Settimana, il punto del 3 marzo: cos’è successo nel mondo?

di Mirko Aufiero
10 Min.

Dall’Atlantico al Pacifico, il punto della settimana che si sta per concludere. Il mondo dal 26 febbraio al 3 marzo 2024.

Si conclude un’altra settimana e le notizie che arrivano dal mondo circolano più veloce di quanto si pensi. Ucraina, Russia, Palestina e Italia: cos’è successo dentro e fuori i confini nazionali? Ecco il punto della settimana!

Francia, Macron: «Non è escluso l’invio di truppe in Ucraina»

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Lunedì il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato – in un incontro dei leader Nato e Ue a Parigi – di «non escludere» l’invio di soldati da parte dei paesi europei in Ucraina, nonostante su questo punto non ci sia consenso tra gli alleati. «Faremo tutto il possibile per impedire alla Russia di vincere questa guerra», le parole del presidente francese.

Le sue dichiarazioni suonano come una risposta a quanto detto prima dell’incontro dal primo ministro slovacco, Robert Fico, di simpatie moscovite. Fico ha fatto riferimento a un «documento riservato» dal quale sembrerebbe che «un certo numero di stati membri della NATO e dell’UE stiano considerando l’invio di truppe in Ucraina su base bilaterale».

«Non posso dire per quale scopo e cosa dovrebbero fare lì», ha aggiunto il primo ministro slovacco, che ha poi specificato che il suo paese non è intenzionato a inviare truppe.

Le dichiarazioni di Macron hanno creato un certo subbuglio in entrambe le sponde dell’Atlantico. La portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale statunitense, Adrienne Watson, ha risposto dicendo che il «presidente Biden è stato chiaro sul fatto che gli Stati Uniti non invieranno truppe a combattere in Ucraina».

Anche Olaf Scholz, cancelliere tedesco, ha ribadito dopo l’incontro di Parigi che «non ci saranno truppe di terra, né soldati inviati sul suolo ucraino dalle autorità europee, paesi o stati della NATO». Sulla stessa linea il Regno Unito, che ha respinto il balzo in avanti di Macron.

La prima ministra della Lituania, Kaja Kallas, ha invece detto che si tratta di «segnali che stiamo mandando alla Russia, che non escludiamo altre cose. Perché tutti i paesi hanno capito che dobbiamo fare di tutto affinché l’Ucraina vinca e la Russia perda questa guerra».

A chiarificare la posizione di Macron, e ad abbassare i toni, è intervenuto questa settimana il ministro degli Esteri francese, Stephane Sejourné:

«Dobbiamo considerare nuove azioni per sostenere l’Ucraina. Queste devono rispondere a bisogni molto specifici, penso in particolare allo sminamento, alla difesa informatica, alla produzione di armi in loco, sul territorio ucraino»

Russia, in migliaia riuniti per il funerale di Navalny

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Venerdì migliaia di persone in Russia hanno partecipato al funerale di Alexey Navalny, morto a 47 anni nella colonia penale di IK-3 il 16 febbraio. Fuori dalla chiesa di Mosca in cui si è tenuta la funzione, i presenti hanno gridato «Putin è un assassino» e «no alla guerra», nonostante l’alto numero di poliziotti presenti. Altre 250mila persone avrebbero seguito la cerimonia live su YouTube.

Un corteo ha poi accompagnato il trasferimento della bara nel cimitero, dove il corpo di Navalny è stato sepolto sulle note di “My way” di Frank Sinatra.

Si stima che gli arresti in Russia per le commemorazioni di Navalny siano stati almeno 67, ma le persone che in futuro rischiano di affrontare ripercussioni potrebbero aumentare.

Al funerale erano presenti i genitori di Navalny, Anatoly e Lyudmila. Proprio la madre si era recata presso la colonia penale di IK-3 per ottenere la restituzione del corpo del figlio. Assenti invece la moglie Yulia, il figlio Zakhar e la figlia Dasha, per i quali sarebbe troppo rischioso tornare in Russia.

Israele-Gaza, sarebbero oltre 100 i morti tra gli spari israeliani e la calca per raggiungere i convogli alimentari

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Intorno alle 4:45 (ora locale) di giovedì mattina, a Gaza City, centinaia di palestinesi hanno circondato un convoglio di camion di aiuti umanitari scortato dai tank israeliani. Le truppe dell’IDF hanno reagito aprendo il fuoco che – secondo il ministero della Sanità palestinese gestito da Hamas – avrebbe ucciso 112 persone.

Questa settimana Israele ha ammesso di aver sparato ma, secondo il portavoce dell’IDF, Daniel Hagari, non sarebbe questa la causa delle morti. Hagari ritiene che le truppe israeliane abbiano aperto il fuoco perché minacciate dai palestinesi, e che a seguito degli spari si sia creato il caos attorno ai convogli:

«Alcuni hanno iniziato a spingere violentemente e persino a calpestare altri abitanti di Gaza fino alla morte, saccheggiando le forniture umanitarie. Lo sfortunato incidente ha provocato la morte e il ferimento di dozzine di abitanti di Gaza».

I tank avrebbero «tentato cautamente di disperdere la folla con alcuni colpi di avvertimento», per poi perdere di mano la situazione e ritirarsi «quando le centinaia sono diventate migliaia».

Un testimone palestinese intervistato dalla BBC ha raccontato il caos creatosi tra la folla e gli autisti dei camion, che avrebbero investito numerose persone causando la maggior parte dele vittime.

In un intervista ad Associated Press un altro testimone ha descritto una scena simile. I palestinesi si sarebbero recati al punto di distribuzione per una consegna di cibo, dove gli israeliani avrebbero aperto il fuoco.

John Kirby, portavoce della sicurezza nazionale americana, ha dichiarato di aver chiesto ad Israele di indagare sull’accaduto, aggiungendo di non avere abbastanza informazioni per verificare in maniera indipendente.

Italia, questa settimana Meloni ha annunciato il rimpatrio di Chicco Forti

Come annunciato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Enrico “Chicco” Forti sarà rimpatriato in Italia.

«Sono felice di annunciare che, dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, è stata appena firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti. Un risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo, della collaborazione con il governo dello Stato della Florida e con il governo federale degli Stati Uniti che ringrazio.

E’ un giorno di gioia per Chico, per la sua famiglia e per tutti noi. Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto. E ora aspettiamo in Italia Chico»

Accusato di aver ucciso Dale Pike a Miami il 15 febbraio 1998, Chico Forti si trova da 24 anni nel carcere di Florida City. Forti si è sempre professato innocente, e nel corso degli anni numerosi governi hanno cercato di riportarlo in Italia per permettergli di scontare la pena vicino ai suoi cari.

Il rimpatrio è legittimo per Forti in base a quanto previsto dalla convenzione di Strasburgo del 1983, secondo cui una:

«persona condannata nel territorio di una Parte può, conformemente alle disposizioni della presente Convenzione essere trasferito nel territorio di un’altra Parte per scontare la pena inflittale»

Il lavoro di mediazione, iniziato con l’ex ministro degli Esteri Di Maio e proseguito dall’attuale governo, ha dovuto affrontare numerosi ostacoli. Tra questi, la reticenza del governatore della Florida Ron DeSantis e la condanna all’ergastolo senza condizionale.

Questa misura non è prevista dall’ordinamento italiano, che prevede la possibilità di ottenere la libertà condizionale. Il lungo processo di mediazione si è concluso con l’annuncio di Giorgia Meloni l’1 marzo, anche se il rientro di Forti non sarà immediato per la necessaria trafila burocratica.


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