E se usassimo il 100% del nostro cervello?

di Sofia Ciatti
6 Min.

Usiamo solo il 10% del nostro cervello?

Si stima che la maggior parte delle persone utilizzi solo il 10% delle capacità cerebrali. Immagina che cosa succederebbe se potessimo sfruttare il 100% del nostro cervello”.

A pronunciare questa frase è un personaggio del film Lucy (2014), un professore di neuroscienze interpretato da Morgan Freeman.

Proprio la protagonista, Lucy, riuscirà poi ad avvalersi della totalità della sua materia cerebrale grazie all’assunzione involontaria di alcuni farmaci che le permetteranno, tra le altre cose, di imparare il cinese in pochi istanti.

In realtà, il fatto che utilizziamo solo un decimo delle nostre facoltà cognitive è un mito che, in queste poche righe, sfateremo piuttosto rapidamente, dal momento che non ha alcun fondamento scientifico.

In realtà, noi usiamo già il 100% del nostro cervello, percentuale che si riduce soltanto nel caso di eventi traumatici o malattie.

E allora come mai siamo abituati a pensare che il 90% delle nostre regioni cerebrali siano inutilizzate e inesplorate?

Cervello

Chi ha detto che il 90% del nostro cervello è inutilizzato?

La paternità di questo falso mito è tuttora incerta: una delle possibili fonti è il volume How to Win Friends and Influence People” (Come trattare gli altri e farseli amici), in pratica il primo manuale di auto-aiuto, pubblicato nel 1936 negli USA, con oltre 15 milioni di copie vendute in tutto il mondo.

Nella prefazione dell’opera il giornalista Lowell Thomas avrebbe citato in maniera imprecisa lo psicologo William James, secondo cui un individuo medio “sviluppa solo il 10% della sua abilità mentale latente”. James faceva però riferimento nei suoi studi ad una energia mentale latente, e comunque in termini molto approssimativi e generici per essere definita con chiarezza.

Secondo altri studiosi, fu Einstein ad attribuire le sue capacità intellettuali al fatto di usare più del 10% di materia grigia normalmente utilizzata, ma probabilmente Einstein non ha mai affermato niente di tutto questo, per cui si tende a considerarla una fake news.

Un’altra ipotesi valida riguarda le ricerche neurologiche svolte negli anni ’30 da un gruppo di neurochirurghi, convinti che vi fosse una corteccia silente per le aree del cervello a cui, alla stimolazione elettrica, non corrispondeva una funzione o una reazione, ma oggi sappiamo che non è così, per cui era solo apparenza.

Allora qual è la verità?

Secondo la vulgata, lavora solo il 10% del nostro cervello, ma questa convinzione è priva di basi scientifiche. Vediamo perché.

Se usassimo davvero solo il 10%, coloro che subiscono un danno al cervello in seguito ad un trauma, per esempio un incidente stradale, non andrebbero incontro a nessun tipo di conseguenza.

Nei fatti, ogni danno ad un’area cerebrale intacca le capacità individuali e anche danni lievi possono causare complicazioni molto gravi, come dimostrano gli ictus.

In aggiunta, dal punto di vista evoluzionistico, non avrebbe ragion d’essere lo sviluppo di cervelli di grandi dimensioni per utilizzarne solo una minima parte: la selezione naturale, infatti, avrebbe dovuto eliminare le porzioni cerebrali non in uso, rendendo il nostro cervello più piccolo di quello attuale.

Proseguendo, il cervello consuma il 20% del nostro intero fabbisogno energetico, ovvero una percentuale sostanziosa se si tiene conto che ha una massa corrispondete al 2% dell’intero corpo umano.

Ancora in termini evolutivi, avrebbe poco senso spendere una quantità di energia così elevata a carico di un cervello che, secondo la vulgata, si utilizza al minimo del suo potenziale.

Insomma, nessun neurone che noi possediamo è mai realmente inattivo.

La verità è che usiamo il 100% del nostro cervello

Questo falso mito rimane comunque ben presente all’interno della cultura popolare e nell’immaginario collettivo.

Diverse indagini, condotte in particolare tra Gran Bretagna e Stati Uniti, hanno mostrato come la maggior parte delle persone ritenga questo falso mito non solo reale, ma anche avvalorato da tesi scientifiche, forse perché suggestionate (come tutti noi, del resto) dalla sensazione che si potrebbe fare e imparare molto di più, se solo ci si applicasse a fondo.

I nostri cervelli sono il risultato dell’evoluzione e gli esseri umani hanno il più alto quoziente di encefalizzazione (un indice relativo della grandezza dell’encefalo rispetto al corpo, e, in termini molto a-scientifici, una “misura” dell’intelligenza tra i mammiferi): 7,4 contro il 4,1 dei delfini e il 2,3 degli scimpanzè.

Scritto da Sofia Ciatti


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