ricorrendo all’appello di Torino. L’11 novembre 1883 la Corte d’appello accolse la richiesta e ordinò la cancellazione dall’Albo. Diciassette giorni dopo Lidia Poët presentò ricorso articolato alla Corte di Cassazione che, nell’aprile del 1884 confermò la decisione della Corte d’Appello poiché qualificabile come lavoro d’ufficio pubblico. L’ammissione delle donne agli uffici pubblici dell’epoca doveva essere ammessa dalla legge.

La donna non può esercitare l’avvocatura.

Lidia Poët continuò a portare avanti i propri ideali e a battersi per la difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne. Divenne pioniera per l’emancipazione femminile, sostenendo anche la causa del suffragio femminile partecipando anche ai primi congressi. Nonostante non potesse esercitare a pieno il titolo della sua professione, Lidia collaborò a lungo con il fratello. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale divenne infermiera volontaria nella Croce Rossa Italiana.

L’abilitazione all’Ordine degli avvocati

Al termine del conflitto mondiale la legge n. 1179 del 17 luglio 1919 abolì l’autorizzazione maritale e autorizzò le donne ad entrare nei pubblici uffici.

Le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gl’impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non vi siano ammesse espressamente dalle leggi, quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche che attengono alla difesa dello Stato

Articolo 7

Lidia Poët divenne avvocatessa nel 1920, all’età di 65 anni, dopo una vita ad affiancare il fratello Giovanni Enrico solo di fatto. Divenne la prima donna d’Italia ammessa all’Ordine degli avvocati. Nel 1922 divenne presidentessa del Comitato pro voto donne a Torino.

fonti: wikipedia, lidiapoet

Scritto da Nina D’Amato


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