V per Vendetta di James McTeigue | Analisi dei personaggi

di Nina D'Amato
5 Min.

Quando pensiamo al cinque novembre, la memoria ci riporta al giorno della congiura delle polveri guidata da Guy Fawkes, un uomo i cui ideali hanno scritto la storia. Ma un uomo è un uomo. è materia, è carne ed ossa intrisa di brama e vulnerabilità. E si sa, le idee sono immortali anche quando il corpo cade.

V per Vendetta non è soltanto un film del 2005, divenuto cult, ma un’opera filosofica, anarchica e marxsista.

C’è molto più della carne dietro questa maschera. C’è un’idea e le idee sono a prova di proiettile

V for Vendetta

“V for Vendetta” è un film del 2005 diretto da James McTeigue, basato su una graphic novel di Alan Moore e David Lloyd. La trama del film è ambientata in una Gran Bretagna futuristica in cui un regime totalitario ha preso il controllo del paese.

La storia segue il personaggio conosciuto solo come “V”, interpretato da Hugo Weaving, che indossa una maschera che richiama i lineamenti di Guy Fawkes, un rivoluzionario del XVII secolo. V è un anarchico e combattente della libertà che pianifica di rovesciare il governo totalitario.

V per vendetta: il simbolismo dietro una maschera

Questo non è un film che va analizzato dal punto di vista tecnico, in quanto retto solo da una grande spettacolarizzazione e una brillante sceneggiatura, ma pur sempre ricco di buchi di trama, piuttosto bisogna intenderlo nel simbolismo e nei messaggi che divulga.

È la più solenne e drammatica delle pièce teatrali. Le sue scene suggestive, accompagnate dai più celebri spartiti della storia della musica classica, emozionano e avvolgono lo spettatore.

V per Vendetta è un simbolo, una denuncia contro l’oppressione dei governi, è il canto della sirena che accarezza il volto mascherato della rivoluzione. Dietro questa pellicola – che si discosta molto dalla graphic novel – si cela un linguaggio raffinato, ricco di riferimenti artistici e letterari. La scelta di non cedere ad un’identità, ma di restare solo una maschera rende perfettamente il messaggio dell’intero film, le idee sopravvivono all’uomo.

V altro non è che l’invito alla ribellione da un regime che limita la libertà di pensiero dell’individuo. Un’opera filosofica che affonda le radici nell’idea marxsista della rivoluzione del proletariato e nel pensiero di Nietzsche, un inneggiare alla cultura che rende liberi da un potere superiore che manipola la verità.

Un uomo che si fa portatore, Vox Populi – per citarlo nel suo monologo – che si innalza dall’uomo comune poiché trascende il concetto stesso di uomo.

La donna che incarna la rivoluzione

Evey inizialmente è presentata come una vittima indifesa del regime totalitario, ma attraverso la sua evoluzione nel corso della trama, acquisisce significati più profondi. Lei rappresenta l’individuo che cerca di affermare la propria identità, è il processo evolutivo e di presa di coscienza che V cerca di innescare nella popolazione britannica.

È un personaggio che all’inizio della storia ci viene presentato come passivo e insicuro, ma alla fine del film assume un ruolo attivo nella lotta contro l’oppressione. Questo simboleggia il potere della determinazione individuale, indipendentemente dal genere.

Una donna che trova la consapevolezza vera, che vive sulla propria pelle la scottante realtà finora celata dietro una coltre di menzogne. Evey, dunque, regge il simbolo che V diventa, si erge a prova vivente e sposa la causa.

Nella scena più suggestiva e carica di emotività in cui vengono rasati i capelli di Evey – con l’interpretazione magistrale di Natalie Portman – si ha la morte e la rinascita di un personaggio che riesce a vincere la paura e inizia a maturare un senso di rivalsa.

Di Carola Antonucci.


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