Gli spiriti dell’isola di McDonagh: allegoria della guerra civile

di Nina D'Amato
Pubblicato: Ultimo aggiornamento il 9 Min.

Martin McDonagh torna con una commedia dai toni grotteschi, una dolce-amara metafora sul fratricidio della guerra civile irlandese degli anni venti.

Può un litigio tra due amici di vecchia data scombussolare gli equilibri di un’intera comunità? Accade sull’isola fittizia di Inisherin, quando i due protagonisti si ritrovano distanti emotivamente e fisicamente, divisi da un motivo che non ha fondamenta apparenti, diventano così la perfetta metafora della guerra civile. Colm ha messo inaspettatamente fine alla loro amicizia. Padraic, colto completamente alla sprovvista, cerca di capirne le ragioni. Un film che passa dalla commedia paradossale al dramma esistenzialista.

Un film irlandese candidato a 8 premi Oscar, premiato alla Mostra del Cinema di Venezia, vincitore di 3 Golden Globe e 4 premi BAFTA, un altro capolavoro di Martin McDonagh, una tragicommedia sulla natura dell’uomo.

L’insensatezza delle azioni umane

Una catastrofe che si abbatte silenziosa, una guerra senza preavviso quella che coinvolge i due protagonisti. Colm decide di punto in bianco di troncare l’amicizia con Pádraic etichettando l’amico, un uomo tanto puro quanto ingenuo, come noioso dichiarando di voler trascorrere il resto della sua vita a suonare e comporre musica. Pádraic ricorre all’aiuto della piccola comunità: dal parroco a sua sorella, fino allo scemo del villaggio e al proprietario del Pub in cui era solito trascorrere le giornate con il suo migliore amico. Una sorta di piccolo esercito della pace con la quale cercherà di sovvertire il suo volere e ristabilire gli equilibri tra di loro e all’interno della comunità stessa.

Quella di McDonagh è un’opera ricca di eccessi i cui dialoghi, del tutto sopra le righe, conducono a traversie dalle note grottesche. Colm difronte al disperato tentativo dell’amico di persuaderlo minaccia di amputarsi un dito ogni volta che lo importunerà. Così la scelta di Colm mette in risalto il tema dell’imprevedibilità e della stupidità umana. Un teatro dell’assurdo che trova la sua skené nel verde dei paesaggi bucolici irlandesi. Inishein è un’isola abitata da poche persone, dove sembra che la guerra civile irlandese non conosca i suoi confini, lasciandola così in disparte. Simbolo di emarginazione e solitudine, le ambientazioni riflettono l’animo dei suoi protagonisti. Pádraic e Colman si fanno metafora della guerra, emblema dell’incomunicabilità che si genera tra due fazioni opposte.

Ho delle cesoie a casa mia e d’ora in poi ogni volta che mi darai fastidio, prenderò le cesoie e le userò per tagliarmi un dito. E te lo darò finché io non avrò più dita. Le cose ti sono più chiare adesso?

da Gli Spiriti dell’Isola

Colm è un personaggio controverso. Interpretato da Brendan Gleeson, egli si fa portavoce del senso di insoddisfazione che affligge l’uomo quando, in tarda età, si giunge all’amara consapevolezza di aver vissuto una vita senza però concludere nulla. Resosi conto di essere all’ultimo atto della sua vita prende coscienza del tempo trascorso, capisce di voler fare qualcosa per rendere la sua anima immortale. La scelta di voler passare il suo tempo a comporre musica con il suo violino lo porterà a discostarsi dal contesto radicalizzato in cui vive e all’allontanarsi da Pádraic ritenuto un’inutile distrazione.

Il dipinto della sofferenza esistenziale

Pádraic, interpretato da Colin Farrell, è un personaggio dall’animo puro, un sempliciotto privo di ambizioni e senza una grande istruzione, relegato alla vita da contadino. Questo suo essere lo rende dunque incompatibile con lo stile di vita che vuole intraprendere Colm generando due ideali inconciliabili. Pádraic non capisce il motivo per il quale l’amico ha troncato il rapporto tanto da prendere sottogamba le minacce e gli ultimatum. La paura di Pádraic di aver fatto qualcosa di sbagliato lo induce a gesti e reazioni incontrollate.

Fermi sul loro punto di vista lo scontro diventa inevitabile. Nessuno dei due accenna a fare un passo verso l’altro alimentando le avversità e scongiurando ogni possibilità di riconciliazione. Seppur la guerra civile irlandese non sia mai giunta sulle coste di Inishein, ma ne faccia da colonna sonora, da sfondo in lontananza, i due protagonisti la incarnano perfettamente. Colm è infatti la personificazione dell’IRA che non accetta di sottostare ad una realtà che non apprezza al contrario di Pádraic riveste il ruolo del governo provvisorio d’Irlanda, soddisfatto della sua vita senza necessità di cambiare.

L’arte di saper raccontare di McDonagh

I paesaggi e la fotografia di questa pellicola così suggestiva ci riportano all’essenza umana. I fatti narrati sembrano susseguirsi all’interno di un dipinto di Caravaggio o Rembrant alternati ai paesaggi turneriani. La regia pulita e priva di virtuosismo che non prende posizione nella vicenda e mantiene un tono visivo in linea con quello della narrazione e delle sfumature emotive che compongono il film. I dialoghi brillanti e scanditi da un ritmo teatrale, un approccio filmico elegante che mira a smuovere i lignaggi interiori. Una commedia dai toni scuri che invita a riflettere pregna di folklore, esaltato dalla colonna sonora di Carter Burwell.

L’onda lenta del male che propaga

Kerry Condon and Barry Keoghan in the film THE BANSHEES OF INISHERIN. Photo Courtesy of Searchlight Pictures. © 2022 20th Century Studios All Rights Reserved

Una storia che si dirada a macchia d’olio nella quiete dell’isola rompendo ogni stabilità nella piccola comunità di Inishein. I due personaggi che fanno da spalla a tutta la narrazione si rivelano essere l’altra faccia della stessa medaglia. Dominic, lo scemo del villaggio – interpretato magistralmente da Barry Keoghan che si è aggiudicato un BAFTA, un Golden Globe e una cadidatura agli Oscar come Miglior Attore non Protagonista – è l’animo più puro e controverso dell’intera comunità. Un personaggio dotato sì di sensibilità, ma anche di una profonda maturità nonostante un lieve ritardo mentale. Limitato dal contesto in cui vive nutre il desiderio di fare ogni tipo di esperienza, un uomo lasciato a se stesso capace di emozionare ed emozionarsi, ma che nessuno è realmente disposto ad amare per ciò che è.

Non posso aspettare di vedere altre follie!

da Gli Spiriti dell’isola

Siobhán, la sorella di Pádraic – interpretata dalla bravissima Kerry Condon – rappresenta anch’essa il desiderio di riscatto, l’urlo estenuante di una donna imprigionata in una realtà che non le appartiene. Un personaggio dotato di grande intelletto, rivoluzionario tanto quanto sensibile. Appassionata di libri, vive con il fratello, costretta in una società pettegola e limitante. In seguito alle orride vicende che si susseguono prenderà la decisione di abbandonare l’isola e inseguire la libertà. Il dilaniarsi della cattiveria umana, dunque, macchia chiunque le stia vicino.

In conclusione

McDonagh ci regala un altro capolavoro dopo Tre manifesti a Ebbing Missouri. Ci racconta la mentalità ristretta e limitata in contrasto con la ribellione alla quotidianità. La bravura di Colin Farrell e Brendan Gleeson catturano lo spettatore e lo invitano a riflettere sulla difficile natura dell’esistenza umana. Una pellicola densa di emozioni, parole toccanti, e silenzi assordanti il tutto in una cornice paesaggistica mozzafiato. Barry Keoghan risalta per la sua interpretazione che rapisce lo schermo e l’attenzione in ogni scena. Un film che analizza i rapporti umani e li porta al grande pubblico nella loro complessità.

Scritto da Nina D’Amato


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