Settimana, il punto del 17 dicembre: cos’è successo nel mondo?

di Emanuele Lo Giudice
7 Min.

Dall’Atlantico al Pacifico, il punto della settimana che si sta per concludere. Il mondo dall’11 al 17 dicembre 2023.

Si conclude un’altra settimana e le notizie che arrivano dal mondo circolano più veloce di quanto si pensi. Gaza, Saint Vincent e Grenadine e Unione Europea, che è successo fuori dai confini nazionali? Ecco il punto della settimana!

Gaza: continua la guerra, Netanyahu sostiene di avere il « mandato » ma l’appoggio internazionale inizia a sgretolarsi

Settimana

Tra Israele e Hamas la guerra continua, ormai da più di due mesi. Il Primo Ministro israeliano Netanyahu ha sostenuto di aver ricevuto il « mandato per continuare la guerra » dalle famiglie delle vittime, le quali sembrerebbero avere la volontà di proseguire la guerra. L’obiettivo di Tel Aviv è infatti una « vittoria totale ». 

Israele ha fatto sapere di aver aperto il valico Keren Shalom, permettendo ai primi camion di aiuti umanitari di passare il confine e di entrare nella Striscia. Fino all’apertura di questa settimana, Kerem Shalom funzionava solo da punto di ispezione per gli aiuti diritti a Rafah, unico punto di accesso a Gaza. 

La crisi umanitaria e sanitaria di Gaza continua a dilagare, come ribadito più volte dalle agenzie internazionali umanitarie. La BBC ha inoltre rilasciato un video nel quale dei civili assaltano un camion di aiuti entrato da Rafah, sintomo che nel Sud, dove l’offensiva si è ormai spostata, la popolazione civile soffre profondamente le conseguenze della guerra.

Nei bombardamenti è morto anche un agente diplomatico francese, notizia data dal Quai d’Orsay francese, che condanna l’attacco e chiede spiegazioni a Israele. Come sostenuto dagli Stati Uniti nelle settimane precedenti, Netanyahu sta perdendo supporto internazionale, soprattutto per il continuo e massiccio bombardamento dei civili. 

Saint Vincent e Grenadine: Venezuela e Guyana negoziano sull’Esequibo

Settimana

I Presidenti del Venezuela e della Guyana si sono incontrati formalmente a Saint Vincent e Grenadine, Stato insulare delle Piccole Antille, nel Mare dei Caraibi. Tra i due Paesi è infatti aumentata nuovamente la tensione a seguito del referendum venezuelano sulla regione dell’Esequibo, rivendicata dal Venezuela ma sitto amministrazione guyanese

Nell’incontro, i due governi sono arrivati all’accordo sul rifiuto dell’uso della forza per risolvere la controversia, dichiarazione presente del documento finale della seduta. Inoltre, sarebbe sato deciso di calmierare anche i toni con cui si discute riguardo il contenzioso, così da evitare un’escalation che potrebbe portare l’America del Sud in una guerra regionale. 

La volontà di non « inasprire i toni » sembra aprire la strada verso una soluzione pacifica del problema, anche se non vi è sicurezza che la questione venga davvero risolta. 

Nonostante la dichiarazione congiunta, i due Presidenti non hanno rilasciato dichiarazioni alla stampa, limitandosi a stringersi la mano alla fine dell’incontro. Da Caracas Maduro ha parlato positivamente dei dialoghi, indicandoli come « intensi e tesi », ma comunque chiarificatori. Nell’accordo vi è inoltre la previsione di un nuovo vertice, questa volta in Brasile. Nonostante la decisione congiunta, i due Paesi non hanno cambiato la loro posizione, limitandosi a promettere di risolvere la crisi secondo il Diritto Internazionale. Questo sarebbe comunque difficile, in quanto il Venezuela non riconosce la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia in merito al contenzioso. 

Unione Europea: questa settimana aperti i negoziati per l’adesione di Moldavia e all’Ucraina

Settimana

È stato dato il via ai negoziati per l’adesione dell’Ucraina e della Moldavia all’Unione Europea. Così ha deciso il questa settimana il Consiglio Europeo, concedendo inoltre lo status di « Paese candidato » alla Georgia. A riferirlo è il Presidente del CE, Charles Michel. Nonostante la possibile opposizione dell’Ungheria, i negoziati si sono conclusi favorevolmente alle richieste di Chisinau e di Kiev. È necessario ricordare, in ogni caso, che entrambi i procedimenti hanno subito un’accelerazione data la situazione di crisi ai confini tra l’Est Europa e la Russia. L’Ucraina in guerra e la Moldavia sotto minaccia hanno spinto il Consiglio a velocizzare le procedure, arrivando in pochi mesi a prendere una decisione che si rivela di grande peso, soprattutto nel quadro geopolitico europeo. 

Su X la Presidente moldava Sandu ha annunciato la notizia, ringraziando l’Unione Europea per il sostegno e il duro lavoro che si sta portando avanti. Putin, dal canto suo, rifiutando nuovamente la possibilità di un confronto diretto con la NATO, ha sostenuto che tale decisione minerebbe la stabilità europea. 

Il Consiglio Europeo ha dichiarato, infine, che acconsentirà ai negoziati con la Bosnia-Erzegovina una volta « raggiunto il necessario grado di conformità ». Sarajevo ha presentato la domanda di adesione nel 2016, ricevendo lo status di paese candidato nel 2022. 

Scritto da Emanuele Lo Giudice


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