Ue, intesa sulla prima legge al mondo che regolamenta l’IA

di Mirko Aufiero
5 Min.

Saranno limitati il riconoscimento facciale e le intelligenze artificiali considerate ad alto rischio per la privacy e la sicurezza dei cittadini

Sabato 9 dicembre, il Consiglio e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sul cosiddetto Artificial intelligence Act, presentato per la prima volta dalla Commissione europea nel 2021. Il fine di questa legge è garantire che i sistemi di intelligenza artificiale introdotti nel mercato europeo rispettino standard in termini di sicurezza e privacy, promuovendo allo stesso tempo la loro adozione e l’innovazione.

Ursula von der Leyen su X a commento dell’accordo

Si tratta del primo tentativo su vasta scala di regolamentare il settore dell’intelligenza artificiale, frutto di anni di lavoro da parte dell’Unione europea e di lunghi negoziati. È stato necessario tenere conto dei rapidi sviluppi nel settore e delle possibili innovazioni future e conciliare le posizioni di Parlamento e Consiglio. Il Parlamento aveva inizialmente adottato un atteggiamento più rigido sugli usi permessi delle IA, specialmente da parte delle forze dell’ordine. Il Consiglio, invece, aveva adottato una linea più morbida, aprendo all’uso dell’intelligenza artificiale in casi di pericolo.

I contenuti dell’AI Act

Ue, intesa sull'AI Act, la prima legge al mondo che regolamenta l'IA

L’accordo – che dovrà essere approvato dal Parlamento e dal Consiglio dopo la formulazione definitiva del testo – si basa su alcuni punti chiave. Regolamentare i modelli di IA ad alto rischio, rivedere il sistema di governance europeo, definire un elenco di divieti all’uso dei sistemi di IA e garantire maggiore trasparenza nell’uso dei sistemi ad alto rischio.

Le IA ad alto rischio

L’Unione europea ha scelto di adottare un approccio “basato sul rischio“, ossia di adottare norme tanto più stringenti quanto più è alto il rischio dei sistemi di intelligenza artificiale. Le IA con i rischi maggiori, ossia quelle capaci di ledere i diritti fondamentali dei cittadini, saranno bandite dal mercato comunitario. Quelle con rischi minori saranno invece soggette al rispetto di una serie di requisiti e obblighi.

Tra gli usi vietati sono inclusi il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro e il social scoring, ossia il sistema di “reputazione” adottato dalla Cina per classificare i propri cittadini. Saranno inoltre illegali la categorizzazione biometrica per ottenere dati sensibili come l’orientamento politico, sessuale e religioso, e l’uso dell’intelligenza artificiale per scopi manipolativi.

Il riconoscimento facciale è invece permesso in speciali condizioni negli spazi aperti al pubblico. Le forze dell’ordine potranno avvalersene in caso di serie minacce alla sicurezza, tra cui gli attentati terroristici, per la ricerca delle vittime di determinati reati e per la ricerca dei sospettati di gravi crimini.

Governance, valutazioni e sanzioni

L’AI Act prevede la creazione di un AI Office all’interno della Commissione con lo scopo di «supervisionare i modelli IA più avanzati, contribuire a promuovere standard e pratiche di test e far rispettare le regole comuni in tutti gli Stati membri». Contribuiranno all’Ufficio un numero di esperti indipendenti, i quali avranno il ruolo di aiutare nell’identificazione e nella gestione dei sistemi di IA ad alto rischio.

Accanto ad esso, sarà istituito un forum per dare voci alle parti interessate dall’AI Act: grandi imprese e PMI, start-up, società civile e accademici.

Prima che un sistema di IA venga immesso nel mercato europeo, sarà soggetto ad una valutazione del suo impatto sui diritti fondamentali dei cittadini. In caso di violazioni, sono previste sanzioni alle società incriminate dai 7,5 ai 35 milioni di euro, oppure dall’1,5% al 7% del fatturato globale (più lievi nel caso la società fosse una PMI o una start-up).

L’applicazione dell’AI Act è prevista 24 mesi dopo la sua entrata in vigore, attraverso più fasi, in modo da permettere un graduale adeguamento alle norme europee.

di Mirko Aufiero


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