Una lingua in evoluzione: i recenti neologismi

di Giorgia Lelii
6 Min.

Non è pensabile che la lingua italiana sia una lingua morta: infatti, abbiamo delle nuove parole nel nostro vocabolario ogni anno. Queste parole sono i neologismi: di solito nascono per la necessità di dare un nome a un concetto nuovo o a una realtà che assume una certa rilevanza nel periodo in cui si sta vivendo. Affinché una parola diventi un neologismo però non basta inventarsela: bisogna che l’utilizzo di questa parola si diffonda ed entri a far parte della lingua italiana.

Dopo un attento processo di analisi e valutazione, i dizionari scelgono se inserire i neologismi nella propria edizione per l’anno seguente: solitamente, questi neologismi devono essersi diffusi sia nel parlato che nello scritto per un sufficiente periodo di tempo. Anche se non è detto che questo utilizzo sia corretto o in qualche modo promosso. Infatti, questo è ciò che dice l’Accademia della Crusca a riguardo:

Se la redazione dedica una scheda di approfondimento a una parola non significa che ne sta promuovendo l’uso. Le schede sono pensate come strumenti di comprensione e approfondimento di una lingua, la nostra, che è in continua evoluzione. Le parole che fanno parte dell’italiano, come di qualsiasi lingua naturale, non possono essere “decise” o “scelte” dall’alto, ma sono quelle che spontaneamente si attestano negli usi dei parlanti, sulla base delle normali dinamiche di funzionamento delle lingue.

Ecco alcuni nuove parole inserita nella nostra lingua, scritta e parlata:

Blastare: attaccare, deridere o zittire, con violenza e pubblicamente (soprattutto sui social network), solitamente da una posizione di forza, chi ha palesemente detto una sciocchezza. Deriva dal verbo inglese to blast,far esplodere, far brillare, distruggere, far saltare in aria’, con l’aggiunta della desinenza -are della prima coniugazione.

Boomer: appellativo ironico e spregiativo, attribuito a persona che mostri atteggiamenti o modi di pensare ritenuti ormai superati dalle nuove generazioni. Si tratta di una riduzione di baby boomer, prestito integrale dall’inglese derivato del composto baby boom, letteralmente ‘esplosione (di nascite) di bambini’, con l’aggiunta del suffisso -er.

Bromance: rapporto di profonda amicizia (di natura non sessuale) o anche solo di forte intesa tra due o più uomini. Italianizzazione del termine inglese bromance, fusione dei sostantivi brotherfratello’ (o della sua abbreviazione informale ‘bro‘) e romance nel significato di ‘relazione amorosa’.

Bufu: persona stupida, perdente; coglione; usato come insulto o in modo ironico-scherzoso. È la sigla dell’espressione gergale angloamericana By Us Fuck U (‘per quanto ci riguarda, vaffanculo‘). Solitamente, un insulto adoperato nei testi di canzoni rap come risposta ad attacchi verbali mossi dall’interno dello stesso ambiente musicale. I membri della Dark Polo Gang hanno portato il neologismo in Italia.

Cringe: come aggettivo, imbarazzante, detto di scene e comportamenti altrui che suscitano imbarazzo e disagio in chi le osserva. Come sostantivo, la sensazione stessa di imbarazzo; il fenomeno del suscitare imbarazzo e, in particolare, le scene, le immagini, i comportamenti che causano tale sensazione. Anche questa parola deriva dal dizionario inglese, sia come aggettivo che come sostantivo (cringe, to cringe).

Ghostare: porre fine a una relazione con una persona cessando improvvisamente ogni forma di comunicazione con quest’ultima; anche ignorare un messaggio, una chiamata o altra forma di comunicazione. Preso in prestito parzialmente adattato del verbo inglese to ghost, con l’aggiunta del suffisso italiano –are della prima coniugazione.

Petaloso: probabilmente uno dei neologismi più simpatici e rinomati. ‘Provvisto di petali, pieno di petali‘. Alle scuole elementari Marchesi di Copparo, in provincia di Ferrara, questo termine ha assunto un valore molto speciale, visto che l’Accademia della Crusca l’ha valutato «bello e chiaro» rispondendo con una lettera al parere richiesto dalla maestra e del piccolo Matteo, l’alunno che l’ha inventato mentre descriveva un fiore.

Pigiamare: come verbo transitivo è usato con il significato di ‘mettere il pigiama a qualcuno‘. Nella forma riflessiva, di ‘mettersi il pigiama’. Come verbo intransitivo è usato con il significato di ‘essere, stare in pigiama’ e, estensivamente, di ‘restare a casa e oziare, dedicarsi ad attività rilassanti o (in negativo) improduttive’. E’ un verbo che deriva dal sostantivo pigiama con l’aggiunta del suffisso -are.

Per la definizione di altri neologismi giovanili e non, clicca qui.

Scritto da Giorgia Lelii


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