Altri 5 film per scoprire il cinema classico italiano

di Emanuele Fornito
8 Min.

Dopo aver visto già alcuni titoli tra i numerosissimi film che hanno reso grande e celebre il cinema classico italiano durante i decenni passati, oggi vediamo altri 5 film per approfondire maggiormente questa importantissima corrente tutta italiana. E, come per lo scorso articolo, anche qui premettiamo che sono ancora tanti i titoli che meriterebbero di essere citati, ma ci limiteremo a consigliare film rappresentativi e che siano accessibili soprattutto a chi si approccia per la prima volta a questo mondo. Vediamo ora, in ordine sparso, i 5 film scelti.

Ladri di biciclette (1948) – V. De Sica

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Partiamo con quello che, assieme a Roma città aperta, è un vero e proprio manifesto del neorealismo italiano, un film che ha rivoluzionato il modo di intendere il cinema e di intendere la realtà. Ad essere affrontati sono i temi della povertà, della lotta alla sopravvivenza in un’Italia stremata dalla povertà causata dalla guerra, ma anche del rapporto padre-figlio e della disparità di classi. Un film che, grazie anche alla maestria registica di Vittorio De Sica, è ormai un pilastro del cinema non solo italiano ma mondiale.

La Dolce Vita (1960) – F. Fellini

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Con La Dolce Vita si passa ad un’Italia con una nuova faccia: non più povera ed in fase di ricostruzione dopo la distruttiva seconda guerra mondiale ma in fase di espansione economica e culturale. Quello di Federico Fellini è senza dubbio annoverabile tra i migliori film mai fatti, e questo è dovuto a vari motivi. Oltre ad un fantastico Marcello Mastroianni, il film è uno sguardo filosofico sulla realtà dell’Italia di inizi anni ’60, con occhi apparentemente celebrativi, ma che nascondono una solidissima critica. La realtà inevitabilmente si riflette nei personaggi che, con le proprie storie individuali, soffrono un nuovo modo di stare al mondo, un nuovo disagio esistenziale, tipici dell’uomo moderno, che li porta a scontri, tristezze e gesti estremi, tutti nascosti dalle sontuose feste e dalla vita mondana di Via Veneto. La Dolce Vita è un trionfo di bellezza, filosofia e cinema a tutti gli effetti.

Rocco e i suoi fratelli (1960) – L. Visconti

Di Luchino Visconti abbiamo già espresso l’importanza nello scorso articolo. Egli, infatti, nel corso della sua carriera ha donato al cinema classico italiano numerosi capolavori, tra i quali Rocco e i suoi fratelli è sicuramente tra i più riusciti. Il film segue le vicende di una famiglia povera del sud emigrata a Milano e anche qui si raccontano storie di lotta per la sopravvivenza, amori, passioni, omicidi. Un neorealismo reinterpretato dal leggendario regista che, per questo film, trae ispirazione da Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori.

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Annie Girardot e Alain Delon in una scena del film

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) – E. Petri

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Passiamo ora ad una sottocorrente del cinema classico italiano: il cinema politico. Già negli anni ’60 il cinema politico aveva mosso i primi passi non solo in Italia ma anche, per esempio, in Francia. Tuttavia, seguendo i fatti degli anni di piombo, è soprattutto negli anni ’70 che esso trova maggior espressione. Tra i più importanti registi italiani figura sicuramente Elio Petri, nella cui filmografia spicca la cosiddetta trilogia della nevrosi del potere, una trilogia in cui il regista riflette ed analizza il ruolo che il potere esercita su chi lo amministra e sulla società. In questo film, primo della trilogia, oltre all’iconica colonna sonora composta da Ennio Morricone e alla magnetica interpretazione di uno dei migliori attori della storia, Gian Maria Volonté, Petri riesce a centrare completamente il punto che si era prefissato: un commissario della polizia che commette l’omicidio della propria amante e che deve in seguito indagare sull’omicidio stesso. Si cade così in un vortice morale ed etico paradossale, in cui il protagonista lotta tra le proprie perversioni derivate dalla posizione di potere posseduta e il pentimento dei fatti sinistri commessi. Il tutto si svolge sullo sfondo dell’Italia degli anni di piombo. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto è senza ombra di dubbio un capolavoro intramontabile, oltre ad essere una preziosa testimonianza storica di quegli anni tanto difficili quanto controversi e ancora oscuri.

Una giornata particolare (1977) – E. Scola

Finiamo con uno dei capolavori del grandissimo cineasta Ettore Scola. Una giornata particolare viene ambientato durante gli anni del fascismo, il giorno in cui Hitler fa visita a Roma. L’evento diviene una festa nazionale e tutti scendono in piazza. Anche in un condominio in stile fascista romano tutti decidono di assistere, tutti tranne due persone: Antonietta (interpretata da Sophia Loren), tipica donna di quegli anni, devota alla casa e alla famiglia, sottomessa e “sfruttata” da un marito violento, e Gabriele (Marcello Mastroianni), ex-radiocronista RAI cacciato per la sua omosessualità. L’incontro casuale tra i due diviene l’inizio di una tormentata, seppur breve, storia d’amore, che si espande ad una grande critica che Scola muove riguardo i valori e i fondamenti del fascismo, dalla persecuzione degli omosessuali alla denigrazione della figura femminile, vista soltanto come generatrice e custode della casa. Ettore Scola, grazie ad un’accurata scelta ritmica e cromatica e ad una fantastica regia (il magistrale piano sequenza iniziale è entrato ormai nei manuali di cinema), offre un’ora e quaranta di riflessione intensa, in cui lo spettatore riesce ad entrare nella psicologia dei personaggi, scoprendone disagi e traumi, anche grazie alle grandissime interpretazioni dei due protagonisti.

Scritto da Emanuele Fornito


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